Autore: Felice Bonfrate
IL FIUME CHIDRO: UN AUTENTICO PARADISO POCO CONOSCIUTO DEL NOSTRO TERRITORIO.
GirWebTV in collaborazione con il Centro Culturale Filonide sposta le sue videocamere fuori le mura cittadine rimanendo però nel territorio jonico. Precisamente a San Pietro in Bevagna, località del territorio manduriano, in pieno Salento.
GirWebTV e Centro Culturale Filonide in versione "subacquea" per raccontarvi del Chidro, il fiume più importante del Salento, dopo l’Ostone.
Al Chidro si riallacciano varie leggende e tradizioni popolari. Si narra anche che San Pietro mentre si raccoglieva in penitenza attraversò il Chidro piangendo della sua grande colpa: aver tradito Gesù e le sue lacrime si sarebbero trasformate in delle conchiglie. Gli antichi abitanti di queste zone erano soliti raccogliere e conservare come reliquie le lacrime di S. Pietro perché considerate la pietrificazione di quelle lacrime.
Di certo sappiamo che il Chidro fu un fiume molto pescoso per questo nei secoli è stato sempre ambito e conteso.
La sua importanza è sicuramente riconosciuta dalle oasi naturalistiche di cui fa parte. La biodiversità ha sicuramente un’importanza anche per le specie migratorie che attraversano la provincia orientale di Taranto.
Molti infatti non sanno che a pochi km da Grottaglie c’è uno scenario naturalistico impressionante: un fiume di 400 metri che da un lato sfocia nel mare e dall’altro crea due piccoli laghetti circolari. Il Chidro è il tipico corso d’acqua alimentato da acque di falda. Ovvero, dal sottosuolo fuoriesce acqua che alimenta la portata di tre specchi d’acqua. Immaginate dei coni capovolti. Questo è il Chidro: acqua limpidissima, assolutamente pulita e sana. Una trasparenza unica. Fresca molto fresca: siamo sui 17 gradi (considerate che l’acqua del mare in pieno agosto è di circa 28°). Un ecosistema davvero unico nel suo genere. Qui l’uomo sembra non esserci ancora arrivato con le sue deturpazioni e le sue brutture. O quasi.
Svetta infatti, e purtroppo, di lato guardando verso il mare, un mostruoso “impianto di captazione delle acque a fini irrigui”. Costruito intorno al 1985 doveva servire per prendere le acque del Chidro, di natura salmastra e quindi poco dolciastra, è utilizzarle per irrigare i campi e gli appezzamenti agricoli del territorio.
Già suo tempo si produssero documentazioni valide che accertavano che l’acqua del Chidro essendo salmastra non poteva essere impiegata in agricoltura. Ma si disse che le sue acque sarebbero state miscelate con quelle dei pozzi artesiani (anch’essi però prendono acqua salmastra!) e acque dolciastre provenienti addirittura dal fiume Sinni in Basilicata!
Si costruì pertanto questo obrobrio in cemento armato e tutte le relative e costose condutture. Obrobrio e condutture che "chiaramente" una volta terminate non sono MAI entrate in funzione. Non hanno mai trasportato una goccia d’acqua.
Ma ritorniamo per un’attimo al racconto della nostra escursione sul Chidro.
Sveglia di buon ora raggiungiamo la località di immersione intorno alle 8 di una domenica mattina agostana, quando tutto il popolo si riversa sulle spiagge accaldate dal sole del sud.
Una buona colazione ricca di energia serve per affrontare l’immersione subacquea che come si sa toglie parecchia forza alla nostra riserva di zuccheri.
Lo staff di Gir capitanato dal subacqueo SSI Salvatore Orlando e il Centro culturale Filonide guidato dal Dott. Marcello Bellacicco giungono con gli altri componenti dell’escursione, alcuni della redazione di Grottaglie in rete altri del Centro Culturale Filonide, alla foce del fiume Chidro, appena usciti da San Pietro in Bevagna in direzione Torre Collimena.
Lo scenario che si presenta davanti agli occhi è impressionante. Una perla naturalistica incastonata nel nostro territorio.
Un corso d’acqua limpidissima scorre in mezzo alla natura frastagliata da canne e flora fluviale. Il canto degli uccelli e lo svolazzamento di qualche volatile simile alla quaglietta rendono magico questo luogo.
Proviamo a chiudere gli occhi, sembra di stare in una laghetto immerso nella natura dell’Umbria. Non ci sembra vero di essere a Taranto, nella Taranto dei disastri ambientali.
Bene, la voglia è tanta. Bisogna esplorare questo fiume. Prepariamo l’attrezzatura con attenzione e particolarità: l’immersione in un fiume è sempre qualcosa di emozionante. Ed esplorare un luogo ed un fondale mai visto prima mette addosso tanta adrenalina.
