E siamo alla terza puntata.
Ci siamo lasciati un paio di settimane fa, con la sottoscritta che puntava tutto su uno squaletto “foto-collaborativo” durante l’ultima immersione prima di tornare in Italia. Tempo di due settimane di meritato (fidatevi, meritato) riposo. Ovviamente era troppo semplice pretendere di arrivare al week end e andare in mare: bloccata dal mal di collo. E se mi conosceste bene sapreste che doveva essere un bel mal di collo, senno’ sarei andata comunque a mettere la testa sott’acqua.
La delusione sarebbe superabile se non fosse che è estate. Cosa potrebbero mai fare dei biologi marini d’estate se non organizzare congressi internazionali in posti favolosi (quest’anno si è tenuto alle Hawaii per intenderci – https://sgmeet.com/icrs2016/ ) con biglietti aerei e albergo pagati dal KAUST? Peccato che tale possibilità si ha solo si è uno studente particolarmente meritevole o un dottorando (o comunque si ha un titolo superiore al dottorato). Ovviamente non non è il mio caso (non sono semplice studentessa da un po’ ormai) e cosi’ mi sono accontentata di seguire il tutto tramite internet.
Anche in questo caso lo scopo è salvare il mare e le barriere: presentazioni di nuovi studi e nuovi approcci per l’analisi e la protezione delle barriere coralline di tutto il mondo a livello di coralli, pesci, squali e di tutti gli organismi che vi possono venire in mente. Immaginate: professori da tutto il mondo che condividono le nuove scoperte e danno nuovi spunti per la ricerca futura. In pratica una occasione da favola, aggiungeteci le immersioni che ovviamente si fanno (se non le fanno qualcosa non funziona nel loro essere biologi marini secondo me) e avrete il quadro di una settimana da favola.
Punto al prossimo congresso: anno 2020, iscrizioni già aperte.
Comunque, mentre tutti i membri del mio laboratorio sono a fare gli scienziati alle Hawaii a me non resta che “pasticciare” in laboratorio: io e il mio bellissimo camice rosa (che è la scusa con cui tutti attaccano bottone visto che dovrebbe essere bianco, ho sbagliato il lavaggio, ma ci sono troppo affezionata per buttarlo) giriamo per il laboratorio facendo un po’ di esperimenti di genetica, sempre seguendo protocolli precisi. E quindi azoto liquido per tutti. Seguo le procedure di sicurezza per evitare di bruciare qualcosa, sottoscritta compresa, nel caso in cui l’azoto dovesse uscire dal contenitore apposito e mi ritrovo quindi con occhialoni protettivi, guanti e fumo bianco (dato dall’azoto) che trasforma il banco di lavoro nella Val Padana.
Niente da fare: quando si fanno queste cose ci si sente “veri” scienziati.
La settimana finisce e si riparte verso casa: volo in notturna, sequestro delle brugole del kit subacqueo e scalo ad Atene rischiando di perdere il volo per Malpensa per il ritardo. Atterro: accoglienza subba, il che vuol dire che tempo due minuti ho già le gambe sotto al tavolo perchè è mezzogiorno e non si puo’ non fare aperitivo. Poi arrivi a casa e finalmente il ragu’ della mamma. Iniziano le due settimane di ferie con tutto quello che in Arabia manca: buon vino e relax. Ovviamente le giornate sono state riempite di impegni. Feste di lauree di amiche, shopping tecnologico perchè il pc non ha superato la prova Arabia Saudita (troppo caldo e troppo lavoro povera stellina) e articoli da leggere per non restare indietro una volta rientrata in laboratorio.
Parte migliore: immersione in Liguria a Santo Stefano al Mare e “battesimo subbo” per il mio fratellino, che in realtà ha vent’anni ed è venti centimetri piu’ alto di me, quindi tanto “ino” non è. Comunque deve avere un po’ di acqua di mare nelle vene anche lui. A parte i primi dieci minuti per capire come compensare e per rendersi conto che “sentire” le bolle va bene perchè vuol dire essere vivi, ha passato l’immersione a dare la caccia alle castagnole e ai saraghi sgrufolando nella sabbia alla ricerca di conchiglie. Si è dimostrato anche molto piu’ fortunato di me: in quasi dieci anni di immersioni non ho mai visto un barracuda (colpa mia, ho sempre la maschera rivolta ai sassi per cercare nudibranchi) e lui al suo battesimo ne trova una decina. E per una volta li ho visti pure io. Aggiungeteci che la mia immersione della mattina è stata una costellata da nudibranchi e murene a non finire (piu’ la deco in coppia dato il consumo totale della bombola, tanto per rendere un po’ emozionante la vita) e improvvisamente essersi svegliati alle 4 di mattino per arrivare al diving alle 9 diventa una cosa da nulla.4
Il Mar Rosso è bello, ma il mare di casa da sempre grandi soddisfazioni: oggi le foto sono tutte “made in Italy”.