Autore testo: Martina Milanese
Autori foto: Martina Milanese, Fabio Rossetto, Marco Palma
“Biologa marina? A Genova? Forte!! E che fai di bello?
Studi i delfini, lavori all’Acquario?” Ecco. Ci risiamo. Prendo un bel
respiro e mi preparo a dare l’ennesima delusione ai miei compagni di barca. No,
non lavoro all’Acquario. Non studio i delfini. Non studio nemmeno i pesci, o i
coralli, o i nudibranchi che sono così carini. Perdonatemi… “Io studio
le spugne”.
Queste parole hanno sempre lo stesso effetto. Un attimo di smarrimento nel mio
interlocutore, qualche secondo per decidere come mascherare l’imbarazzo e la
veloce ricerca di una via di fuga cambiando subito argomento. Non preoccupatevi,
dopo tutti questi anni ci ho fatto l’abitudine. So molto bene che fra dentici,
gorgonie, coralli e anemoni é difficile conquistare un posto al sole. Eppure
anche le spugne hanno il loro fascino e a questo punto non mi resta che provare
a convincere anche voi.
L’allevamento di Chondrilla nucula viene condotto sulla barriera artificiale
di Alassio, costituita da blocchi in cemento disposti a piramide per proteggere
una vasta prateria di Posidonia oceanica.
Innanzitutto sgombriamo il campo da ogni dubbio: le spugne (o
Poriferi – vedi box 1) sono animali in tutto e per tutto, anche se non hanno
organi, ne´ un sistema nervoso, ne´ una bocca e neppure molte delle
caratteristiche che potremmo aspettarci di trovare. In secondo luogo non sono
affatto organismi semplici e primitivi. Anzi, sembrano fatti apposta per
sorprenderci.
BOX 1. Le spugne (Poriferi) sono animali |
Vi aspettereste mai di incontrare una spugna che “cammina”?
Ebbene, alcune ci riescono e fra queste la mia preferita è Chondrilla nucula,
una specie endemica del Mediterraneo. Ricordo quanti grattacapi ci dava quando
cercavamo di studiarla in acquario (proprio quello di Genova). Da una settimana
all’altra te la trovavi che gironzolava nella vasca, appiccicata al vetro o in
bilico sul bordo del suo contenitore. Oggi che il nostro territorio di lavoro si
é definitivamente spostato in mare il primo amore resta lei. Chondrilla é
una spugna piuttosto piccola ma può formare aggregazioni molto ampie, definite
patches quando formano gruppi ben distinti (tipiche sulla superficie di grossi
sassi sparsi) o addirittura facies quando dominano interi tratti di fondale
(comuni dove la pesca illegale del dattero di mare ha distrutto la costa,
lasciando solo roccia nuda). Si tratta di una specie estremamente resistente che
riesce a colonizzare anche la fascia emersa durante la bassa marea e sopporta
temperature-limite per il Mediterraneo. Ciononostante, il suo tallone d’Achille
é la luce: dato che ospita microalghe simbionti (cianobatteri), questa spugna é
obbligata a vivere in zone ben illuminate. A seconda della torbidità media
dell’acqua, possiamo trovarla a partire dalla superficie fino alla profondità
massima di circa 30 metri (anche se di solito si ferma sui 15-20 metri).
La barriera artificiale di Alassio è diventata un sito di immersione ricco di
vita marina.
Chondrilla é molto ricca di collagene, un prodotto
importante per l’industria farmaco-cosmetica sempre alla ricerca di nuovi
ingredienti naturali. D’altro canto a nessuno verrebbe in mente di iniziare a
raccogliere spugne per tutto il Mediterraneo, con la certezza di danneggiarne
per sempre l’equilibrio. L’opzione B? Allevamento! Riuscire a sviluppare
protocolli di spongicoltura, però, non è esattamente uno scherzo. Ogni specie si
comporta a modo suo e generalmente non si riesce ad andare al di là della mera
sopravvivenza. Per questo abbiamo deciso di puntare su Chondrilla: le sue
doti di resistenza e adattabilità, per non parlare della sua propensione per la
riproduzione asessuata (frammentazione), la rendevano una candidata perfetta. La
ricerca è stata finanziata dalla Commissione Europea nell’area biotecnologie
marine (vedi box 2).
BOX 2. La ricerca sull’allevamento di |
All’inizio siamo stati presi dallo sconforto: applicando le
tecniche più comuni per l’allevamento delle spugne, Chondrilla non faceva
altro che scappare. Ovunque la mettessimo, prima c’era e già dopo un paio di
giorni… sparita! Poi, per fortuna, abbiamo cambiato radicalmente metodo e i
risultati non si sono fatti attendere: siamo già alla terza generazione di
spugne mantenute in allevamento e le curve di crescita sono fra le migliori
riportate in letteratura.
Fasi preliminari della ricerca: raccolta di Chondrilla nucula destinata
all’allevamento.
Ma da cosa nasce cosa… Ora che sappiamo come gestire questa
specie abbiamo finalmente a disposizione un organismo modello. Possiamo cioè
studiarne la fisiologia, quali fattori ne influenzino la crescita e il ciclo
vitale, che ruolo giochi nell’ecosistema e quali siano le interazioni con le
altre componenti della comunità circostante. Sappiamo ancora molto poco della
biologia e dell’ecologia dei Poriferi e queste informazioni sarebbero preziose.
Inoltre oggi forse disponiamo di un metodo per il ripristino ambientale.
Patches di Chondrilla nucula.
Alcune ricerche preliminari, infatti, suggeriscono che
Chondrilla possa favorire il recupero delle aree distrutte dalla pesca del
dattero di mare (Lithophaga lithophaga). Chondrilla è una delle prime
specie a conquistare stabilmente queste zone e, grazie alla struttura delle
patches in cui le spugne crescono le une vicine alle altre ma lasciano liberi
tanti piccoli spazi, crea aree protette per l’insediamento di altri organismi.
Poco per volta, insomma, Chondrilla sembra favorire il recupero di una
comunità complessa e diversificata. Perché non agevolare questo processo
applicando le tecniche di spongicoltura appena sviluppate? Al momento l’idea è
ancora nel cassetto ma contiamo di non lasciarcela a lungo. D’altra parte…
Chondrilla non riesce proprio a stare ferma!
Non è sempre colpa di Chondrilla se sparisce dall’allevamento. Questo polpo
ha deciso di usare un modulo da coltura per proteggere la propria tana…
Sono davvero molte le forme di vita che si aggirano fra le patches di
Chondrilla nucula.
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