E’ una noiosa giornata di quarantena, quando, come tanti, vado a dare un’occhiata a Facebook, giusto per passare una mezz’ora tra foto di gatti, torte e fake news… Appena apro il social, ecco che mi notifica, perentorio ma ammiccante :” Hai ricordi da rivivere oggi!”
“Beh- mi dico- andiamo a vederli, questi ricordi, e riviviamoli, tanto non abbiamo molto di meglio da vivere oggi…”
Clicco sulla notifica, ed ecco apparire un mio post di 6 anni fa..una foto in bianco e nero, stupefacente, bellissima, tanto che l’avevo utilizzata per mesi come immagine di copertina del mio profilo Facebook.
E’ la foto di una splendida donna mora, in bikini bianco, con una bombola in alluminio indossata “a pelle” senza gav… appena sotto il pelo dell’acqua, sfreccia sicura, capelli nella corrente, a bordo di un veicolo sottomarino simile a un lungo scooter.
Una fitta di nostalgia mi prende, osservando quella foto…la voglia di immergermi è tanta, come sempre in questo periodo dell’anno, in cui l’imminente arrivo dell’estate rende ancora più intenso il bisogno di stare sott’acqua.
Comunque…non si può…e dunque è inutile stare a pensarci.
Mi concentro maggiormente sulla foto…cerco di notare maggiori dettagli, per individuare l’epoca in cui è stata scattata…a giudicare dalla foggia del bikini, sembrerebbe degli anni ’50, ma chissà?!?
La curiosità cresce, e osservo meglio la struttura del veicolo subacqueo: si intravede la scritta “…egase …”. “Egase”? Beh, un veicolo, un mezzo di trasporto, che permette di volare leggeri tra i flutti… non può che chiamarsi “Pegase” come Pegaso, il mitologico cavallo alato.
Dimitri Rebikoff
Ricerco su google, ed ecco, nel sito divingalmanac.com, trovo una nota riferita al primo DPV (Diver propulsion vehicle), il primo veicolo di propulsione del subacqueo, ovvero il primo scooter sottomarino. Il progettista, un certo Dimitri Rebikoff.
Rebikoff era un francese (ecco perchè “Pegase”, in francese), nato a Parigi nei 1921. Dopo essersi laureato in ingegneria alla Sorbona ( quindi era bello sveglio, il ragazzo) aprì uno studio di ingegneria a Losanna, dove concepì e sviluppò, dopo quattro anni di ricerche, il primo flash elettronico, chiamato “Éclatron”.Questo segnò una pietra miliare nella storia della fotografia scientifica, perchè permise, ad esempio, di fotografare un proiettile, nel momento in cui usciva dalla canna di una pistola, con un ritardo di solo un milionesimo di secondo.
Gli studi di Rebikoff nel campo della fotografia proseguirono, indirizzandosi verso il mondo della fotografia subacquea. Proprio per questo si trasferì a Cannes, insieme alla sua novella sposa, una fotografa svizzera di nome Ada Niggeler.
Nel 1950, Dimitri Rebikoff mise a punto il primo flash elettronico subacqueo, la prima custodia subacquea per apparecchi di piccolo formato, studiata per la Foca, una casa produttrice di macchine fotografiche francese, e uno scafandro stagno progettato per il Verascope 40, una macchina stereoscopica che permetteva di ottenere immagini dotate di profondità, quasi “tridimensionali”.
Non pago, il nostro geniale Dimitri si dedicò alla costruzione del “Torpille” (1952), il siluro! Questa creazione niente aveva a che fare con le armi, fortunatamente. Si trattava invece di un piccolo veicolo sottomarino individuale, antenato dei moderni scooter, equipaggiato con un flash elettronico e uno scafandro stagno contenente un apparecchio foto o video da 16mm. In seguito, lo sviluppo di questo prototipo portò allo sviluppo del primo veicolo subacqueo a controllo remoto, chiamato “chien sous-marine” (cane subacqueo, probabilmente perchè, col cavo per il controllo remoto, somigliava a un cane al guinzaglio) o “Poodle”. Era nato il nonno dei moderni ROV.
