Chi le ha viste? Ma chi? Una parola impronunciabile ai più, diciamo per lo meno ai non addetti ai lavori. Ma che si riferisce a degli organismi molto, molto importanti. Ma la risposta è no, non sono dei pesci colorati!
Ci sono vari livelli durante il percorso “evolutivo” di un subacqueo, che può portare un totale estraneo del mare a diventare un appassionato impeccabile, serio e coscienzioso. Camminando in questa avventura, di solito si passa attraverso almeno un breve periodo in cui si pensa solo ad osservare tutto ciò che di più eclatante e vistoso esiste: colori, dimensioni, profondità, e la classica “caccia” a cernie, corvine, barracuda, ricciole, tonni e coralli, magari muniti di una “compatta scafandrata” come arma, che ci riempie l’immersione e ci dà memoria postuma delle nostre avventure. Gli organismi sopra elencati, sono le cosiddette specie carismatiche, quelle cioè che investono particolarmente la nostra sfera emozionale per connotati peculiari e suscitando particolare interesse, colpiscono il nostro immaginario. Trascorso del tempo però gli stessi organismi ci possono venire un po’ a noia diciamo, o comunque si può avere il desiderio di conoscerne più a fondo anche altri che popolano i nostri fondali.
Ecco che, per i naturalisti provetti, inizia a crescere l’interesse anche per i pesci criptici (blennidi, gobidi, gobiesoscidi), per i nudibranchi, per le loro ovature e perché no, alche per le alghe (le macro-alghe!). Sembra impossibile ad alcuni ma, che ci crediate no, ci si può appassionare anche di questi organismi che sono alla base della vita nel nostro pianeta. Provate ad aprire un libro sulle alghe del Mediterraneo e rimarrete stupefatti dall’enorme varietà di forme e colori che possono rappresentare.
E poi non stiamo parlando mica di alghe qualsiasi: vediamo meglio di che si tratta.
Le cistoseire (Cystoseira), nello specifico, sono alghe appartenenti all’ordine delle Fucales, cui appartengono anche i Sargassi, parenti dell’alga che fluttua nel famoso “Mar dei Sargassi”. Queste alghe, nel nostro Mediterraneo, rivestono un ruolo fondamentale nell’infralitorale fotofilo (illuminato) e sciafilo (ombreggiato), sia come valenza ecologica che biomassa. Le loro ramificazioni infatti, risultano particolarmente articolate e complesse e vanno a costituire un micro-habitat spaziale molto eterogeneo, fornendo un riparo per un numero incredibilmente elevato di organismi; organismi ed ecosistemi che il subacqueo alle prime armi magari ignora, ma che di fatto sono alla base della rete trofica che sostiene i nostri mari.
Le cistoseire, parenti miniaturizzate delle enormi foreste di kelp di alghe brune dell’Atlantico e del Pacifico, svolgono infatti una funzione di “ecosystem engineers”, ovvero hanno un ruolo di costruzione di habitat complesso, ricco e diversificato, paragonabile a quello della pianta marina Posidonia oceanica, ormai universalmente conosciuta da tutti e salvaguardata da numerosi provvedimenti internazionali. Ma le cistoseire invece “non se le fila nessuno”, e stanno scomparendo. Sono piccole e “non carismatiche” loro. Eppure siamo sempre stati abituati a vederle per esempio sugli scogli della riva. Non sono passati tantissimi anni eppure di cistoseira se ne vede sempre meno perché sta riducendo gli areali di distribuzione, molto spesso ancor prima che i ricercatori possano avere una informazione dettagliata sulla loro biologia, distribuzione e caratteristiche genetiche. Le cause principali di questo declino siamo noi, tanto per cambiare, che, con le nostre attività, riduciamo le superfici di fondali dove queste alghe possono proliferare, riempiamo di cemento le coste basse, costruiamo barriere artificiali, scarichiamo reflui urbani e sostanze inquinanti nel nostro mare. Il Cambiamento Globale in atto poi, sferra il colpo finale, stravolgendo i paesaggi sottomarini con l’aumento della temperatura delle acque.
Il Progetto FUCALES: chi le ha viste? è un progetto di Citizen Science nato nel 2014, che ha come oggetto la segnalazione di cistoseire e dei sui parenti stretti (i sargassi, appartenenti entrambi all’ordine Fucales) che è attualmente attivo lungo tutto il territorio nazionale sull’onda del successo ottenuto. Recentemente Progetto FUCALES ha superato anche i confini nazionali con l’accordo RAMOGE, che supporta l’estensione transfrontaliera dell’iniziativa, attualmente portata avanti in Italia dai ricercatori dell’IMC, il Centro Marino Internazionale di Torregrande (OR).
Lo scopo del progetto è molto semplice: raccogliere dati tramite le vostre segnalazioni (con foto, anche di un vostro archivio risalenti al passato) sui luoghi in cui sono o erano presenti in passato foreste di Cystoseira e Sargassum, lungo le coste italiane. Con il vostro aiuto contribuirete ad aggiornare il database delle specie e a proteggere queste straordinarie alghe.
Il progetto è definito di Scienza Cittadina perché prevede il coinvolgimento dei cittadini nel fare scienza attraverso le loro foto e segnalazioni dettagliate di profondità e coordinate GPS.
E’ rivolto a tutti coloro che avessero la fortuna di trovarsi in compagnia di queste specie, sia che ci si trovi in superficie (snorkeling, kayak, SUP), sia che in profondità (immersione o pesca subacquea). Soprattutto in questi ultimi casi il vostro aiuto potrebbe essere inestimabile, con particolare ai subacquei tecnici e profondisti.
Occorre fare presto però, perché come detto le Fucales stanno mostrando una riluttanza notevole nel riprodursi e colonizzare, con nuove generazioni, i siti dove per centinaia di anni hanno prosperato e svolto il loro ruolo ecologico fondamentale. Migliaia di invertebrati e centinaia di pesci associati sono in pericolo, la perdita di habitat che ne consegue può avere effetti devastanti, e la natura lo sappiamo bene alla fine presenta sempre il conto.
Informazioni di contatto
Daniele Grech
Ricercatore presso International Marine Centre (IMC)
Loc.tà Sa Mardini-09170-Torregrande-Oristano
- d.grech@fondazioneimc.it
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