Autore testo: Massimo Corsico
Autore foto: Stefano Raffaglio
Scrivo di quando tutto all’improvviso cambia e di quei momenti epifanici, di
quegli istanti che ti ricordi per tutta la vita.
Di quando fai qualcosa che non avresti mai immaginato di poter fare, di quando
ti senti vivo in un istante, più vivo del solito, scrivo di quell’emozione
assolutamente inaspettata e improvvisa che t’insegna qualcosa di più di te
stesso che anni interi di vita vissuta.
Controllo il GAV la cintura dei pesi, insomma le solite banalità del check,
Franz è già a poppa, pronto a saltare e percepiamo attimi di confusione: lo
sgomento negli occhi delle egiziane che nuotano vicino, e la loro frenesia nel
risalire in tutta fretta sulle barche ormeggiate in shamandura.
Franz m’invita con entusiasmo, si butta ed io dietro di lui tentenno, penso se
fare il passo del gigante, se fare il passo….se farlo.
Farlo o non farlo, l’acqua mi accoglie silenziosa e riappacificante, come
sempre. L’immagine della pinna e lì nella mia testa e scorre come scorre
nell’acqua, solcandola e provocando mulinelli.
L’acqua è celeste, limpida e temperata ma io sono sempre stato pavido, o così mi
sono sempre visto. Quel martellare del cuore che mi rimbomba fin dentro il
cervello mi ha fatto sentire vivo, tanto vivo che anche lui ha avvertito che
c’ero, che ero lì, lì nel suo mondo.
Si è girato, mi ha visto! Io proprio non potevo staccargli gli occhi di dosso.
Non riuscivo a staccare le mani dalla scaletta e lo spiavo pronto a saltare con
un balzo sulla barca.
Avevo bisogno di una sicurezza, dovevo aggrapparmi a qualcosa di solido in quel
mondo tutto liquido. Quello era il suo mondo ed io ero lì come dieci anni prima.
Ras Umm Sid; era la prima volta a Sharm.
Ero estasiato di tutto quello che scoprivo, abituato all’affascinante grigiore
del Mar Ligure. Fotografavo, fotografavo con gli occhi e con una macchinetta
tutte quelle immagini, quel film. Era l’ultima immersione di un full day; la
barca era ben assortita. La guida era Max Passerella poi gli amici di mio
fratello: Davide, Paolone, Giovannino, Mario ed un improbabile Miss Italia.
All’improvviso sento una spinta d’acqua impressionante su tutto il fianco
destro, la parete sulla sinistra, giro gli occhi e la sua sagoma sinuosa e
striata scompare nel blu (un bel tigre 3, 5m). Era il primo squalo della mia
vita. Il gruppo si aggroviglia e seguendo la parete come dei soldati in trincea,
rasi ai coralli, emergiamo, ma dobbiamo ancora riguadagnare la barca. Trenta
metri in affanno, camminavo, o meglio correvo sull’acqua, un’immagine da
vangelo. Come scordarsi quell’immersione. In barca eravamo tutti galvanizzati e
spaventati al tempo stesso.
Ecco questo è il passato, sono lì con le mie paure in mano, aggrappato alla
scaletta d’acciaio.
Finalmente le mani sganciano il solido appiglio e lo osservo nelle evoluzioni
che compie attorno alle barche, osservo la sua curiosità nell’avvicinarsi a noi.
È un poco troppo curioso sebbene sia un cucciolo: sono due metri di pinna
bianca. Franz raccoglie il gruppo a cinque metri e decide di osservarlo. Lui
dimostra una curiosità crescente per il neoprene e così noi ci portiamo per
ammirarlo a 12 metri con tutta l’emozione e il cuore in gola. È l’ora di
proseguire l’immersione.
Tutti dimostriamo una certa disinvoltura, totalmente finta, e ci scopriamo a
guardarci le spalle ogni cinque minuti, nel caso il nostro amico avesse deciso
di seguirci. Arriviamo alla massima profondità concertata, lì dove c’è quella
bellissima gorgonia, un fiume di tonnetti passa a salutarci, ancora un’altra
emozione. Ancora un altro grande regalo, non possiamo chiedere di meglio,
dobbiamo risalire e stiamo tutti pensando alla Stella.
In barca vengo fraternamente schernito da Franz per l’amorevole affetto
dimostrato alla scaletta, ma chi ha la peggio è Mad, che non si è accorto di
nulla troppo impegnato nella pennichella pomeridiana.
Torniamo in porto tutti sorridenti e silenziosi e i nostri occhi luccicano. Ci
aspetta il debriefing al Camel e l’immancabile Stella.
Stefano, Cristina, Franz ed io ci guardiamo, chiacchieriamo, ci riconosciamo,
abbiamo vissuto una grande esperienza insieme, e iniziamo a parlare di altro
della vita delle gioie e delle immancabili delusioni. Ancora un’altra Stella e
ci spostiamo a festeggiare la giornata al Camel Bar. Fieri, orgogliosi e felici
del nostro vissuto.
E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche
parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso
dell’autore.