Per le vacanze di Natale 2012 io e mio marito decidiamo di concederci un viaggio verso una meta esotica, tanto lontana quanto calda e affascinante: i Caraibi. Dopo una serie di controlli incrociati tra agenzia viaggi e Trip Advisor, prenotiamo al Viva Dominicus Beach, villaggio vacanze a Bayahibe, Repubblica Dominicana. Io, fresca di brevetto Advance, mi ero preventivamente informata sulla efficienza e affidabilità del diving center locale, ottenendo dei buoni riscontri.
Giunto il momento di preparare i bagagli, ecco però la prima difficoltà: questo sarà il mio primo viaggio sub, e, da “pivellina subacquea”, mi rendo conto di dover fare un pò di calcoli riguardo all’attrezzatura da portare. Realizzo subito che stipare tutta l’attrezzatura nel bagaglio a mano è impossibile, quindi, dopo aver a malincuore lasciato nell’armadio tutti gli accessori e i fronzoli non essenziali, cerco di mettere nel bagaglio che viaggerà in stiva solo gli oggetti di minor valore, portando nella sacca a mano i pezzi più preziosi del mio “corredino subacqueo” nuovo di zecca.
Alla fine, la bilancia conferma che i miei bagagli rientrano nei limiti di peso consentiti dalla compagnia aerea, e così, passaporto alla mano e marito sottobraccio, parto alla volta delle Americhe.
Atterrati a La Romana, l’aeroporto più vicino a Bayahibe, il caldo estivo dei Caraibi e la dolce brezza della notte dominicana, ci danno il benvenuto, preannunciando una vacanza splendida!

La mattina successiva, mi fiondo al Viva Diving, il diving center del villaggio, per prenotare subito le mie immersioni. Nel corso della settimana ne farò sei, un numero più che sufficiente, almeno in prima battuta, per esplorare i fondali della zona, senza rinunciare a passare un pò di tempo con marito e amici!
La prima mattina di immersioni, il giorno di Santo Stefano, arrivo puntualissima e “gasatissima” al diving con tutta la mia attrezzatura e tutto il mio entusiasmo, ma, in agguato, ecco ad attendermi un piccolo contrattempo: il mio erogatore DIN non monta sulle bombole del diving, che sono tutte con attacco INT. Chiedo un adattatore ma scopro che non ne hanno più a disposizione, e dunque dovrò adattarmi a usare un erogatore a noleggio.
Faccio presente al direttore del diving, un Tedesco con indole mediorientale, ritmi caraibici e una formidabile faccia di bronzo, che potrebbe indicare nel loro sito internet che hanno in dotazione solo bombole INT, così che i turisti possano attrezzarsi di conseguenza prima di partire. Non faccio in tempo a concludere la frase che il suddetto “Teutoturcodominicano” mi redarguisce affermando che tutti, anche le neofite della subacquea come me, dovrebbero sapere che in tutto il Sud America si usa solo l’attacco INT.
Insisto debolmente con le mie proteste, ma queste ricevono scarsissima considerazione anche perchè, presa dalla polemica, distrattamente infilo la muta al rovescio, suscitando l’ilarità dei compagni di immersione e la perplessità della nostra guida del giorno.

Mi prendo qualche minuto per riordinare le idee, ed ecco che con la muta finalmente nel verso giusto, la credibilità sotto le pinne e un vecchio erogatore INT in prestito che perde aria da tutte le fruste, riesco alla fine a raggiungere la barca, che in una decina di minuti ci porta sul primo sito di immersione, Casa Estrella. Appena entrata in acqua, lo stress accumulato nei preparativi scompare, e subito intuisco due cose: la prima, che l’immersione sarà strepitosa, la seconda, che non aver portato una macchina fotografica è stato un errore madornale!
Trasportata da una leggera corrente che mi evita quasi del tutto di pinneggiare, vedo infatti scorrere sotto di me, come in un film, splendidi pesci leone, tartarughe marine, tantissime razze mimetizzate sotto un velo di sabbia, pesci trombetta, sospettose murene, coloratissimi pesci di ogni genere e aristocratiche aragoste! Un incanto, reso ancora più godibile dalla temperatura dell’acqua (26°, secondo il mio computer)!
Risaliti in barca, abbiamo giusto il tempo di cambiare bombola, ed eccoci di nuovo in acqua, stavolta all’Acquario. Si replica, in versione amplificata, la meraviglia del sito precedente, con in più la dolcezza di un incontro a tu per tu con il mio primo cavalluccio marino!

Il giorno successivo, ho in programma tre immersioni. Le prime due, in mattinata, su relitti, la terza, pomeridiana e più rilassante, sul reef. La prima immersione sul S.George, mercantile affondato intenzionalmente per creare un “reef artificiale”, si rivela molto bella. Nonostante la profondità maggiore (siamo stati sui 32 metri) la temperatura dell’acqua era ancora gradevolissima, fatto evidentemente noto anche ai numerosi grossi barracuda che ci sfrecciavano accanto durante la perlustrazione del relitto. La superficie metallica, completamente incrostata e ricoperta da coralli e spugne, offre uno spettacolo suggestivo, anche se privo di quel fascino guerriero e dell’atmosfera melanconica che caratterizza i relitti bellici che ho potuto vedere finora. Il secondo relitto, decisamente meno fondo e peggio conservato del precedente, è quello della Atlantic Princess, e fa da sfondo a un’immersione anch’essa piacevolissima.

Nel pomeriggio, entrata in acqua caotica per la presenza dei corsisti Open. Tra pallonate, difficoltà di compensazione ed esercizi con la maschera, riusciamo comunque a farci largo verso il reef, e ci godiamo un’altra splendida immersione, con protagonisti una tartaruga conscia della propria bellezza, che si presta a un bel servizio fotografico, e dei bei cannoni spagnoli, posizionati all’uopo per noi sub-turisti. Torno in albergo stanca, ma veramente felice e appagata da tanti colori e tanta bellezza.
Il 28 dicembre, ultima immersione del viaggio e dell’anno: il Mar dei Caraibi mi saluta con un pò di corrente, tantissime razze e murene, e con i suoi cannoni e fucili spagnoli ordinatamente disposti sul fondale, a ricordare come proprio in quelle acque, ben altri esploratori, a bordo dei loro legni, abbiano vissuto una delle più grandi e entusiasmanti avventure marine di tutti i tempi.
Due giorni dopo, a bordo dell’aereo che mi sta riportando a casa, ripenso a come queste sei immersioni siano state una conclusione più che entusiasmante per il mio primo anno da subacquea, e a come la musica, la bella compagnia, il cielo terso dominicano, i colori vividi e caldi dei giardini, abbiano fatto da spettacolare cornice a un Mare decisamente al di sopra delle aspettative.
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