Autore: Marco Daturi
Intervista a AnnaMaria Mencatelli [Padi Europe]
Ti chiediamo una presentazione sintetica per i nostri lettori: chi sei, chi rappresenti e che ruolo hai in azienda?
Sono Anna-Maria Mencatelli e lavoro per PADI Europe da 6 anni.
Ho una laurea in giurisprudenza e dopo una carriera subacquea con PADI, sono diventata Direttore di Corso in California nel 1999. Qualche mese dopo, mi è stato offerto dall’azienda l’incarico di Regional Manager per l’Italia e la Svizzera Italiana, che ho accettato con grande entusiasmo. Il mio ruolo è quello di trait d’union fra PADI Europe ed i suoi centri subacquei, occupandomi di loro sotto ogni punto di vista, in particolare quello commerciale.
Perchè questa convention Adisub?
L’idea di fondo è quella di mantenere desta l’attenzione sulla subacquea in un periodo dell’anno in cui è più comodo pensare che la nostra attività sia in letargo.
Ma non è così, anzi. E’ proprio in questo momento che si lanciano le basi per i progetti nuovi, per i nuovi corsi, e le idee per la stagione futura prendono forma, anche grazie al contributo dei nostri clienti e degli utenti finali. Con la Convention le didattiche colgono l’occasione per rivedere e parlare con i propri iscritti, confrontandosi in un ambiente che è loro completamente dedicato. Ci sarà tempo per incontrare anche i neo brevettati e introdurli ancora di più nel nostro mondo. Infine vogliamo stimolare chi ancora subacqueo non è, ad interessarsi a noi. Per questo PADI Europe ha volentieri accettato l’idea iniziale di Gaetano Occhiuzzi ed abbiamo, all’interno di ADISUB, organizzato ed ampliato l’evento. ADISUB ha aperto le porte a tutte quelle aziende che come noi vogliono parlare di subacquea e ha scelto di lasciare gratuito l’ingresso, proprio perchè vogliamo essere a disposizione di tutti.
La subacquea sta cambiando?
L’immobilismo è nemico delle aziende. Le agenzie didattiche sono aziende, come lo sono i centri subacquei e i negozi o le scuole di città. Se non ci fosse un cambiamento costante, una modificazione progressiva saremmo destinati a scomparire. Ecco perchè è impossibile pensare che il cambiamento non ci sia stato e suicidiario credere che si possa raggiungere un obiettivo per poi fermarsi. I cambiamenti possono essere fatti di dettagli in alcuni casi o macroscopici in altri, dipende dal momento storico, dall’ambiente e anche dalle dimensioni dell’azienda, per questo potrei fare mille esempi di cambiamento, e probabilmente ciascuno di noi ci si ritroverebbe. Ma senza andare tanto lontano, quale più bell’esempio di cambiamento è l’ADISUB?
Quando ho iniziato a lavorare in PADI, non solo l’ADISUB non esisteva, ma il clima tra le agenzie didattiche era spesso pesante. Adesso invece siamo qui ad organizzare la 2° Convention, pur nel rispetto delle nostre reciproche individualità e del nostro mercato. Chi non vede in questo un cambiamento di cui tener grande conto, anche in ambito istituzionale, è decisamente distratto.
Che ruolo hanno le donne nella subacquea italiana?
Come professioniste si occupano di tutto in prima persona, e come in ogni altro settore, se vogliono fare strada, non hanno problemi. Del resto abbiamo molte donne che gestiscono diving, riviste subacquee, tour operator e aziende. Se invece sono subacquee e quindi utenti finali, sono un pubblico normalmente più sofisticato ed esigente rispetto a quello maschile e poiché rappresentano circa il 30% del mercato, rinunciare a questa importante percentuale non sarebbe intelligente. Un diving che può vantare un gran numero di clienti donne, è certamente un diving al di sopra della media in termini di confort e logistica. Se io avessi ancora un diving o una scuola da gestire ci penserei.
La presenza di testimonial VIP del mondo dello spettacolo, come per esempio le Veline, potrebbe dare un maggiore slancio alla subacquea italiana e farla diventare un hobby più popolare?
Io preferirei che qualcuno diventasse famoso grazie alla subacquea e non che la subacquea diventasse famosa grazie a qualcuno.
Perchè non può la subacquea diventare così popolare che chi la pratica diventa famoso, come nel calcio o nello sci?
Certo, manca l’agonismo, che è un elemento fondamentale per la natura umana, ma a me piace pensare in grande!
Comunque, nell’attesa di diventare così famosi, bisogna dire che molti VIP già si annoverano nei database di tutte le principali agenzie didattiche e ADISUB potrebbe sfornare un bell’elenco. In passato un tentativo è stato fatto ma, poiché l’episodio non si è ripetuto, ritengo che i risultati non siano stati incoraggianti.
Oltre i costi altissimi di un’operazione come questa, va detto che la subacquea non è un prodotto facilmente vendibile, fare il testimonial per l’acqua minerale non è come farlo per la nostra attività.
Bisogna essere dei conoscitori e degli appassionati, quindi un volto noto non basta, ci vorrebbe un volto noto e innamorato della subacquea.
Cosa diresti a una ragazza che si vuole avvicinare a questo hobby ma lo ritiene troppo faticoso?
Come detto prima, le donne rappresentano un pubblico più esigente e se davvero la subacquea fosse ancora un’attività faticosa, potrebbero decidere di abbandonare o addirittura rifiutarsi di iniziare.
Ma la subacquea non è più un’attività faticosa. Le bombole portate a spalla sono un disagio che il mercato non accetta più.
Certo, un ambiente o una barca poco confortevoli, la mancanza di privacy o semplicemente la difficoltà a parcheggiare, fa passare la voglia a chiunque, diciamolo francamente!
Ma da quando il mercato ha scoperto il potere d’acquisto delle donne, molte cose sono migliorate, proprio perchè, per attirare l’universo femminile, la qualità dei servizi ha dovuto alzarsi, necessariamente.
Così è stato anche per quei centri d’immersione che hanno saputo adeguarsi al cambiamento dei tempi e rendersi più attraenti per le subacquee e, di conseguenza, per tutti.
Quindi, tornando alla tua domanda le direi: “Scegli con cura la tua scuola d’immersione, e poi goditi uno spettacolo di cui non ti posso dire, una volta sott’acqua non vorrai più risalire!”
Ringraziamo AnnaMaria per la disponibilità.
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