Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, il capitano Nemo.. Un uomo misterioso, uno scienziato ed esploratore misantropo ed eccentrico, costruttore del Nautilus, un sottomarino formidabile. Solo dalle mani di una personalità del genere poteva nascere quel sottomarino. E solo dalle mani della Natura, allo stesso modo, poteva nascere il Nautilus, uno degli animali più misteriosi di tutti. La morfologia, il comportamento, le abitudini, la struttura interna. Questo animale che non si è piegato ai cambiamenti della terra nei milioni di anni, lui fra tanti come lui, un fossile vivente. Ecco, iniziamo da qui. Il termine fossile vivente fu coniato da Charles Darwin per indicare particolari specie di organismi, sia animali che vegetali, che presentano caratteristiche estetiche e strutturali considerate primitive. Sono forme viventi che risultano simili, se non addirittura identiche, a quanto osservabile nei reperti fossili. Detta in parole semplici, quello che erano, sono.
Il Nautilus è un esemplare molto particolare dell’ordine dei Cefalopodi, gli invertebrati con i ‘piedi in testa’ per capirci, esattamente come il polpo, del quale abbiamo già parlato, qualche tempo fa, in merito alle sue straordinarie capacità di mimetismo. Non so se ricordate che il mondo dei cefalopodi si divide in due, quello degli ottopodi, con otto tentacoli e quello dei decapodi, con dieci. Ecco, il Nautilus dal canto suo, fa quello che gli pare e di tentacoli ne ha quasi un centinaio, e pure senza ventose. Ricordate che in biologia ‘mai’ e ‘sempre’ non esistono? Il Nautilus ne è l’ennesima prova. Questo animale ha un’estetica molto peculiare. La conchiglia è meravigliosa, completamente bianca o bianca con delle elegantissime sfumature rossastre, unica nel suo genere, inconfondibile. La prima camera, quella dove risiede il mollusco è la più ampia e comunica con le altre attraverso un piccolo tubo carnoso parte integrante dell’animale stesso, tubo che le attraversa tutte, fino all’ultima.
A cosa serve questo organo, strutturato in questo modo? Andiamo per gradi, prima cerchiamo di capire come si muove un Nautilus.
I suoi affini, seppie e polpi, ottengono la spinta necessaria al movimento attraverso la contrazione di tutto il mantello, che è fortemente muscolare. Al contrario, nel Nautilus, il mantello è molto ridotto e senza muscoli e la propulsione necessaria viene fornita dalla rapida contrazione del solo sifone, molto più grande e dotato di potenti muscoli.
L’emissione del getto d’acqua provoca una spinta da cui deriva il movimento retrogrado dell’animale, ovvero a ‘marcia indietro’, che permette anche rapidi cambiamenti di direzione. Quindi per quanto riguarda avanti e indietro siamo coperti, abbiamo svelato l’arcano. Adesso però, la questione si fa seria. Manca la parte dove vi spiego come questo animale varia la sua galleggiabilità, il suo assetto e gli spostamenti verticali, come funziona quel tubo carnoso che attraversa tutte le camere della conchiglia e che implicazioni ha nel movimento. Siete pronti a parlare un po’ di fisica, chimica e proprietà dei gas in diversi ambienti di pressione? Ecco, io no, quini la farò più semplice possibile, come sempre. Proviamo. Il sistema è apparentemente molto semplice: il tubo carnoso che attraversa le camere ha un’epidermide porosa che permette lo scambio di gas tra il tubo stesso e le camere della conchiglia. Riempiendo queste ultime di gas differenti (principalmente azoto, ossigeno, anidride carbonica e argon) o liquidi, come l’acqua, il Nautilus varia la sua galleggiabilità e quindi, i suoi spostamenti verticali. È lo stesso identico principio del sottomarino, che riempie o svuota le camere stagne al suo interno per andare a fondo o venire a galla, grazie all’intervento di acqua o aria compressa. E sapete perché il principio è lo stesso? Perché chiunque ha creato il primo sottomarino ha molto probabilmente preso spunto proprio dal Nautilus, rubandone i segreti. Come diceva Einstein, ‘Qualsiasi cosa l’uomo possa pensare, la Natura l’ha già creata.’
Con questa fine tecnica di spostamento questi molluschi preistorici scandagliano le acque in cerca di cibo, fatto principalmente di crostacei e piccoli pesci, che i Nautilus catturano con i tentacoli e trattengono grazie ad un becco dotato di potenti muscoli, simile a quello di un pappagallo. Questi animali compiono ampie escursioni di profondità relazionate principalmente all’abbondanza di prede e alla presenza di luce e all’assenza di predatori. Possono spingersi fino a 700 metri di profondità, dove il buio la fa da padrone. Gli occhi sono grandi e prominenti, ma essendo abituati ad un mondo scuro possiedono una copertura carnosa che li riveste quasi completamente lasciando solo ad un piccolo foro la responsabilità di vedere. Ricordate sempre, per chi vive la quasi totalità della vita nell’oscurità, utilizzare energie nel costruire un occhio complesso come il nostro, è una perdita di tempo. Questi occhi speciali non possiedono il cristallino e questo li penalizza fortemente. Per compensare, le dimensioni limitate del foro fanno si che l’immagine subisca meno interferenze e anche se essa risulta scura è comunque molto nitida. Compromessi. Quell’orologiaio miope e un po’ distratto che ha forgiato molte delle creature più affascinanti del pianeta ha avuto molto tempo per creare questo capolavoro. Un mollusco dall’aspetto peculiare che possiede la sezione del guscio come una perfetta spirale logaritmica e che ci dimostra come la sezione aurea sia l’espressione matematica della bellezza e dell’eleganza della Natura. La sua conchiglia era usata in oreficeria già nel XVII secolo anche se occhio umano non vide un esemplare vivo almeno fino ai primi dell’800. Ha dato il nome al primo sommergibile funzionante al mondo, commissionato da Napoleone, poi al sottomarino di Jules Verne, che ha animato i sogni più reconditi dei figli del mare come noi… acquisiti o innati, poco importa. Ha attraversato il tempo, fatto la storia, a modo suo. Animale preistorico dalle caratteristiche uniche, un mistero per la scienza, un sopravvissuto. I Nautilus sono sulla faccia della terra da prima che i dinosauri ne calpestassero il suolo, dominavano le acque, in un pianeta molto diverso da quello che conosciamo ora. Adesso sono poco più di una spanna di grandezza, ma a suo tempo, quando il paesaggio sottomarino sembrava uscito dal pennello di un pittore visionario, questi organismi raggiungevano i due metri di diametro. Riuscite ad immaginare la loro imponenza? Dei tre grandi gruppi che la facevano da padrone negli oceani del mondo, in un passato così lontano che è quasi impossibile immaginarlo, sono rimasti solo loro. Tra Nautiloidi, Ammonoidei e Belemnoidi, solo loro. Chissà cosa hanno visto quegli occhi. Se ne stanno in disparte, ricordo di un tempo che fu, quando nelle loro forme giganti dominavano gli oceani, già sulla faccia della terra dal Paleozoico, 540 milioni di anni fa.