Prova sul campo del nuovo minidome Easydive: lo strumento ideale per la macro ambientata.
In fondo, se la fotografia deve raccontare una storia, e la fotografia naturalistica dovrebbe sempre raccontare qualcosa del soggetto, di come vive, di come si rapporta al suo ambiente, allora perché la macrofotografia ci insegna a preferire uno sfondo uniforme, meglio se nero, che mette in risalto i dettagli del soggetto ma non ci dice niente di lui, di come e dove vive?
Ecco come si arriva alla macro ambientata: non vuol dire rinnegare la macro tradizionale, eliminare la corsa al sempre più piccolo, alla cura del dettaglio isolato dal resto, che solo un buon obiettivo macro permette di raggiungere. Ma vuol dire che ogni tanto possiamo dedicare qualche immersione ad aprire, cercando di vedere i soliti soggetti con occhi nuovi e di inserirli nel loro ambiente, di raccontarli attraverso le loro relazioni con quello che hanno attorno.
Macro ambientata, appunto.
Cosa serve?
Intanto ci serve un obiettivo grandangolare che consenta di mettere a fuoco oggetti vicini, vicinissimi, mantenendo una grande profondità di campo. Per chi come me fotografa con una Nikon DX, il fish-eye 10,5 mm Nikkor rappresenta un classico, con messa a fuoco minima a 14 cm.
Poi mi serve un oblò corretto a cupola (dome), che conservi tutte le caratteristiche del mio grandangolare, ma piccolo, di dimensioni ridotte, per permettermi di andare vicino al soggetto. Quello che ho provato nelle foto di questo articolo è il minidome PX 125 per Leo 3 della Easydive.
Infine, importante, avrò bisogno di un diffusore per i flash che mi dia un fascio di luce il più possibile diffuso e allargato, uniforme e morbido. Ho provato diverse soluzioni, anche artigianali, prima di fermarmi con i Carbon Diffuser della Carbonarm: due cupolette in plexiglass opaco da anteporre alla parabola del vostro flash.
I flash vanno posizionati con cura. Il mio consiglio è di tenerli in partenza in posizione laterale e vicini alla fotocamera: andiamo a fotografare di solito dal basso, in un ambiente dove molti ostacoli si inseriranno sul percorso della luce. Se l’ambiente è sufficientemente aperto da permetterci di estendere i braccini e allargare la posizione della fonte luminosa, lo possiamo sempre fare, ma per cogliere il momento in cui il pesce palla si affaccia dalla sua spugna evitando di illuminare solo l’esterno della spugna, io preferisco partire con i flash in una posizione piuttosto stretta.
Flash arretrati rispetto alla posizione dell’oblò, per evitare di vederli spuntare nella vostra foto (l’obiettivo ha un campo visivo enorme, acchiappa tutto), e diretti verso l’esterno del campo inquadrato, come si vede nello schema. Questo potrebbe sembrare un controsenso, in realtà però stiamo lavorando con un diffusore che ci proietta un fascio di luce uniforme in un angolo di circa 180°. In questo modo il lampo diffuso dovrebbe illuminare la metà del campo visivo inquadrato senza buttare luci parassite dentro l’oblò. Di solito è meglio posizionare i flash un poco più alti del centro dell’oblò, per evitare macchie di luce sul fondo se siamo molto vicini al fondo.
Ovviamente necessario il doppio flash, per eliminare le ombre, inevitabili con un soggetto così vicino.
Può essere utile aggiungere un piccolo moltiplicatore di focale, che ci permette di ingrandire un poco soggetti vicini senza allontanare la minima distanza di messa a fuoco. Ho realizzato la foto del frogfish con un moltiplicatore di focale 1,4x Kenko accoppiato al solito Nikkor 10,5 mm (e prolungato il minidome con un anello di prolunga Extension 15). Tenete conto che questo modifica l’angolo di campo del vostro obiettivo (il 10,5 mm diventa un 14,7 mm, l’equivalente di un 22 mm circa nel formato della pellicola).
Per finire, la macro ambientata non è vera macrofotografia, scordatevi il rapporto 1:1 o i soggetti lunghi 1-2 cm, i nostri soggetti ideali misurano da 5 cm in su. E stanno fermi, o almeno ci permettono di andare loro vicinissimi.
Il minidome può sostituire un dome di dimensioni normali? Diciamo che si riesce a fare della normale fotografia grandangolare, ma alcune cose, come la foto con l’obiettivo a mezz’acqua, risulteranno quasi impossibili.
La macro ambientata è un modo per esplorare l’ambiente, per fare sempre più attenzione alle relazioni tra organismi, per fotografarli in modo da raccontare qualcosa in più su come e dove vivono.
Attenzione alla parte frontale del vostro minidome… Man mano che il gioco vi prende vorrete avvicinarvi sempre di più, e guardando nel mirino a volte non è semplice capire quando dobbiamo fermarci. Se ci avverte un “bonk” comunque niente paura, i piccoli graffi si eliminano facilmente, ecco un altro motivo valido per scegliere il minidome in plexiglass…
per info: Easydive
testo e foto dell’autore