Immersione a Cape Kri Raja Ampat
Anche in paradiso la sveglia suona, e nonostante siano le 6 del mattino mai stata più felice di salutare il nuovo giorno. È la vita che si risveglia in una esplosione di energia.
Il sole sta sorgendo e il mare sembra ribollire avvolto da lunghe fiamme rosso acceso: questa mattina l’alba ha il colore della passione.
Ma non perdiamoci in chiacchiere. Prendo il computer, il mio inseparabile cappellino bianco e raggiungo il gruppo per il briefing non prima di essere passata dal ristorante per una colazione da regina.
“Buongiorno ragazzi, dove si va oggi?” chiedo.
“Avrei pensato a Cape Kri, chi è d’accordo alzi la mano” risponde Marcello, il nostro angelo custode che insieme Jody si prenderà cura di noi durante le immersioni.
Tutte le braccia si alzano in una sorta di “ola” accompagnata da un esplosivo coro da stadio: e Cape Kri sia!
Gli instancabili ragazzi del diving hanno già caricato bombole e attrezzature sull’Agusta 2 che oggi ci condurrà su uno dei siti più belli che si posso trovare a Raja Ampat, e a noi non resta altro che prendere le mute dalle apposite rastrelliere che, nonostante siano state appese tutta la notte, sono ancora umidicce.
Una volta a bordo il controllo attrezzatura è d’obbligo. Lo so è un duro lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare!
Rovisto nella cesta: calzari ok. Maschera ok. Cintura ok. Pedagno ok. Cappuccio ok. Pinne ok. Controllo anche il gruppo. Perfetto. Aria 200 bar. Per me si può partire. Nel giro di pochi minuti siamo tutti pronti e la barca molla gli ormeggi per dirigersi a est .
Il mare è un caleidoscopio di colori, calmo e quasi piatto. Il vento è solo una leggera brezza e il sole si sente sulla pelle. I motori girano al massimo della loro potenza, le eliche squarciano le acque lasciandosi alle spalle una ferita biancastra che contrasta con il blu che le avvolge. Il tragitto è breve. Dall’Agusta Eco Resort ci vogliono circa 20 minuti per raggiungere il paradiso. Sì perché Cape Kri è il paradiso.
Prima di immergerci si verifica la forza e la direzione della corrente che troveremo una volta sgonfiati i Gav: oggi è leggera e ci porterà sulla punta senza un eccessivo dispendio di energie. Ottimo, mi dico, minimo sforzo, massima resa!
Una dolce discesa controllata mi porta presto ai 30 metri dove iniziamo una lenta pinneggiata a ridosso della parete. L’acqua è calda, 29 gradi, e la visibilità è perfetta. Questa volta sono in coppia con Jody, una giovanissima guida indonesiana nata con le branchie e occhi da falco: vede cose infinitamente piccole che voi umani non potete neppure immaginare. Come un segugio setaccia la parete perdendosi fra anemoni dai tentacoli spettinati, ventagli di gorgonie, coriacei alcionari e coralli duri di tutte le fogge, alla ricerca di qualsiasi forma di vita le cui dimensioni raggiungono a mala pena il mezzo centimetro di lunghezza. Mi indica una macchiolina bianca fra i tentacoli di un corallo del genere Fungia. La Fungia, spesso scambiata per un’anemone, ha uno scheletro piatto a forma di disco da cui fuoriescono spessi tentacoli arancioni le cui estremità terminano tutte con una specie di bottone bianco. Che cosa ha mai di speciale il “bottoncino” che Jody mi indica?
Non capisco. Con le dita mi fa il segno del gamberetto. Continuo a non capire. Io non vedo niente se non una grande fungia a forma di attinia con un piccolo bottone bianco che però, a ben vedere, è più frastagliato rispetto agli altri. Con delicatezza Jody lo muove ad allora capisco che è sulla sua diversità che devo concentrarmi. La macchiolina frastagliata è un esserino dalla testa della stessa tonalità di arancione dell’organismo che lo ospita ben nascosta da una folta chioma bianca, con tanto di occhi, zampette, chele e corpo trasparenti che lo rendono invisibile agli occhi del mondo. Siamo di fronte a un mushroom coral ghost shrimp o conosciuto anche come gamberetto popcorn. Una meraviglia della natura in fatto di mimetismo.
Lasciamo il nostro nuovo amico e risaliamo di qualche metro abbandonandoci alla corrente che con grazia ci trasporta lentamente come fossimo fragili pacchi su un nastro trasportatore. Ora la nostra attenzione si sposta nel blu quand’ecco che Cape Kri si mostra in tutto la sua magnificenza.
Vengo completamente avvolta da un banco di fucilieri dalla livrea di una colorazione vivace che, per niente intimoriti dalla mia presenza, mi accettano come nuovo membro del gruppo nonostante la mia oggettiva diversità. Mi si avvicinano quasi a sfiorarmi per poi allontanarsi nel loro incessante peregrinare alla ricerca della mitica Atlantide.
Il mio sguardo viene attratto dal passaggio di un pinna nera che, con un impercettibile battito di coda, scompare alla mia vista, e mentre lo squalo si dissolve fondendosi con il blu che ci circonda una “school” di carangidi prende sempre più forma.
