Nome: Lepomis gibbosus (persico sole)
Famiglia Centrarchidi
Prima segnalazione in acque italiane: 1887
Habitat originario: Acque interne del Nord America.
Vie di introduzione: Introdotto volontariamente dall’uomo.
Continuiamo la nostra brevissima carrellata sulle specie aliene di acqua dolce con un pesciolino che oramai è comune (a volte comunissimo) in tutti i maggiori corsi d’acqua e laghi del nostro paese, tanto che molti lo considerano ormai uno dei nostri.
Eppure anche il persico sole è un clandestino. Qualcuno dice che i primi esemplari furono introdotti in Europa dai nobili Francesi, che lo liberarono negli stagni della reggia di Versailles a scopo ornamentale. Secondo altri autori i primi esemplari furono introdotti nel Po, come preda predestinata per il Persico trota, altra specie introdotta, di valore economico per la pesca. Comunque sia il piccolo persico sole si è acclimatato benissimo ed è ormai una presenza costante in acque basse un poco ovunque.
Descrizione: Il corpo è alto e tondeggiante. I primi raggi delle pinne dorsale e anale sono molto sviluppati. Livrea: colorazione di fondo verde bronzea metallica, con pinne gialle screziate di bruno rosso, testa verdeazzurra con strisce azzurro vivo e bianco. Un grosso ocello orlato di rosso dietro l’opercolo branchiale. Il ventre è più chiaro. La femmina ha colorazione simile ma meno vivace mentre i piccoli hanno minute macchie rosse e azzurre. La lunghezza varia dai 10 cm ai 25 cm e ai 3 hg di peso. Molti pescatori sostengono di aver catturato esemplari di alcuni chili, anche se ultimamente nelle nostre acque sta subendo un fenomeno di nanismo e molto raramente supera i 15 cm di lunghezza.
Ama le acque ferme o a scorrimento molto lento. Si nutre prevalentemente di invertebrati, piccoli pesci e larve di anfibi che caccia tra la vegetazione.
L’accoppiamento (mediante fecondazione esterna) e la deposizione delle uova avvengono tra maggio e giugno. Il maschio difende le uova, deposte in una buca sul fondo che lui stesso costruisce, e dopo la schiusa i piccoli per alcuni giorni. Esistono in realtà vari tipi di maschi: il dominante, che costruisce il nido, attira le femmine e custodisce le uova, l’incursore (sneaker) che entra furtivamente nel nido in presenza di femmine e feconda alcune uova e il satellite che imita una femmina, si avvicina al nido, dando al maschio l’idea di voler deporre altre uova, e feconda a sua volta le uova.
D’inverno, quando la temperatura dell’acqua scende sotto i 12°, si trasferisce in acque più profonde dove entra in uno stato di quasi ibernazione.
Impatto ambientale.
Il persico sole, a causa del successo con cui ha invaso ambienti lontani, è ritenuto una delle specie aliene più invasive. Vorace predatore, per quanto di dimensioni ridotte, può ridurre le popolazioni di altri organismi con cui venga in contatto, come altri pesci, anfibi, invertebrati, e quindi è considerato responsabile di un calo globale della biodiversità.
Grazie alla sua notevole adattabilità ed alla sua fecondità, la specie non viene troppo danneggiata dal progressivo degrado delle acque. Anzi, in molti casi il peggioramento ambientale assicura al persico sole un certo vantaggio nel sostituire le specie residenti autoctone. In tali casi la specie diviene infestate e determina seri problemi alla stabilità degli ambienti invasi.
Valore economico.
Specie pressoché priva di interesse commerciale. Talvolta è venduta come pesce ornamentale d’acquario. Le carni, bianche e sode, sono ricche di spine. Nelle zone rivierasche del Lago Trasimeno, dal persico sole si ricavano dei piccoli filetti alla base di saporite specialità gastronomiche.
Le foto sono di Marco Daturi.