Autori: Leo e Paolo Toscanini
Autore foto: 5 Terre Academy
La mia passione per le immersioni sotto il ghiaccio è nata qualche anno fa, quando vidi “Le Grand Blue” e l’immersione spettacolare di Jean-Marc Barr che appoggiato con le mani alla spessa lastra di ghiaccio, seguiva le bolle d’aria che rotolavano verso l’apertura.
Mi ripromisi che prima o poi ci avrei provato anch’io.
Quasi dieci anni dopo, per una serie fortuita di circostanze, incontrai Nicola Brischigiaro e lo convinsi ad allenarmi per realizzare la “miglior prestazione mondiale di apnea lineare senza pinne under ice”, effettuata con regole e giudice AIDA presenti sul posto.
Nicola, anche se non c’è bisogno di ricordarlo, è stato il pioniere di questo tipo di immersioni e negli anni aveva già seguito alcuni atleti, tra cui Mattia Malara e Silvia Dal Bon che si sono alternate come primatiste mondiali.
Se l’immersione con le bombole “under ice” sta riscuotendo da anni un successo via via crescente, tanto che ormai tutte le didattiche organizzano un proprio “Ice Event”, immergersi con le pinne lunghe e con solo una “boccata d’aria” è ancora difficile…e non tutti “ospitano” gli apneisti.
Le problematiche maggiori sono infatti da trovare non solo nella prova in sé: scarsa visibilità, senso di claustrofobia, perdita dell’orientamento, freddo intenso, condizioni di ipobarismo, (si è generalmente in alta montagna, per cui la presenza di ossigeno nell’aria è ridotta) tempi dimezzati di ventilazione e rilassamento, densità dell’acqua maggiore e (quindi più fatica nel procedere)…tutti fattori che accelerano il processo della “richiesta d’aria” dal nostro organismo…ma anche fattori come la sicurezza, (che non va mai trascurata!) l’assistenza in acqua, infatti, mette a dura prova lo staff di assistenza, ma anche la difficoltà logistica di trovare laghi adatti e praticabili per questo tipo di immersioni…
L’immersione sotto il ghiaccio va fatta solamente in laghi ben conosciuti, dove abbiamo già effettuato immersioni estive e dove pertanto, conosciamo perfettamente il tipo di fondale e la loro conformazione oppure accompagnati da Istruttori a conoscenza del luogo.
Naturalmente sono fondamentali le condizioni meteorologiche.
L’attrezzatura oltre ad essere costituita da materiali adatti a proteggerci dal freddo e da un possibile scivolone sul ghiaccio deve comprendere:
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Motosega in perfette condizioni, non deve perdere olio o benzina per evitare l’inquinamento.
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Piccone e badile.
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Paletti in legno e fettucce per delimitare i buchi e relative assi da sistemare attorno ai buchi per evitare di scivolare.
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Chiodi da ghiaccio, almeno 4, per fissare le sagole guida.
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Minimo 70 mt. di sagola guida galleggiante arrotolata su un avvolgisagola appesantito. La sagola deve essere fissata in maniera da non potersi liberare dall’avvolgisagola.
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Sagola personale di 10 metri.
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Due lampade stroboscopiche, da collocare sotto l’apertura dei buchi.
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Moschettoni da roccia ad alta tensione in alluminio.
Prima si salire sulla crosta di ghiaccio dalla terra ferma, è opportuno saggiare lo spessore del ghiaccio, non dimenticando di chiedere informazioni “ai locali” sullo stato del ghiaccio. In ogni caso lo spessore a bordo lago non dovrà mai essere inferiore ai 10 cm.
Evitare di valutare lo spessore del ghiaccio tramite lancio di pietre, in quanto le stesse verrebbero in seguito inglobate nel ghiaccio stesso creando rischi nel caso di ulteriori tagli con la motosega. Prestate attenzione anche all’eventuale presenza di crepe nel ghiaccio.
Ci sono due metodi per realizzare il campo:
Il più usato è quello di tagliare due buchi nel ghiaccio ad una distanza di circa 50 mt l’uno dall’altro e a metà percorso un buco più piccolo che in casi d’emergenza consente l’uscita. I buchi nel ghiaccio devono essere tagliati vicino alla riva in maniera che si riesca a vedere il fondo e risulti più facile l’orientamento.
I blocchi di ghiaccio tagliati vanno issati in superficie con l’aiuto del piccone e della pala e posti intorno ai buchi, mai spingerli sotto la superficie ghiacciata del lago dove potrebbero intralciare le sagole guida.
I buchi vanno delimitati con i paletti e la fettuccia per evitare accidentali cadute negli stessi.
Nei due buchi principali, arrivo e partenza, vanno calate le lampade come punto di riferimento.
Dopo aver fissato l’avvolgisagola sul ghiaccio vicino al buco di partenza due istruttori si immergono, dopo aver preso i riferimenti con la bussola, e srotolando la sagola ne portano l’estremità fino al buco d’arrivo. Giunti al buco d’arrivo passano il capo della sagola ad un assistente che la assicura. Fuori dall’acqua un istruttore deve essere pronto per eventuali interventi d’emergenza.
Altro percorso che si può preparare, consiste nell’effettuare 4 buchi, disponendoli in una sorta di triangolo isoscele:
tre buchi disposti con distanze di: 15 metri dal primo al secondo, 20 dal secondo al terzo, disponendo il quarto buco, perpendicolarmente al foro centrale, ad una distanza di circa 50 metri. Creando a questo punto, un piacevole “giro turistico”.
L’Immersione in apnea, presenta caratteristiche simili all’immersione con le bombole, ci si immerge o sagolati (meglio) o liberi, ed in questo caso, l’assistenza deve essere aumentata.
Si va uno alla volta, sotto l’occhio attento dell’accompagnatore (rigorosamente con le bombole), premurandosi di segnalare sempre la propria partenza con un cenno concordato precedentemente, e bisogna sempre aspettare che il compagno risponda e che parta assieme a noi. La perdita dell’orientamento è questione di un attimo e ne va della vita stessa!!!
Per avere qualche informazione in più, potete leggerle, sempre su “5 Terre Academy” in “Under Ice” e soprattutto su “FroZEN42”.
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