L’IRREFRENABILE IMPULSO DEL VIAGGIO
Come abbiamo scoperto, i subacquei non si limitano a coprire le distanze che li separano dal mare o dai dive-site, i subacquei viaggiano lontano. Percentualmente viaggiano in aereo più spesso di quanto facciano i ciclisti, una specie molto più diffusa e che beneficia di franchigie sulle attrezzature, come ne beneficiano i golfisti e gli sciatori. Noi subacquei no. Noi pesiamo e ripesiamo bagagli, ficchiamo gli erogatori, il reel e i moschettoni nello zainetto da cabina, per accorgerci che nella sacca da imbarcare oltre all’attrezzatura ci stanno al massimo un costume da bagno e una t-shirt: 15kg. e se 15 kg sono il massimo consentito, zero è il peso della nostra lobby sulle compagnie aeree.
Subacquei, viaggiatori irrefrenabili
Nonostante il sudore versato sulle bilance e le imprecazioni spalmate sui soffitti, i subacquei non li ha fermati neanche il Covid-19. Il mio whatsapp, all’inizio del 2020, era pieno di appelli e notizie di amici sub che cercavano di tornare da arcipelaghi fuori mano. Avevano cancellato tutti i voli. Quello del viaggio, per i subacquei, è una sorta di impulso irrefrenabile. Per dare una risposta alla domanda: ‘perché i subacquei viaggiano’ dovrei ricorrere alla filosofia ma ho finito per aborrire qualsiasi cosa che non sia sondabile con una statistica o riproducibile con prove di laboratorio.
Quello che sappiamo è che determinati gruppi antropologici subacquei si spostano più spesso verso certe destinazioni. Ne conosciamo i motivi con una buona approssimazione. Partiamo da qui.
Il subacqueo italiano
Il subacqueo italiano, per esempio, è un subacqueo abbastanza ubiquitario, ma transuma prevalentemente verso il Mar Rosso e le Maldive. La sua diffusione nel globo terracqueo è sovrapponibile alle su priorità che in ordine sono; cucina locale, temperatura dell’acqua, presenza di palme a riva, villaggio con animazione. Una percentuale in crescita di questo subacqueo sceglie destinazioni possibilmente sconosciute ai suoi compatrioti. Appartiene comunque alla specie che ha sviluppato molte diving destination.
Il subacqueo americano
Il subacqueo americano, invece, ha più restrizioni. Ha una cultura geografica ancora più vacillante del subacqueo italiano e non riesce a fare distinzioni tra paesi del Nordafrica e del Medioriente. Per lui Iran ed Egitto sono quella roba là. Predilige i vicini Caraibi e il Messico, le Hawaii, ed i territori dove è diffusa la lingua inglese, come la Malesia e la Tailandia. Gli hanno detto che in Africa e a Cuba non ci deve andare e lui non lo fa. Gli unici subacquei americani avvistati a Socotra (Yemen) erano sostenitori di strampalate teorie per cui lo Yemen era il paese più sicuro a mondo e la guerra era una invenzione dei media mainstream.
Il subacqueo britannico
Il subacqueo britannico può essere considerato l’evoluzione, per osmosi inversa, del subacqueo americano. In cima alle sue priorità c’è la diffusione dalla sua lingua. In Europa lo trovi a Cipro, Grecia e Spagna. Raro in Francia, visto che anche i francesi si rifiutano di parlare altre lingue. Molto diffuso nei Caraibi americani e britannici, in Australia, in Mar Rosso, in Africa e persino in Cile. La cucina locale, per lui, non è un deterrente. Si diffonde in luoghi dove gli italiani non si avventurerebbero mai.
Il subacqueo tedesco
Il subacqueo tedesco è il vero esploratore ragionato nella specie Homo subaquaticus. Va, cerca, esplora, trova le diving destination che fanno gola e spesso le sviluppa. È diffuso per tutto il pianeta. A questo gruppo antropologico possono essere associati i subacquei svizzeri anche a prescindere dai sottogruppi linguistici. Sott’acqua ed in superficie hanno spesso un atteggiamento identico: amano la precisione, i nudibranchi, le immersioni lunghe. Sono, i subacquei svizzeri e tedeschi, i subacquei meglio informati e non si perdono mai le ‘Ultimate Diving Destinations’.
Le fisse dei subacquei
A prescindere dalle nazionalità ogni subacqueo ha la sua. I gruppi qui possono essere divisi a seconda delle fissazioni. Ci sono i relittari, subacquei che vanno fino a Vanuatu per ficcarsi nelle stive del President Coolidge, i grottaroli, gente che gira multi-bombolata e super-sagolata nei peggiori buchi mesomaericani, gli squalodipendenti, quelli che inseguono il sogno di squali turbinanti fino a Galapagos, i lacustri, specie stanziale convinta che l’universo possa entrare tutto in un lago e poi i macrofili, subacquei prevalentemente immobili dediti alla macrofotografia di micro-gamberetti, i corallofili, gente che si sente bene solo se vede ventagli e colori sparati, i pescatori, quelli che si devono ficcare nelle nuvole di pesce se no quel giorno non si scopa, e infine gli occasionali.
Come viaggia il subacqueo occasionale
Il subacqueo occasionale viaggia senza attrezzatura ma predilige destinazioni a mare. Negli Stati Uniti, dove l’industria subacquea non sembra accusare colpi, è il subacqueo più diffuso. Gli occasionali prediligono nell’ordine; parchi naturali, musei e bar. Sono i maggiori esperti mondiali di aperitivi e happy hour. È spesso al bar che scoprono che c’è un’immersione da urlo nei dintorni. Al mattino dopo si presentano, riempiono i moduli, affittano l’attrezzatura e vanno. Non hanno voglia di sbattersi. Che diventino il trend?
Articolo originale pubblicato su ScubaZone 73
Claudio Di Manao, sedicente antropologo subacqueo, ha presentato durante più eventi DAN Europe ‘Come i subacquei vedono il mondo’: gusti e preferenze delle varie tribù subacquee mondiali sulle destinazioni subacquee planetarie.