Autore: Francesco Turano
A zonzo nel Mediterraneo, disegnando fondali
All’inizio degli anni novanta, quando solo da un quinquennio avevo intrapreso la carriera di fotografo subacqueo, mi venne in mente di disegnare un relitto al quale ero particolarmente legato. L’idea nasceva dall’impossibilità pratica di poter avere una visione d’insieme della nave affondata con l’uso della fotografia, poiché sott’acqua non esiste la possibilità, come tutti sappiamo, di scattare foto panoramiche.
Avrei potuto iniziare questa avventura solo grazie alle mie capacità di disegnatore e grazie alla collaborazione dei soci del club col quale mi muovevo all’epoca, che avrebbero dovuto aiutarmi nei rilievi da prendere sul fondo, in immersione. Fu così che mi cimentai nel lavoro, coinvolgendo alcuni amici subacquei e ripetendo immersioni su immersioni; scattavo foto a luce ambiente da lontano (quando la pulizia dell’acqua me lo consentiva) e prendevo riferimenti, profondità e misure dello scafo del relitto, un mercantile affondato alla fine del secondo conflitto mondiale al confine meridionale dello Stretto di Messina (sulle rive di un paese del litorale jonico calabrese chiamato Saline Joniche). Presto mi resi conto che potevo prendere appunti disegnando direttamente sott’acqua, costruendo delle lavagnette di resina bianca un po’ più grandi di quelle che si trovano comunemente in commercio per uso subacqueo.
Esempio di disegno a colori di un tratto di fondale con inserimento dell’itinerario subacqueo, delle profondità e delle specie tipiche al computer, usato solo per l’assemblaggio dei diversi elementi.
Fu la svolta definitiva: gli strumenti di lavoro erano completi e con la passione e l’accanimento di sempre, mi impegnai a fondo; in più riprese, portai a compimento il disegno del relitto della Laura C, realizzato su cartoncino 70×100 e trasferito su carta pergamenata per un effetto grafico migliore. Da allora, durante ogni immersione iniziai a guardare le cose in modo diverso. Ma l’evento che mi portò a realizzare con una certa abitudine delle vere e proprie mappe dei fondali fu la collaborazione con la rivista “Aqva”.
A quel tempo, intorno alla metà degli anni novanta, la rivista realizzava articoli di itinerari subacquei puntando su un disegno del fondale a doppia pagina, contornato da tante piccole fotografie di riferimento per la fauna marina. Il disegno era realizzato al computer da un grafico; da parte mia, come collaboratore di Aqva, inviavo i disegni via fax, dopo averli realizzati con poche immersioni e qualche foto di riferimento. Le tavole, staccandosi dagli schizzi degli altri collaboratori per la precisione e la particolarità del tratto, agevolavano non poco la trasformazione dell’opera col computer. Tanto che quando uscì il libro della Portoria Editrice (stesso editore della rivista) sulle migliori immersioni italiane, in copertina andò a finire uno dei miei lavori (lo scoglio Vadaro di Capo Vaticano, in Calabria).
Da allora ho provato a disegnare sempre più spesso e, dopo aver interrotto la collaborazione con Aqva, ho proposto ad alcuni diving la realizzazione di vere e proprie mappe dei fondali per uso turistico, in cambio dell’ospitalità, delle immersioni e di pochi denari. Tutto era rigorosamente alimentato da una gran passione, invariata nel tempo; come adesso e come sicuramente sarà in futuro…
Le mappe dei fondali in bianco nero, realizzate a penna su cartoncino bianco in vari formati, e utilizzabili sia a parete, incorniciate e appese all’interno del diving, sia in barca, plastificate e sempre al seguito per operazioni di briefing e debrifing.
Così facendo ho gironzolato un po’ nel Mediteranno, soprattutto al sud, fino a quando non ho riproposto i miei disegni ad un’altra rivista: “Il Subacqueo”. Per tutto il 2004 ho pubblicato un disegno al mese, ma la cosa si è conclusa prematuramente per scarsa sensibilità della redazione. Oggi continuo a disegnare i fondali dove mi immergo, continuo a lavorare per quei diving che credono nella qualità di un ceto tipo di servizio e i miei disegni si son perfezionati moltissimo, grazie al tempo e all’esperienza maturata.
