I puntata: Se un sub mette il naso fuori di casa.
Taiwan.
Paese impegnativo. Cultura diversa, cibo particolare e usanze completamente differenti. In piu’ piogge monsoniche e tifoni annunciati almeno una volta a settimana.
Ecco, queste erano le preoccupazioni degli amici quando ho detto che partivo per lavorare in un laboratorio all’interno del Museo Nazionale di Biologia Marina, nel sud di Taiwan.
Ma le mie preoccupazioni erano di tutt’altro genere: avevo una sola idea fissa e continuavo a pensarci.
Se sei un subacqueo, quando parti per un viaggio hai un solo pensiero in testa: come fare a organizzare la valigia portando anche l’attrezzatura sub. Diciamocelo, per qualunque motivo si metta il naso fuori di casa tutto si riduce a dove ci si immergerà alla prima occasione utile.
Ma se al fatto di essere un subacqueo aggiungete anche l’essere una biologa marina è la fine. La valigia che vi serve per affrontare sei mesi lontani da casa si trasforma completamente. I vestiti lasciano il posto agli accessori per lo scafandro della macchina fotografica e le scarpe sono felici di farsi sostituire dai libri pieni di foto degli animali che speriamo di incontrare sottacqua.
Una volta atterrata inizio a capire i ritmi del posto: abbastanza semplice sopravvivere se si accetta di cenare alle sei di pomeriggio. Scopro che la fortuna è stata dalla mia: il museo è all’interno di un parco nazionale nel sud dell’isola e il mare è a venti metri dagli alloggi. Difficile pretendere di meglio.
La zona è tranquilla, i turisti sono merce rara. In pratica sembra che una volta usciti da Taipei (la capitale nella parte nord dell’isola) si possa vedere il “vero” paese, godendosi ristoranti suggestivi immersi nella foresta e lasciandosi affascinare dai mille tempietti dedicati agli dei piu’ disparati che spuntano ai lati delle strade.
Perfino nei laboratori si capisce la particolarità del posto semplicemente guardando dalla finestra. Cosi’ scopro che nei giorni piu’ caldi dalla scrivania posso vedere delle pacifiche mucche taiwanesi che si godono il fresco delle pozze d’acqua dietro all’edificio mentre cavalli, maiali selvatici e scimmie passeggiano tutt’intorno.
In pratica posso dire di avere una finestra sui meglio documentari del National Geographic.
Mentre mi ambiento, trovo nel dormitorio quello che in realtà sto cercando da quando sono atterrata: una ragazza che la domenica lava una muta e sistema l’attrezzatura da sub. Quattro chiacchiere al volo sfoggiando il meglio inglese possibile e la settimana dopo ci si immerge. Finalmente.
Ammetto che non sapevo cosa aspettarmi: i pareri che avevo sentito non erano dei piu’ incoraggianti. Dopo un paio di tuffi posso dire con certezza che si sbagliavano per fortuna: sapendo dove andare si trovano dei posti magnifici, come Hou bi hu (後壁湖). Per ora solo un assaggio: una notturna al volo mentre i ricercatori prelevano le uova dei coralli e io pinneggio tranquilla curiosando tra le pareti di roccia evitando di dare fastidio a chi sta lavorando.
Trovare organismi mai visti prima è fantastico e cosi’ non mi risparmio le foto ai soggetti piu’ diversi. Se piccoli tanto meglio: la soddisfazione di averli trovati ripaga ampiamente l’essersi persa, cosa che diventa molto facile se si vuole a tutti i costi fotografare un nudibranco che non collabora.
Unico vero problema di cui mi accorgo solo a posteriori: la mancanza di un faretto esterno. Le foto potevano essere migliori. Ma con la pratica si migliora no? Foto e immersioni continueranno sicuramente, in fondo, una volta fatta la prima e capito cosa posso trovare, come si fa a stare all’asciutto?
Bellissimo 🙂 Raccontato in modo che si sente che ti è piaciuto, continua cosí
Grazie =) Spero piaccia anche la prossima puntata.