‘Guarda questa, cosa ne pensi?‘. ‘Bella, ma non ha le uova in bocca’. Cosí mi ha risposto Cristian Umili, l’amico fotografo professionista che quella sera, davanti a una pizza, stavo annoiando con i miei scatti da pivello contando sulla sua proverbiale disponibilità nel darmi sempre un giusto consiglio.
Le uova in bocca? già ero soddisfatto per esser riuscito a mettere a fuoco un simpatico pesciolino di pochi centimetri di grandezza ma l’idea di cercarlo con le uova in bocca in quel momento si era trasformata in una missione.
Riarmata l’attrezzatura, Francesca riporta il gommone là, sulla secca dove avevo trovato gli apogon il giorno prima. É l’ultima immersione della vacanza, proprio il giorno del compleanno di Francesca che asseconda la mia avventura fotografica e, rinunciando all’ozio di una giornata di mare, si alza presto con me, per me.
Giusto il tempo di prepararmi e mi tuffo in un tranquillo Mediterraneo che sempre mi regala qualcosa in cambio di niente, un mare che spesso ho trascurato, attirato dal fascino di mete più lontane. In pochi minuti ritrovo il rifugio di questi pesciolini. Sono ancora lì, come il giorno prima.
Una dozzina di esemplari tutti molto simili e così timidi che non appena mi avvicino mi voltano le spalle. Hai voglia a trovarne uno con le uova in bocca, sempre che ci sia, non riesco quasi mai a guardarli in faccia. Provo ugualmente a scattare qualche foto ma il mio 105 mm fatica a mettere a fuoco, é troppo buio e le luci pilota non riescono da sole ad illuminare alla distanza che serve. Decido di cambiare posizione e mi infilo sotto la roccia, nella tana degli apogon che si spostano verso il lato opposto. Ormai é una sfida, mi metto comodo, posiziono i due flash e aspetto con pazienza. Pian piano facciamo amicizia e, pur sempre molto diffidenti, si girano dalla mia parte. Le luci pilota ora illuminano bene l’oscurità di prima e gli apogon sono abbastanza tranquilli. Li osservo ad o a uno, mi sento fortunato e…. eccolo, quello con le uova in bocca!
Ora si tratta di fargli un bel servizio e per qualche minuto diventa il mio modello.
Non sta fermo un attimo e l’autofocus continua a lavorare per tenerlo a fuoco sotto tiro. Scatto qualche foto dando giusto il tempo ai flash di ricaricarsi e lui continua a muoversi. Ė un continuo staccare l’occhio dal mirino per ricercarlo e rimetterlo nel campo dell’inquadratura. Fuori dall’acqua è tutto più facile ma in quella posizione sott’acqua non ho spazio per muovermi. É divertente e ad ogni suo passaggio scatto, sperando di catturarlo con la bocca semiaperta e le uova in vista. Mi Il tempo vola, comincio a respirare a fatica. Controllo il computer, sono trascorsi 84 minuti. Controllo il manometro, 50 bar. Eppure fatico sempre più a respirare, l’erogatore diventa pesante e devo aspirare con forza. Picchio il manometro sulla roccia e la lancetta scatta sullo zero:ho finito l’aria, ancora!
É ora di salutare la famiglia di pesciolini che mi ha intrattenuto per tutto questo tempo e lentamente torno in superficie. Per fortuna ero a soli 12 metri di fondo.
Salgo sul gommone con la gioia di un bambino e la curiosità di una scimmia per sapere come sono venuti gli scatti. Dal display della fotocamera sembra che qualche immagine possa esser venuta come avrei voluto ma devono ancora superare la prova di un monitor più grande. La giornata prosegue con un mare fantastico e la sera posso finalmente scaricare le foto sul pc. Sono contento perché qualcuna sembra venuta bene e questa volta l’apogon maschio ha anche le uova in bocca. Piccolissime, come devono essere, ma ci sono.
Sará contento Cristian.
Apogon imberbis, conosciuto comunemente come re di triglie o pesce cardinale, è un pesce d’acqua salata della famiglia Apogonidae. Il maschio protegge le uova mantenendole in bocca, che apre ogni tanto per ossigenarle.
Attrezzatura fotografica utilizzata: Nikon D7000, Nikkor 105 mm micro, custodia Nimar, flash Sea & Sea YS-D1, bracci Styled