La crociera sub, nota anche come liveaboard, rappresenta la vacanza più ambita da chi fa subacquea con profonda passione. Ci si imbarca all’arrivo, ci si immerge 2, 3 o perfino 4 volte al giorno, e con formule generalmente “tutto compreso” si vive in barca senza nessun altro pensiero se non quello, appunto, di godersi al massimo la propria passione subacquea.
Il liveaboard si contrappone dunque all’idea di un diving center ubicato in una località fissa, che permette dal canto suo di abbinare alla subacquea anche passeggiate, visite, semplici bagni e ristoranti. Scegliendo una vacanza in un diving center c’è dunque il tempo per conoscere un luogo e la sua cultura più in profondità, ma il prezzo da pagare sono la rinuncia a qualche immersione supplementare e la limitatezza dell’area geografica in cui ci si potrà immergere.
In una crociera, invece, si esplorano generalmente solo i “migliori” siti d’immersione all’interno di un’area potenzialmente immensa, come ad esempio un arcipelago, spostandosi durante gli intervalli di superficie e soprattutto a fine giornata. Si vive il mare a 360 gradi e per 24 ore al giorno, e ogni tanto ci scappa pure qualche piccola escursione a terra.
Per tutti questi motivi i liveaboard più famosi al mondo sono quelli che lavorano in zone remote o con poche infrastrutture del pianeta, specie se cosparse da isole. Maldive e Indonesia sono forse le mete più gettonate, ma come non citare luoghi più estremi come Galapagos, le isole Revillagigedo in Messico, o ancora le Salomon o la Polinesia… Il trattamento e i luoghi implicano lusso e, di conseguenza, budget non per tutte le tasche.
Si apre poi il capitolo sul tipo di imbarcazione. Grossi e moderni yacht perfettamente equipaggiati la fanno da padrone, ma in Indonesia si è fortunatamente sempre più diffusa la tipica imbarcazione locale in legno e a vela, il Phinisi, altrettanto ben equipaggiata a dire il vero. Quanto poi queste ultime veleggino effettivamente è un dato certamente dubbio, ma il loro fascino è indiscutibile.
E in Mediterraneo, ci sono liveaboard? E, se sì, di che tipo?
Una semplice ricerca su Google vi convincerà subito che esiste ben poco. I primi risultati corrispondono a loro volta a motori di ricerca per liveaboard, entrando sui quali farete cilecca.
Eppure in Mediterraneo si va tanto per mare, soprattutto a vela, e ci si immerge quasi ovunque. In estate e in alcuni luoghi in particolare (Isole Eolie e Arcipelago Toscano in Italia, Baleari in Spagna e Isole Greche su tutti) noleggiare una cabina in barca a vela o in catamarano è una pratica estremamente diffusa (il cosiddetto charter), e se vogliamo l’imbarcazione perfetta e autoctona per combinare vela e immersioni ci sarebbe pure, il Caicco o goletta turca. Ma se anche doveste trovare qualcosa scoprirete che, se qualche azienda di charter propone immersioni, lo fa come servizio aggiuntivo, sporadico e dunque non impeccabilmente organizzato come nei liveaboard oceanici sopra citati.
Quale sia il motivo di questa assenza non è chiaro. Condizioni meteo meno costanti e prevedibili, specie fuori dai mesi di luglio e agosto? Presenza grazie al cielo in crescita di Aree Marine Protette, con conseguenti regolamenti stringenti per chi non fosse “del luogo”? Prezzi più alti a causa della nostra cara burocrazia e del costo della vita certamente più alto rispetto ai paesi tropicali?
Qualche raro coraggioso, a ben guardare, comunque c’è, e bisognerebbe forse chiedere direttamente a loro. A nostra conoscenza esiste una goletta-liveaboard che opera tra Francia e Corsica, un monoscafo a vela che si immerge alle Baleari in estate e alle Canarie in inverno, e dalle nostre parti un catamarano a vela alle Isole Eolie e un peschereccio riciclato sui banchi del Canale di Sicilia, entrambi però solo saltuariamente dedicati alla subacquea. Poi praticamente basta.
Chi vi scrive, istruttore sub da sempre innamorato del Mediterraneo e velista con una discreta esperienza, insieme alla sua ragazza, istruttrice anche lei formatasi in quei famosi tropici dei liveaboard che funzionano, ha un paio d’anni fa avuto l’idea e il coraggio di provare a unire vela e subacquea in Mediterraneo in maniera… alternativa.
La barca, in cui viviamo tutto l’anno, è un monoscafo a vela di 45 piedi o 14 metri circa. Ma invece di equipaggiarlo con compressore e attrezzature sub da noleggiare, sottraendo spazio ed energia elettrica in modo insostenibile all’imbarcazione (senza menzionare il rumore infernale del compressore), abbiamo deciso di puntare su una rete di diving center “classici” all’interno della quale veleggiare. Ad ogni destinazione la barca o gommone del diving center ci si affianca nella rada dove siamo ancorati, uno di noi due trasborda insieme agli altri ospiti, e ci immergiamo usufruendo di bombole cariche, attrezzatura e permessi delle Aree Marine. Infine veniamo riaccompagnati in barca, dove l’altro rimasto a bordo ha nel frattempo preparato il pranzo o la cena. Alla base non c’è però solo una scelta logistica: ci piace infatti pensare che, così facendo, stiamo anche portando lavoro a chi in quei luoghi ci vive e ci ha investito.
Questa è Sailing Bubbles, le Bolle a Vela. Tre itinerari intorno alla Sicilia, privilegiando le piccole isole e le Aree Marine Protette: un liveaboard sub a vela nel cuore del Mediterraneo.
Foto di apertura: © Giuseppe Liberatore