Ma come si svolge il lavoro del disegnatore subacqueo, un lavoro insolito e curioso, che richiede gran passione e professionalità? Per disegnare un sito sommerso è necessario fare una serie di immersioni; due o più secondo la precisione richiesta nel lavoro finito. In genere mi immergo solo o, in alternativa, con il titolare del diving che mi ha commissionato il lavoro. Cerco di scattare qualche foto in campo lungo, a luce ambiente, per trasferire sulla pellicola le forme e la morfologia di alcuni tratti del fondale (o del relitto). Al seguito ho un paio di lavagne in plastica, bianche, formato 30×40 circa, forate in un angolo e tenute insieme da un moschettone e una sagola, alla quale sono agganciati gomma e matita grassa. Con supporti di questo tipo cerco, una volta sott’acqua, di collocarmi in assetto neutro e ad una certa altezza dal fondo, per disegnare a grandi linee ciò che intuisco, da punti di vista diversi. Tra le foto (che vedrò solo in un secondo momento) e gli schizzi a matita, aiutandomi con una buona memoria visiva unita a un gran senso dell’orientamento, appena riemerso faccio un primo disegno su carta, che poi vado a perfezionare con i consigli della mia guida (il titolare del diving o chi per lui) e con eventuali immersioni successive, sempre più mirate.
Ancora esempi di mappatura di un sito sommerso, in questo caso disegnati includendo la parte emersa per rendere meglio l’idea del luogo, come torna utile nel caso di faraglioni, pareti a picco o scogli isolati con parti emergenti.
Lentamente arrivo a creare un disegno accettabile per l’uso richiesto e gradevole nell’estetica. Il prodotto finito è in genere in bianco e nero, realizzato a penna o a china su cartoncino bianco. Ma non è esclusa la possibilità di realizzarlo a colori, anche se il colore a mio avviso distoglie l’attenzione dell’osservatore nel caso di un uso turistico, tipo briefing e debriefing. Piuttosto preferisco abbinare, al disegno in bianco e nero, dei piccoli riferimenti colorati, come i disegni della fauna marina tipica del luogo o la segnalazione del percorso subacqueo da seguire. Per quel che riguarda quest’ultimo tipo di lavoro uso il computer, ma solo per l’assemblaggio dei diversi elementi realizzati sempre a mano libera.
Un disegno misto, con elementi a colori su fondo monocromatico. Questo è forse il modo graficamente migliore per la segnalazione di tutto ciò che si vuole inserire come riferimenti relativi a un determinato itinerario subacqueo.
Ad esempio, abbinando dei disegni a colori della fauna tipica a una tavola in bianco e nero che riproduce un tratto di fondale, riduco alla dimensione adatta tavole naturalistiche di pesci e invertebrati marini, che ho sempre realizzato personalmente a mano libera ma con pastelli, acquerelli e pennarelli vari.
Forse son riuscito a inventare un lavoro, forse ho solo fatto quello in cui credevo e che, soprattutto, mi piace fare. Continuerò sicuramente a farlo e un giorno, forse, raccoglierò in un libro tutti i disegni fatti a zonzo nel Mediterraneo, segnalando quelle che per me sono e, mi auguro, saranno, le più belle immersioni del Mare Nostrum.
Intanto ho offerto e continuo ad offrire l’opportunità, a tutti i diving e alle riserve marine, di usufruire di un lavoro unico, che consente al turista subacqueo di avere una valida idea di quanto andrà a visitare sott’acqua prima ancora di immergersi.
Seguono alcuni esempi di disegni di relitti, più complicati da realizzare per la quantità di riferimenti necessari al fine di una riproduzione il più possibile fedele.
Vi invitiamo a visitare il sito: http://www.mediterraneoblu.it
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