Per due anni Rebikoff lavorò con Jacques Cousteau per progettare e costruire delle attrezzature subacquee adeguate alle sue spedizioni subacquee. Collaborò alla realizzazione del film di Cousteau “A Word Without Sun“, che fu poi insignito del premio Oscar. L’intera opera documentaristica di Cousteau non sarebbe stata realizzabile, senza le fotocamere Rebikoff.
In seguito, Dimitri Rebikoff riprese il concetto della Torpille, perfezionandola ulteriormente e dotandola di strumenti caratteristici dell’aviazione, come l’orizzonte artificiale e la girobussola, oltre a profondimetro e misuratore di velocità, che permettevano al subacqueo di navigare, anche in condizioni di scarsa o nulla visibilità, con una perfetta cognizione della propria posizione nei tre piani dello spazio. Chiamò questa evoluzione della Torpille, proprio “Avion sous-marin” , aereo sottomarino, per le analogie con la strumentazione di bordo dei velivoli.
Trasferitosi a vivere definitivamente negli Stati Uniti, Rebikoff mise la sua genialità al servizio della US Navy, per la quale mise a punto degli apparecchi per la ripresa subacquea.
Sviluppato, in seguito, un nuovo modello di scooter subacqueo, il “Remora M-114-E”, lo utilizzò per partecipare, insieme al coetaneo Pierre Carnac, all’esplorazione della “Route de Bimini“o Bimini Road, una formazione rocciosa sottomarina visibile nei fondali dell’isola omonima delle Bahamas.
Pierre Carnac era, in realtà, lo pseudonimo di Doru Todericiu, un archeologo e divulgatore di origine rumena. Al termine della loro esplorazione dei fondali di Bimini, nel 1973, Carnac/Todericiu scrisse un volume dal titolo “La storia inizia a Bimini“, nel quale esponeva un’originale ipotesi storica. Secondo lui, quelle strutture sommerse definite Bimini Road, altro non sarebbero state che antichissime strutture portuali, vestigia di una remota civiltà, ormai scomparsa, a cui si sarebbe potuta ricondurre la leggenda di Atlantide.
Conclusa la fase storiografica, il nostro Dimitri tornò a occuparsi prevalentemente di fotosub, pubblicando, nel 1975, Underwater Photography.
A partire dal 1980 si dedicò alla fondazione e organizzazione, insieme alla moglie, dell’ Institute of Marine Technology di Fort Lauderdale, in Florida, un’associazione no profit che si occupava di favorire lo sviluppo della fotografia e del cinema subacqueo.
Oggi tale ente è stato sostituito dalla Rebikoff – Niggeler Foundation, con sede a Horta, nella Azzorre. Questa Fondazione persegue le finalità individuate dai fondatori, sostenendo l’attività documentaristica, fotografica e cinematografica subacquea, con numerosi progetti in tutto il mondo.
Dimitri Rebikoff è scomparso nel 1997, in Florida, mentre Ada è vissuta fino al 2011.
La Fondazione Rebikoff mantiene viva la loro memoria, producendo materiale fotovideografico di altissima qualità e utilità scientifica, anche grazie alla tecnologia di cui dispone: un sottomarino, il “Lula 1000″, con il quale è possibile raggiungere la profondità di 1000 metri, e il suo catamarano d’appoggio, l’ “Ada Rebikoff“.
Nel sito della Rebikoff- Niggeler foundation, ho letto questa frase, che mi è sembrata molto bella:
“Life in the deep sea has evolved and endured to the beat of a much slower rhythm than our own, and may hold a valuable lesson for us all.”
La vita nelle profondità marine si è evoluta e sopravvive ad un ritmo molto più lento del nostro, e questa può essere una lezione per tutti noi.
Anche il nostro ritmo, in questi giorni, si è fatto lentissimo per permetterci di adattarci e sopravvivere a una nuova condizione.
Come creature abissali, sospese in una realtà buia e in un tempo dilatato, soli, lontani e senza luce, abbiamo imparato a essere comunque, inesorabilmente, Vivi.
Bibliografia e crediti fotografici