In più occasioni abbiamo introdotto argomenti che sottolineano come i subacquei possano fornire un prezioso contributo alla ricerca, abbiamo cioè parlato di Citizen Science (CS).
Sappiamo che i nostri mari stanno attraversando un brutto momento, il peggiore di sempre possiamo dire. Nel passato, quando l’Uomo non c’era, il pianeta ha attraversato crisi di biodiversità gravissime ma di solito con effetti più gravi sulla terra che in mare. Oggi, sovrapesca, inquinamento e cambiamenti climatici ci stanno chiaramente mostrando che o cerchiamo di ridurre le pressioni e proviamo a ripristinare almeno in parte il funzionamento degli ecosistemi o comprometteremo per sempre la principale fonte di sostentamento dell’umanità.
Ma proteggere ciò che non si conosce è una battaglia persa e oggi più che mai sappiamo di non sapere abbastanza. I ricercatori da soli non ce la fanno a descrivere specie e habitat nella vastità degli oceani e a valutare su larga scala il loro stato di salute: poche risorse economiche e umane. L’aiuto di volontari adeguatamente formati è l’unica chance che abbiamo per risolvere il problema. La CS è oggi considerata un supporto credibile ed efficace alla raccolta di dati scientifici, ma il suo potenziale è ancora sottovalutato, soprattutto dalle istituzioni. C’è un problema di comunicazione tra ricercatori, gestori, politici e comunità. Ognuno utilizza un linguaggio diverso e questo limita molto le possibilità di capirsi e di trovare soluzioni condivise e alimenta spesso tensioni. Un progetto di CS crea invece importanti connessioni tra tutti gli attori e procede utilizzando un linguaggio scientifico-divulgativo accettato da tutti. Quando i ricercatori individuano le principali criticità di un’area, politici e gestori chiedono soluzioni pratiche, percorribili e rapide, non sempre fattibili o adeguate da un punto di vista scientifico. Questo dualismo è in alcuni casi superabile grazie alla partecipazione della comunità. Lo sviluppo di un linguaggio utile a coinvolgere volontari porta a importanti ricadute sul piano formativo ed educativo dei cittadini che possono così essere più disponibile ad accettare le soluzioni gestionali, spesso impopolari.
Ma quello che si è chiaramente capito in questi ultimi anni è che i progetti di CS partono in genere con un grande entusiasmo ma spesso questo svanisce se non adeguatamente valorizzato. Tali dinamiche sono praticamente inevitabili quando manca una figura scientifica di riferimento che accompagna i progetti per l’intero periodo.
Biologi marini esperti in progetti di Citizen Science
Per questo motivo presso l’Università Politecnica delle Marche è stato progettato un corso di perfezionamento per biologi marini che permetta loro di riconoscere le enormi potenzialità della CS proposta nell’ambito della subacquea.
Il titolo del corso è “ Ricerca Partecipativa, Valorizzazione del Patrimonio Naturale e Subacquea Ricreativa – L’economia locale a supporto della gestione territoriale”. Il bando è visibile qui.
Il corso fornisce specifiche conoscenze relative all’applicazione di protocolli per il coinvolgimento di volontari in progetti di ricerca partecipativa da svolgere presso centri d’immersione.
Saranno fornite conoscenze riguardanti progetti che possano essere d’interesse locale, nazionale e internazionale, a supporto delle più recenti direttive europee. Saranno applicate tecniche di censimento visivo su rifiuti, specie marine mediterranee, specie aliene, tecniche di monitoraggio delle risposte fisiologiche dei subacquei alle immersioni e di raccolta ed elaborazione dati.
I docenti saranno biologi, ingegneri, medici ed esperti del settore. Il corso è nato da una collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche con PADI EMEA, DAN Europe, Reef Check Italia onlus.
Il corso, finalizzato alla creazione di una nuova generazione di professionisti della subacquea in grado di operare all’interfaccia fra ricerca e impresa, è rivolto a laureati e dottorandi in diverse discipline delle Scienze del Mare titolari di un brevetto Dive Master (o superiore) di una qualsiasi didattica riconosciuta. Il corso copre argomenti quali ricerca partecipativa in ambito medico e ambientale, tecnologia e marketing per la promozione della citizen science nell’industria subacquea e diversificazione del business nella subacquea ricreativa. Il training, intensivo, si snoda attraverso sessioni in classe e sul campo per esporre i partecipanti sia ai fondamenti della teoria che a scenari realistici durante i quali mettere in pratica quanto appreso.
Quest’anno il corso sarà ospitato dall’Area Marina Protetta di Tavolara, in Sardegna, dal 4 all’8 febbraio. Le AMP sono spesso promotrici di progetti di CS in cui i cittadini sono coinvolti in piani di monitoraggio ambientale e/o nella raccolta dati su presenza e distribuzione di specie animali e vegetali. Sarebbe importante che i gestori includessero i dati raccolti, scientificamente validati, nei reali piani di gestione e l’Area Marina Protetta di Tavolara è in prima linea da questo punti di vista.
Se siete interessati affrettatevi, è possibile iscriversi fino al 14 gennaio.