Una megattera muore impigliata nelle reti di un peschereccio che pescava krill nell’Oceano Antartico. Gli scienziati pensano che seguisse la nave perché ridotta alla fame dalla competizione con la pesca industriale del krill, un’industria nascente che soddisfa una domanda proveniente dal cibo per animali e dall’industria farmaceutica.
Il film disneyano Happy Feet diventa realtà. Il krill, termine di origine norvegese che designa i crostacei dell’ordine euphausiacea, che vivono in grandi banchi e rappresentano la base delle catene alimentari degli oceani freddi. A spese del krill vivono le grandi balene, ma non solo, anche i pesci mangiatori di plancton, che a loro volta nutrono pinguini, foche, tonni, uccelli marini.
Gli scienziati stimano che le acque dell’oceano Antartico possano sostenere 300-500 milioni di tonnellate di krill, da sempre base di una possreente rete alimenta. Ma i colossi della pesca industriale, Cina e Russia in testa, stanno sfruttando pesantemente questa risorsa. Il krill contiene acidi grassi polinsaturi di grande valore nutrizionale, e alimenta l’industria degli integratori alimentari, oltre a quella del cibo per animali, prevalentemente in acquacoltura, due rami in forte espansione. Il krill è minacciato anche dal riscaldamento degli oceani, che potrebbe avere pesanti effetti sulla sua produzione.
E il risultato di ciò è che i pinguini devono percorrere distanze sempre più lunghe per nutrire i loro piccoli, è che le grandi balene sono ridotte alla fame. Ironicamente, dopo aver quasi eliminato la caccia a questi magnifici animali, rischiamo di portarli all’estinzione per competizione alimentare, assieme a pinguini, foche, e molti altri animali.