Parlare di snorkeling (lasciando ai linguisti il compito di decidere se sia più corretto scriverlo con una o due “L”) significa ripercorrere la storia dell’esplorazione subacquea. Le prime testimonianze di snorkelisti all’opera, o comunque di uomini immersi nell’acqua, risalgono a circa il 4500 a.C.
e ne fanno fede alcuni graffiti ritrovati sui muri dell’antica città di Bismaya (Mesopotamia). Da allora è tutto un susseguirsi di testimonianze della presenza e dell’attività di uomini sott’acqua o a pelo d’acqua. Per lo più si trattava di uomini (e anche donne) utilizzati in attività belliche contro navi e porti nemici. Categorie come quelle degli utricolari greci (specializzati nel recupero delle ancore) o degli urinatores romani
(che sembra si immergessero a volte utilizzando otri di pelle di capra come riserva d’aria) si ritrovano citati negli antichi testi e chi volesse approfondire troverebbe disegni (Leonardo da Vinci lo dimostra) che illustrano con dovizia di particolari un moderno snorkelista. Ma cos’è dunque lo snorkeling? Una definizione che va per la maggiore e che si deve a Gaetano Cafiero, storico e vero e proprio baluardo della subacquea italiana, è la seguente: “Attività relativamente passiva consistente nel nuotare sulla superficie dell’acqua, usando un aeratore (lo snorkel o tubo) per respirare, una maschera e un paio di pinne”. A proposito di queste ultime permetteteci di dire, in base alla nostra esperienza, che non sono un optional anche se ci è capitato di sentirne di tutti i colori e del tipo: “Le pinne no perché mi fanno affogare”, “Le pinne? Mai usate e mai le userò. Non mi servono”. Quest’ultima tipologia di snorkelista è quella che riduce il raggio di azione della passeggiata in comune del 90%. Discorso analogo si dovrebbe fare per maschera e snorkel, ma le osservazioni sull’attrezzatura le rimandiamo al prossimo intervento.
Il 2014, per tanti motivi, potrebbe essere l’anno dello snorkeling o almeno della sua discesa in campo (o meglio ancora in acqua) con la dignità che si compete ad un’attività ben strutturata che si avvia a dotarsi di strumenti tecnici quali manuali e la nascita di corsi di formazioni per guide dedicate a questa disciplina che è l’equivalente marino del passeggiare tra prati, boschi e valli. Ovviamente la similitudine si ferma qui. Lo snorkeling, infatti, richiede una preparazione specifica perché l’uomo non è un animale acquatico (o meglio lo è fino a 2-3 mesi di vita) e spesso questa preparazione viene sottovalutata proprio perché si tratta di un’attività semplice come camminare. In effetti semplice è, ma come andare in bicicletta da cui ne consegue l’importante corollario che lo snorkeling si insegna e si impara.
Attività semplice, che richiede solo un po’ di teoria e attrezzature davvero ridotte (la dotazione minima è composta, come sopra anticipato, da un paio di pinne, una maschera e uno snorkel o boccaglio) e che può essere praticata quasi ovunque data l’incredibile varietà di ambienti che offrono le coste italiane.
Ognuno può tarare le sue passeggiate marine a seconda delle sue possibilità e, lungo o corto che sia il percorso, è sicuro che le osservazioni non mancheranno così come sarà piacevole scoprire il senso di libertà dato dallo snorkeling, un’attività che si potrebbe considerare addirittura famigliare perché si presta, efficacemente, a pinneggiate in famiglia.
Esplorare la costa dal mare e a pelo d’acqua consente agli snorkelisti di avere una visione del tutto particolare della costa, addirittura esclusiva perché i sentieri panoramici permettono di avere una visione solo dall’alto e che si interrompe sull’azzurra superficie del mare mentre i subacquei, parenti stretti degli snorkelisti, vanno troppo in profondità per scoprire la costa emersa e goderne i profumi e i colori e la soddisfazione, magari, di giungere in spiaggette e cale isolate, capaci ancora di dare l’emozione della scoperta di terre sconosciute. A tutto questo si aggiunge la scoperta del mare dei suoi abitanti, dei mille colori delle alghe (che hanno poco da invidiare ai prati più fioriti), delle strane forme della miriade di invertebrati che popolano i primi metri di fondo e i guizzi dei tanti pesci che lo snorkeling, sport silenzioso, consente di avvicinare a distanza che altrimenti si riterrebbe impossibile. Questa è l’ovvia estensione della pratica sportiva dello snorkeling che dà origine a quella piacevole, divertente ed istruttiva disciplina che si aggiunge ai tanti “watching” oggi esistenti, tutti figli dell’antico bird-watching, che risponde al nome di sea-watching vale a dire l’osservazione del mare in tutte le sue componenti: vegetali, animali e paesaggi sommersi.
Lo snorkeling è affascinante e vale davvero la pena di provare. La prime guide che descrivono tratti delle nostre coste particolarmente adatti e di pregio cominciano ad essere pubblicati, le arre protette attendono di essere scoperte e i percorsi di visita non tarderanno a moltiplicarsi. Infine, non va dimenticato che una delle caratteristiche dello snorkeling è la sua ecocompatibilità a cui si deve aggiungere la pressoché assoluta mancanza di impatto ambientale perché uno snorkelista, sempre che sia educato e rispettoso, non lascia in acque neppure le bolle. Grande novità, tanto aspettata quanto insperata nel contesto attuale, è l’ufficializzazione di un disegno di legge che inquadra, tra le tante figure ad oggi “non tipizzate” (e quindi non soggette all’iscrizione ad albi particolari), quella della Guida Ambientale Escursionistica, che si declinerà sul pelo dell’acqua in Guida Ambientale “Acquatica” (marina, lacustre e perchè no anche fluviale). Sia essa dedicata all’attività subacquea o allo snorkeling, a partire dalle AMP ma speriamo destinata a tutte le coste, la sorella acquatica della Guida Ambientale Escursionistica non può far altro che aiutare lo snorkeling a imporsi come pratica acquatica ecocompatibile, educativa e “slow”. Se è vero che fare snorkeling è un po’ come passeggiar per prati e boschi, farsi accompagnare dalla professionalità di una Guida Ambientale Marina ci permetterà di scoprire, in piena sicurezza e nel pieno rispetto delle norme vigenti, il percorso più bello, raccontandoci storia e fascino dell’insolito panorama “ a pelo d’acqua” che stiamo vivendo, spiegandoci l’equilibrio, la delicatezza e la meraviglia della brulicante vita che si mostra nei primi metri d’acqua.
Emilio Mancuso – Istituto per gli Studi sul Mare
Angelo Mojetta – Istituto per gli Studi sul Mare