Una delle tappe dell’ultima crociera naturalistica alle Maldive a cui ho partecipato è stata l’isola di Vaavaru, dove si trova il Korallion Lab, un centro di ricerca aperto solo l’anno scorso e specializzato proprio per …coltivare il corallo. Il Korallion Lab offre l’opportunità a ricercatori di approfondire varie tematiche legate alla vita sulla barriera corallina ed al corallo stesso.
Probabilmente tutti saprete che il corallo è un animale, ovvero la struttura rigida che noi osserviamo è lo “scheletro” costruito da piccolissimi animali che si chiamano polipi corallini. Giusto per capire di cosa stiamo parlando, i coralli fanno parte di quel grande gruppo di animali chiamati celenterati, la cui forma fondamentale è quella di
polipo e di medusa (quindi coralli e meduse sono strettamente imparentati). Tutti sono caratterizzati da cellule urticanti sui tentacoli, utilizzate soprattutto per catturare le prede. Queste cellule sono anche la causa di pruriti e altre reazioni sulla pelle quando si viene, accidentalmente a contatto con una medusa o con i coralli.
I coralli sono i maggiori costruttori delle barriere coralline. I polipi corallini sono in grado di secernere carbonato di calcio e costruire strutture rigide che possono estendersi per chilometri. Oggi la maggior parte delle barriere coralline del pianeta è considerata in pericolo. Sono molte le cause: l’inquinamento, la pesca con le bombe e con il cianuro, l’innalzamento della temperatura globale, alluvioni e altri fenomeni naturali sempre più frequenti e disastrosi…Per questa ragioni molti studiosi e ricercatori stanno mettendo a punto delle tecniche per salvaguardare i coralli e ripopolare zone particolarmente danneggiate. Una di queste tecniche è la ”coltivazione” di talee di corallo. Uno dei progetti di ricerca che vengono portati avanti al Korallion Lab proprio il recupero di frammenti di corallo già rotti dall’azione dell’onde, dei pesci o di snorkelisti disattenti e l’impianto degli stessi in una parte del reef dell’isola particolarmente danneggiato. La “talea” viene incollata su un corallo morto attraverso una colla bi-componente che si indurisce velocemente al contatto con l’acqua e che assomiglia ad una plastilina. Il frammento di solito di circa 5-10 cm di altezza, esposto alle correnti, si nutre e piano piano cresce.
Poiché la crociera naturalistica era proprio improntata sulla comprensione ed analisi della barriera corallina e quindi dei coralli, non potevamo non fermarci al Korallion Lab ed anche noi abbiamo voluto “piantare” il nostro piccolo corallo, sperando di dare un contributo alla ricerca ed anche al risanamento di quella parte di reef che ne ha più bisogno. Ovviamente non tutti i frammenti creeranno nuove colonie, e ancora non sappiamo quale sarà il risultato per la barriera di Vaavaru, in quanto per avere dei dati certi ci vorranno anni, ma almeno abbiamo dato un piccolo contributo per la salvaguardia dell’ecosistema…