Le aspettative sono tante.
Si ride e si scherza come è nello spirito dei subacquei.
Gir e Filonide sono pronti per il loro primo servizio di informazione e divulgazione "subacquea".
Bombole in spalla ed entriamo nel fiume da un varco posto di lato quasi alla foce.
Brrrrr.. la sensazione di freddo è enorme: la differenza termica con l’esterno è tanta. Siamo sui 18 gradi di differenza. Ma non sarà certo la "frescura" delle limpide acque del Chidro a fermarci. Anche perchè sono cosi trasparanti che si fa fatica a rimanere immobili.
Controlliamo l’attrezzatura e ci immergiamo.
Lo spettacolo che ci si presenta è incredibile: un autentico acquario sottomarino. Un prato verde di alghe pulitissime che arrivano fino al pelo dell’acqua. Si innalzano dal fondo come se fossero degli alberi di un’antica foresta inondata. Si fa fatica a smettere di sorprendersi. Ciò che guardiamo è davvero paradisiaco.
Bene controlliamo l’assetto del GAV, il giubbetto di assetto variabile, e puntiamo dritto aiutandoci con la bussola.
Destinazione primo cono rovesciato.
Dopo la foresta immersa entriamo in una zona completamente priva di vegetazione: il fondale è roccioso. Non ci sono piante. Sembra un paesaggio lunare. Scendiamo alla profondità massima, ovvero 12 metri, e osserviamo il cono guardando verso l’alto: la limpidezza e la trasparenza dell’acqua è tale da permetterci di ammirare uno scenario da favola.
Anguille e cefalotti ci fanno compagnia.
Scendiamo fino in fondo e magia vediamo fuoriuscire, con tante bollicine, l’acqua che alimenta il fiume. La sensazione è bellissima.
Tutto ad un tratto vediamo in fondo alle nostre spalle un pò di movimento: è un altro gruppo di sub che ci segnala la sua presenza.
Un saluto "subacqueo" e via continuiamo la nostra immersione nel secondo specchio d’acqua. Una conca completamente invasa dalla flora: tantissime piante formano delle colonne verdi immerse nell’acqua. E’ spassossimo passarci intorno e attraverso. Creano cunicoli, anfratti, passaggi in cui a malapena riusciamo ad infilarci.
Bene guardiamo il nostro manometro: abbiamo consumato poca aria. Facciamo un altro giretto.
Immersi in questo paradiso cerchiamo ed esploriamo il fiume punto per punto.
Ad un certo punto però un nostro compagno avverte un pò di freddo. Ce lo segnala con il classico gesto subacqueo.
Controlliamo il computer, 33′ minuti di immersione, possiamo rientrare.
Facciamo segno a tutti che si procede al rientro. Riemergiamo. Le prime parole sono di felicità e sorpresa. Siamo appagati. Davvero soddisfatti. Ci dirigiamo pinneggiando verso il varco da cui siamo scesi. Eccoci qui.
Il tempo di qualche battuta e di qualche impressione a caldo, anzi a freddo visti i 17° gradi dell’acqua, e vediamo riemergere l’altro gruppo subacqueo che avevamo incontrato sott’acqua.
Sono dei Sub provenienti addirittura da Matera.
Affascinati anche loro da ciò che hanno appena visto.
Usciamo, ripuliamo e risciacquiamo tutta l’attrezzatura. La discussione ha inizio e si uniscono anche gli altri sub di Matera.
Mentre le mute si asciugano facciamo amicizia parliamo del nostro territorio a questi turisti. Si perché questo si chiama Turismo. Turismo subacqueo.
Veniamo interrotti a malincuore da Ivana, del centro culturale Filonide, che ci informa che si è fatto già mezzogiorno.
L’escursione è terminata, con un po’ di malinconia carichiamo l’attrezzatura in auto, ci promettiamo di ritornare presto e di iniziare una serie di escursioni fuori le mura di Grottaglie, per informare e far conoscere anche ai nostri stessi cittadini cosa offre il nostro territorio.
Partono cosi, con il fiume Chidro, ad opera di Grottaglie in rete e del Centro Culturale Filonide, le escursioni di divulgazione culturale, turistica ma anche sociale sui territori e i luoghi nascosti che il nostro territorio offre.
E’ pensare che proprio in questa zone vogliono farci un dissalatore: vogliono prendere 600 litri di acqua al giorno dal Chidro e sversarla nelle condutture dell’AQP. Si proprio quelle condutture obsolete e bucate che ne perdono più del 60% per strada prima di giungere nelle nostre case.
Per non parlare poi della Centrale Nucleare che vogliono costruire. Si proprio qui. Ma questa è un altra storia!
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