Aggressione di uno squalo ai danni di uno snorkelista a Marsa Alam: ma gli squali stanno diventando sempre più pericolosi per l’uomo?
Intervista a Danilo Rezzolla, membro del Gruppo Ricercatori Italiani Squali e fondatore dell’associazione di ricerca Danishark.
Il 29 dicembre scorso, nella piccola baia del Resort Sataya, a Mara Alam, si è verificata una grave aggressione di uno squalo, verso uno snorkelista italiano: la vittima stava nuotando all’interno delle boe che delimitano l’”area sicura e balneabile”, quando è stato attaccato da uno squalo che ha provocato ferite e lacerazioni molto profonde alla gamba destra, tali da provocarne il decesso nel giro di pochissimi minuti.
In soccorso della vittima ha provato ad intervenire un altro snorkelista italiano che era in acqua, a poca distanza dalla vittima: anche lui è stato aggredito dallo squalo, ma è riuscito a salvarsi grazie all’intervento di un gommone che era in zona che lo ha issato a bordo prima che gli venissero inflitte ferite letali.
Questa aggressione segue quelle di luglio 2022 e di giugno 2023, avvenute sempre sulle coste egiziane, che hanno portato al decesso di 2 persone che nuotavano in superficie: la frequenza di queste aggressioni fa sorgere in molti il dubbio che negli ultimi anni gli squali possano aver modificato i loro interessi alimentari, a causa di attività umane e che la situazione delle coste egiziane possa diventare pericolosa per i bagnanti.
Nosytour ha deciso così di fare alcune domande a Danilo Rezzolla, che da oltre 25 anni studia gli squali e che ha svolto oltre 3000 immersioni con numerose specie di pesci cartilaginei per studiarne il comportamento.
Intervista a Danilo Rezzolla riguardo l’attacco di squalo allo snorkelista a Marsa Alam
Nosytour: Danilo ma cosa sta accadendo? Gli squali sono diventati un reale pericolo per l’uomo
REZZOLLA: Innanzitutto dobbiamo spiegare che quanto accaduto a fine anno a Marsa Alam non ha nulla di strano o di anomalo: si è trattato infatti di un’aggressione da parte di uno squalo, nel suo areale di caccia.
Il Mar Rosso infatti è, fortunatamente, un mare in equilibrio biologico, che ospita molte specie di predatori, come ad esempio gli squali: lo squalo coinvolto nell’aggressione di dicembre (probabilmente uno squalo tigre), è semplicemente un predatore opportunista che stava perlustrando il suo areale di caccia e che ha trovato nella povera vittima italiana, la sua preda del momento.
Se da un lato è vero che l’uomo non rappresenta, per molteplici motivazioni, la preda ideale per gli squali, è altrettanto vero che queste specie di squali definite “predatori opportunisti”, hanno un range alimentare molto ampio ed è quindi possibile che, in determinate circostanze, l’uomo vi possa rientrare. Dall’analisi dell’aggressione che ho potuto fare grazie alla visione di immagini inedite, mi sento di affermare che quanto accaduto, pur essendo un evento (fortunatamente) assai raro, non mostra nessun segno di stranezza rispetto al normale comportamento di un predatore opportunista.
Nosytour: ma quindi Danilo possiamo riscontare tra le cause di questa aggressione, gli effetti dell’impatto dell’uomo sull’ambiente marino?
REZZOLLA: è incontestabile che molte attività dell’uomo hanno un effetto sull’ambiente (terrestre o marino) e possono anche produrre dei cambiamenti sul comportamento animale, ma tale affermazione, per essere circostanziata e correlata ad una precisa aggressione come (ad esempio quella di Marsa Alam), deve basarsi su dati oggettivi e questi, ad oggi, non sono stati riscontrati.
Un chiaro esempio è l’analisi dell’aggressione avvenuta a giugno del 2023 ad Hurgada, dove morì un giovane ragazzo russo attaccato da uno squalo tigre mentre nuotava in superficie: quell’evento fu da molti associato alla festa musulmana chiamata “Eid al-Aḍḥā (festa del sacrificio), che quell’anno cadeva proprio nel mese di giugno.
In occasione delle feste religiose, vengono trasportate grandi quantità di pecore e capre per il sacrificio; alcuni esemplari, morti durante il trasporto, vengono buttati in mare e questo potrebbe essere fonte di attrazione olfattiva per gli squali. L’autopsia dello squalo autore di quella aggressione (unico dato oggettivo), mostrò però che quell’esemplare esso non aveva resti di carcasse nel suo stomaco, in considerazione anche delle tempistiche di digestione degli squali.
Questo esempio serve è spiegare che la teoria delle carcasse in acqua, come fattore di attrazione, anche se suggestiva, non ha ad oggi riscontri oggettivi e può essere quindi annoverata solo tra le supposizioni.
Nosytour: quindi Danilo quale considerazione finale fai su questa aggressione in Mar Rosso?
REZZOLLA: Io reputo che lo squalo coinvolto in quest’aggressione non abbia messo in atto nessuno strano comportamento, tale da indurre a letture diverse: anzi, l’insieme delle sue azioni è assolutamente in linea con le caratteristiche di un “attacco non provocato”.
Inoltre non è assolutamente strana la presenza di questo predatore opportunista in un’area del Mar Rosso come quella dove è avvenuta l’aggressione. In definitiva quindi, questa aggressione si può leggere come un tragico evento che, seppur raro, rientra nella normale attività di uno predatore opportunista che, in acque basse, si è imbattuto in una preda occasionale.
È quindi molto importante effettuare una lettura razionale dell’evento, basata solo su dati oggettivi, senza cercare necessariamente nell’impatto antropico la causa di comportamenti anomali di specie animali.
Gli squali sono animali selvatici che potenzialmente possono essere pericolosi per l’uomo: questo non deve diventare fonte di fobia, vista la rarità di questi eventi, ma non è corretto escludere a priori le aggressioni o reputarle un evento anomalo.
Al contrario, proprio per il loro valore nell’equilibrio ambientale marino, è fondamentale preservare l’esistenza di tutte le specie di squali, perché solo con la loro presenza un habitat marino si può dire davvero in salute.
Danilo Rezzolla, fondatore di Danishark
Danilo Rezzolla ha fondato Danishark nel 2006, unendo la sua passione innata per il mare e gli squali a un’esperienza decennale. Già membro del GRIS (Gruppo Ricercatori Italiani Squali) e del Mediterranean Shark Research Group, Danilo ha iniziato fin da giovane a vivere il mare attraverso apnea e subacquea, attività che lo hanno portato a lavorare come guida in Italia e all’estero.
Laureato in Scienze della Produzione Animale presso la facoltà di Medicina Veterinaria di Milano con una tesi sullo squalo pinna nera (C. melanopterus), ha lavorato per anni in importanti acquari italiani ed esteri, tra cui l’Acquario di Genova e Marineland Antibes. Nei primi anni 2000 si è dedicato a progetti di ricerca sugli squali, concentrandosi soprattutto sugli squali bianchi in Sud Africa, dove ha sperimentato immersioni in “free dive” (fuori gabbia). Nel 2004 ha avviato il suo primo progetto di ricerca sugli squali martello.
Con Danishark, in collaborazione con Nosytour, Danilo organizza spedizioni di ricerca dal 2006, contribuendo con i dati raccolti a numerose pubblicazioni scientifiche.
Per conoscerlo meglio: Intervista a Danilo Rezzolla fondatore di Danishark