Autore: Marco Daturi
Una studentessa del Master di II livello in
Comunicazione Digitale, Silvia M., ha svolto a fine anno 2013, una ricerca
finalizzata ad un lavoro da presentare all’università La Sapienza di Roma
raccogliendo dati per la subacquea al fine di analizzare alcuni aspetti legati a
questa attività e al mondo della comunicazione. Questo lavoro è stato effettuato
su Internet attraverso decine di siti e social media e si è concluso con la
raccolta di 1668 questionari da parte dei sub e 77 dai diving center,
un campione significativo utile per un’analisi aggiornata. Le statistiche in
questo settore sono sempre piuttosto rare così abbiamo avuto in via esclusiva il
database dei questionari compilati dalla cui analisi emergono alcuni aspetti
interessanti che vogliamo condividere.
Analisi
relativa ai Sub
Il bacino di utenza oggetto dello studio,
la popolazione dei subacquei italiani,
si conferma
maturo
con solamente il 3% sotto i 25 anni e la maggioranza assoluta tra i 36 e i 55
anni. In
calo significativo rispetto
alle precedenti statistiche della presenza femminile,
ora scesa al 17%, quasi dimezzata rispetto al 30% circa che era il dato storico
ricorrente.
La formazione scolastica si conferma sopra la
media nazionale con il 52% degli intervistati in possesso di una licenza media
superiore e quasi il 40% di una laurea, un master o un dottorato.
Di professione pochi tra coloro che hanno
risposto lavorano a tempo pieno nella subacquea e come lavoro il 42% risulta
essere “impiegato”, il 28% liberi professionisti mentre risultano marginali gli
studenti (3%) e i pensionati (4%).
La maggioranza degli ‘intervistati’ ha investito molto nella propria formazione
subacquea e in una piccola minoranza si sono fermati al primo livello (6% open),
mentre il 23% ha raggiunto un livello ‘avanzato’ e quasi un quarto sono
istruttori con una buona presenza anche di guide e aiuto istruttori. Tutti
risultano abbastanza attivi, con il 65% che effettua più di 20 immersioni
all’anno e solo il 10% che ne fa meno di 5.
Il turismo subacqueo
è sempre un dato interessante e circa il 70% del campione effettua viaggi sub
con la maggioranza relativa che li organizza autonomamente attraverso Internet e
rivolgendosi a t.o. specializzati. Un viaggio non basta a tutti e, infatti, un
quarto effettua più di una vacanza sub all’anno con la meta più gettonata che
risulta essere l’Egitto
che precede le Maldive.
In Europa la Croazia
è la destinazione più presente. Il 30% invece non ha effettuato viaggi
all’estero ma si gode le coste Italiane.
La marca di attrezzatura preferita
da questi sub è Scubapro, seguita da Mares e per i prossimi acquisti nella lista
dei desiderata c’è un po’ di tutto: in pole position muta stagna, computer sub e
gav, seguiti da torce, mute umide e semistagne e persino scooter e compressori
portatili.
Internet
è lo strumento di tutti e il sito web in assoluto più seguito è
ScubaPortal con il 91% dei voti,
seguito da Poverosub (43%). Tra le riviste la più letta risulta
essere ScubaZone con quasi il 60% dei voti,
un dato interessante considerato il formato del magazine, in linea con le
tendenze del mercato che vede la carta stampata in calo.
Analisi
relativa ai Diving Center
I servizi offerti sono i ‘classici’ dei centri
immersione: noleggio attrezzatura, ricarica bombole, immersioni guidate, scuola
sub, organizzazione eventi e in anche vendita di attrezzatura. Non emergono
particolari novità di rilievo e forse l’unica che segnaliamo è che gran parte
dei centri immersione si sta rivolgendo a Internet per la propria pubblicità un
po’ in tutte le direzione e, in particolare, emerge ScubaPortal come canale
preferenziale.
Quasi tutti i diving center si dichiarano
facili da raggiungere e vicini ai siti di immersione e la maggioranza di loro è
aperta tutto l’anno, è composta da 4 o 5 persone di staff e ha un sito Internet
che aggiorna con news, promozioni e prenotazioni online.
Il volume di affari e il numero di clienti sono
dati molto disomogenei che non vengono dichiarati volentieri: infatti i diving
hanno preferito non rispondere nella maggior parte dei casi ma il 40% di loro ha
dichiarato un dato che ha visto il fatturato in calo nel 2013 rispetto al 2012.
È assolutamente vietata la riproduzione, anche
parziale, del testo e delle immagini presenti in questo articolo senza il consenso dell’autore.