(Clandestini, n.0)
di Massimo Boyer e Francesca Scoccia
Con questo articolo apro una serie di schede dedicate alle nuove specie che si sono stabilite recentemente nel Mediterraneo, che ho deciso di chiamare “clandestini“, con riferimento al fatto che migrano verso un ambiente diverso da quello dove dovrebbero essere, per lo più mal viste e osteggiate.
Sono specie in arrivo da altri ambienti, di origine tropicale, che si ambientano in Mediterraneo in seguito ai cambiamenti climatici e alla tropicalizzazione. In biologia spesso queste specie sono definite aliene, con riferimento alla loro provenienza da altrove.
Lo scopo di queste schede è quello di aiutare il subacqueo a riconoscere le nuove specie che potrebbe incontrare in immersione, a capire chi sono, da dove vengono, cosa fanno, perché proprio lì. Faccio precedere le schede vere e proprie da un articolo introduttivo.
Dimensioni del fenomeno:
Nel 1869, con l’apertura del canale di Suez, si è stabilita una comunicazione artificiale: a oggi, in poco più di 130 anni, oltre 650 specie animali e vegetali marine dal Mar Rosso l’hanno utilizzata per raggiungere il Mediterraneo, contro una decina che ha fatto il percorso inverso, più difficile sia per le correnti dominanti nel canale (verso Nord) che per la maggiore competizione in Mar Rosso. E l’invasione sta continuando.
L’ingresso di queste specie, dette Lessepsiane dal nome dell’architetto De Lesseps, progettista del canale, è solo un aspetto dal cambiamento. Altre specie provenienti dalla parte tropicale dell’oceano Atlantico si sono stabilite entrando da Gibilterra, sfruttando il clima favorevole e le temperature più alte degli ultimi anni. Altre ancora sono state trasportate dall’uomo, saltando da zone anche lontane del globo.
Limitando il discorso ai pesci, attualmente circa 120 specie esotiche sono state censite dai biologi, ossia il 19% dei pesci del Mediterraneo sono di origine aliena!
Vie di introduzione:
Ovviamente un canale naturale (Gibilterra) o artificiale (Suez) permette un passaggio diretto. Ma spesso è l’uomo a trasportare organismi verso aree anche lontane, ad esempio attaccati alla chiglia delle navi (gorgonie, spugne, briozoi), o nell’acqua di zavorra delle navi mercantili (che spesso usano acqua di mare per riempire appositi compartimenti e appesantirsi). Si conoscono anche casi di organismi introdotti in seguito a rilascio da acquari.
Tenete presente che la stragrande maggioranza delle specie marine migra sotto forma di larve, minuti organismi del plancton. Non dovete pensare a un pesce adulto che fa valigie dal Mar Rosso e intraprende un viaggio attraverso il canale di Suez. I pesci adulti sono esseri sedentari, nella maggior parte dei casi si spostano poco. Possono essere spostati da una corrente, è vero, ma tutti gli organismi marini, dai pesci ai coralli alle alghe, hanno una fase vitale in cui sono trasportati dalle correnti (come uova, larve, o spore nel caso delle alghe), ed è in questa fase che è molto più probabile che prendano rotte diverse dalle solite e vadano a colonizzare nuovi territori.
Conseguenze:
La prima conseguenza, sotto gli occhi di tutti, è un aumento delle specie mediterranee, della diversità: un effetto positivo? A prima vista sembrerebbe di sì. Ma l’esperienza ci insegna che, quando specie non native si sono ambientate in aree lontane a gioco lungo hanno provocato danni, come l’estinzione di specie residenti e modifiche dell’ecosistema.
Per quanto riguarda le nuove specie entrate dal Mar Rosso, va detto che finora poche sono entrate in competizione con i locali. Molte hanno colonizzato nicchie ecologiche libere e sembrano convivere pacificamente, forse approfittando anche della scarsa diversità del mediterraneo orientale, la loro testa di ponte, che è molto meno ricco in diversità della parte occidentale.
Consideriamo anche che il clima sta cambiando, e non possiamo pensare che gli ecosistemi restino fissi e immutabili. Il Mediterraneo ha un passato di mare tropicale, ha conosciuto cambiamenti drammatici in epoca relativamente recente, attraverso le glaciazioni. È un mare in continua evoluzione, le invasioni attuali possono essere lette come un aspetto di questa evoluzione. Un aspetto da guardare con attenzione, di sicuro, ma evitando isterismi, catastrofismi, crociate.
Il contributo di tutti:
L’argomento clandestini è attuale, importante, spesso sottovalutato. Mi piacerebbe aprire in questo spazio una specie di tavola rotonda a cui tutti possano intervenire, per aumentare la conoscenza del fenomeno. Se volete commentare le mie schede, segnalare qualche specie “strana” che avete visto in immersione, mostrarcene la foto, fatelo: diamo spazio a tutti i commenti. Se avete la foto su facebook o su un vostro spazio web, inserite il link. Daremo tutti il nostro piccolo contributo, targato Scubazone, alla conoscenza di un cambiamento annunciato ma non per questo meno epocale.
Segnalateci i vostri avvistamenti, soprattutto se riguardano specie non ancora viste o “fuori zona”.
Nel prossimo articolo: il pesce coniglio Siganus luridus.
Per approfondire:
Nel libro Atlante di Flora e fauna del Reef, di Massimo Boyer, trovate un capitolo dedicato alle migrazioni delle specie e uno sui movimenti delle larve.
Sul prossimo numero di Scubazone (23) il mio articolo sarà dedicato alla biogeografia.
Ciao a tutti.
Per restare in tema vorremmo condividere questo articolo a firma di Luca Tiberti:
http://www.nemoischia.it/index.php/articoli/pesce-flauto-immersione-santangelo-ischia/