È una formazione ben serrata e, man mano che le distanze si fanno sempre più piccole, al suo interno spiccano forme che hanno ben poco a che vedere con le rotondità dei jack fish. Si tratta di barracuda. Lunghi siluri argentati dai denti aguzzi che, non so se per volere o per caso, sono stati fagocitati all’interno di questa spettacolare ed enorme famiglia di erranti vagabondi senza meta.
Mentre la corrente mi spinge verso il compatto specchio argentato porto le ginocchia al petto, e come una balla da bowling sono pronta a fare strike. L’impatto è devastante: lo specchio va in frantumi e un numero indefinito di schegge impazzite esplode per ricomporsi pochi centimetri più in la. Solo i barracuda sono rimasti impassibili. Immobili, sicuri della loro nomea di feroci predatori. Saranno una trentina di esemplari. Appuntiti come frecce pronte per essere scoccate mi passano così vicini che avrei potuto accarezzarli, se solo avessi allungato una mano. Contrasto leggermente la corrente per godere ancora di questo spettacolo multietnico quando, pochi metri sotto di me, vedo avanzare uno squadrone di ingordi commensali.
È un banchetto nuziale con una tale abbondanza di cibo che tutti gli invitati si sentono in dovere di chiedere il bis senza per questo provarne vergogna. Sono di fronte a una migrazione di massa di affamate creature marine di stazza, famiglie e forme diverse: napoleoni, pappagalli, azzannatori, giant trevally e bumphead tutti insieme appassionatamente.
Sembra di essere dentro a un documentario di Jacques Cousteau!
Sotto di me è in atto l’apogeo dell’ingordigia.
Sopra di me una quantità di fucilieri il cui numero è inferiore solo a quello delle stelle del firmamento.
A destra un carosello di carangidi attanagliati dall’emblematico dubbio: siamo prede o predatori?
A sinistra uno squadrone di barracuda che di dubbi non ne ha se non quello di decidere cosa scegliere per cena.
E per non farci mancare nulla ecco poco più in la una tartaruga verde che, terminata la sua lunga autonomia in apnea, punta verso l’alto per respirare. E a guardare bene gli strumenti non è l’unica a doverlo fare.
Un rapido scambio di segnali con Jody e risaliamo. La corrente ci porta nel blu. Breve sosta per la tappa di sicurezza. Riemergiamo e l’Agusta 2 è li pronta a ri-accoglierci a bordo.
Cos’altro dire: immersione pazzesca, per Cape Kri, hip hip….hurrà!
Foto di Massimo Boyer
AGUSTA ECO RESORT
Agusta Eco Resort è situato su una incantevole isola privata nel Parco Marino del Raja Ampat-Indonesia, considerato una tra le cinque migliori destinazioni sia subacquee che per snorkeling al mondo. Le immersioni sono tutte straordinarie e tra le migliori del mondo, il Raja Ampat è la località che ha la più elevata biodiversità marina, dal minuscolo cavalluccio pigmeo alle mante, fino all’incontro con le balene! Il nostro resort è situato in una posizione strategica al centro del Parco Marino, in tal modo possiamo raggiungere tutte le classiche immersioni della zona più alcune immersioni esclusive che abbiamo scoperto noi.
Anche chi non pratica le immersioni potrà apprezzare le rarità della natura di questo caratteristico paradiso, unico al mondo. L’ escursioni fanno di questa zona un’attrazione straordinaria anche per i non subacquei ad esempio osservando il rarissimo uccello del paradiso o andando alla Fam Lagoon, una laguna incanta tra le più belle del mondo o il fiume delle mangrovie con le cascate di Batanta, inoltre The Passage , un canale di acqua di mare che assomiglia ad un fiume tropicale disseminato di isolotti, unico nel suo genere per non parlare della nostra splendida spiaggia di impalpabile sabbia bianchissima orlata di palme e bagnata da un caldo mare limpidissimo!
Eco Resort ha 16 cottages, divisi in quattro tipologie differenti : Deluxe , Superior , Raja e Papuan
Tutti i cottages hanno il bagno privato e sono fronte mare.
Le varie tipologie con livelli differenti di confort permettono di praticare prezzi differenziati.
Il Diving molto spazioso è dotato di moderne attrezzature per il noleggio .
Compressori: 3 grandi compressori per caricare le bombole da 12 e 15 litri in alluminio mono attacco DIN-INT e 1 compressore Nitrox.
Cucina: la nostra cucina è di qualità elevata, i cuochi preparano piatti indonesiani tradizionali e ottimi specialità italiane e internazionali, in questo modo otteniamo una cucina ricca e varia
Eco resort: l’energia del resort viene fornita da pannelli solari collegati a delle batterie che provvedono a dare energia a tutta la struttura.Recuperiamo anche l’acqua piovana per le necessità del resort e provvediamo alla raccolta differenziata dei rifiuti.
Spa: grande struttura in legni pregiati, dove potrete scegliere tra diversi tipi di massaggi con una romantica vista sul nostro mare incantato!
Gym: chi desidera mantenersi in forma e non vuole interrompere una attività di allenamento trova anche una Gym dotata di attrezzi fitness.
Piscina: Siamo l’unico resort in Raja Ampat ad avere la piscina fronte mare . Situata in posizione centrale, è attorniata da un ‘ ampia terrazza in legno con lettini prendisole.