Intervista ad Andrea Zuccari, – 185 METRI, nuovo record italiano in apnea in assetto variabile No-Limits.
Il 28 agosto 2017 nelle acque di Sharm El Sheikh Andrea Zuccari ha raggiunto i -185 metri, conquistando un nuovo record italiano in apnea in assetto variabile No-Limits superando di 10 metri il proprio record dopo 3 anni.
L’apnea in assetto variabile No-Limits è la disciplina che permette agli atleti di scendere in profondità con una zavorra mobile, slitta, che non ha limiti di peso. La risalita è agevolata e supportata da sistemi di sollevamento come palloni gonfiati ad aria o verricelli che permettono di risalire a velocità che possono superare i 2 m/sec.
Apnea No-Limits è la specialità con cui si raggiungono le profondità maggiori ed altrettanto risulta tra le più pericolose, al punto da non avere più da qualche anno l’omologazione dei record da parte di AIDA, Association Internationale pour le Développement de l’Apnée.
Una breve intervista ad Andrea Zuccari, ringraziandolo per la disponibilità.
La prima domanda è scontata: sei soddisfatto di questo nuovo record?
Si, anche se il mio obbiettivo era i 200 mt. Nel 2014 avevo stabilito il mio ultimo record in No Limits scendendo a -175 mt con la maschera. Dato quel risultato e credendo che i limiti del No Limits fossero la compensazione ho pensato che togliendo la maschera e utilizzando il tappa naso con degli occhialini allagati, non dovendo sprecare aria per compensare la maschera arrivare a 200 mt a livello di compensazione sarebbe stato possibile.
Per quanto tempo e come ti sei preparato per il record?
La preparazione è durata quasi un anno, inizialmente ho lavorato a secco per migliorare in modo generico la preparazione fisica, ho seguito una dieta specifica per aumentare la microcircolazione per migliorare gli scambi gassosi. Negli ultimi 4 mesi mi sono concentrato sullo stretching della cassa toracica e sono riuscito a passare da 6 lt. di Capacità Vitale a 7,5 lt e da 8 lt. di vitale+carpa a 10 lt.
E’ stato importante anche il lavoro di squadra con medici e altri collaboratori in particolare?
Sulla slitta c’è solo una persona che scende in profondità, ma questo è possibile grazie alla squadra che gestisce il tuffo e fornisce la sicurezza e non solo il giorno del record ma per più di due mesi. Devo ringraziare in particolare Tito Zappala, istruttore che lavora per me presso il Freediving World Apnea Center, è grazie a lui che questa stagione di allenamenti e il record sono stati possibili. Devo anche ringraziare la mia Compagna, Alice Cattaneo che mi è stata vicina durante un intero anno di sacrifici e di allenamenti, e nonostante fosse preoccupata per il tipo di impresa mi ha appoggiato costantemente, specialmente nei momenti difficili. Una serie di dottori si sono costantemente interfacciati con me durante le ultime fasi di allenamento per cercare di trovare soluzioni per cercare di mantenere gli standard di sicurezza più alti possibili per quello che riguardava la mia salute.
Quali sono i limiti principali e i pericoli a queste profondità?
Il principale limite e pericolo a queste profondità, ho scoperto quest’anno è la Narcosi da Azoto. Anche negli anni passati avevo percepito la narcosi ma con la pratica e gli allenamenti ero sempre riuscito a tenerla sotto controllo. Quest’anno diversamente non sono riuscito a risolvere il problema, forse per la quota superiore che per il fatto che non ho più utilizzato la maschera. Una teoria che stiamo analizzando e cercando di dimostrare con i dottori che mi seguono è che l’assenza di stimolo al nervo ottico, dato che usando gli occhialini ho gli occhi quasi costantemente chiusi, quando la narcosi arriva, mancando uno stimolo visivo si cade più facilmente in una narcosi più profonda. Durante gli allenamenti ho raggiunto la quota di 185 mt altre due volte prima del record e anche durante tuffi meno profondi ho cercato di creare degli automatismi in modo che anche in uno stato di narcosi avrei fatto il mio lavoro. Il problema si sarebbe presentato se qualche cosa andava storto, io non sarei stato in grado di gestire il problema e questo poteva scaturire in un incidente. Per questo motivo, nonostante la compensazione stava funzionando e sarei stato in gradi di andare oltre ho deciso di fermarmi alla quota di 185 mt. E’ vero che il No Limits è uno sport estremo, ma questo non vuole dire che non si deve fare il possibile per mantenere gli standard di sicurezza più alti possibili.
Hai qualche consiglio per chi volesse avvicinarsi all’apnea No-Limits?
Il primo consiglio è di approcciare la disciplina del No Limits solo dopo aver sviluppato molta tranquillità in mare e consapevolezza del proprio corpo ed aver sviluppato le proprie capacità di compensazione. Poi bisogna cercare un centro specializzato in questa disciplina con anni di esperienza, in modo che l’istruttore vi possa guidare alla scoperta del No Limits.
Maggiori informazioni su: http://www.andreazuccari.com/