Autore: Leda Masi
Autore foto: Alexander Mustard
Filtri a confronto
Torno sull’argomento filtri, dato che sembra aver incuriosito parecchio.
Da tempo i videoperatori utilizzano con grande soddisfazione i filtri colorati nelle loro riprese, ma ultimamente molti fotografi hanno scoperto che questi filtri possono essere utilmente associati a macchine digitali per ottenere splendide immagini senza l’uso del flash.
I filtri maggiormente usati in fotografia subacquea sono attualmente quelli della URPro, creati per l’uso in acque tropicali chiare e trasparenti; la ditta ha da poco lanciato sul mercato un nuovo filtro, che si affianca al classico CY, il SW-CY, pensato per l’utilizzo specifico in acque superficiali.
Voglio qui riportarvi un test che paragona l’uso dei filtri CY, SW-CY e un classico 40CC rosso, su differenti macchine digitali, effettuato e riportato da Alex Mustard su UWP magazine n° 24.
Quella che segue è la traduzione di parte di questo testo.
“[…] lo scopo di UR Pro nella ideazione di questo filtro (il SW-CY) è quello di rendere disponibile un filtro in grado di operare efficacemente fra la superficie e gli 8 mt di profondità, laddove il classico CY è destinato a lavorare in un intervallo di profondità che, pur sovrapponendosi in parte al precedente, è maggiore, arrivando infatti fino ai 20 mt. I due filtri appaioni identici alla vista, ma hanno in realtà caratteristiche filtranti differenti.
Molti fotografi trovano che le immagini ottenute con l’uso dei filtri più piacevoli siano quelle ottenute a profondità inferiori ai 10 mt. A profondità maggiori, sebbene i filtri migliorino sensibilmente l’immagine, i colori possono risultare un po’ scialbi. Inoltre i filtri lavorano per sottrazione di luce, così che in profondità siamo costretti a aumentare la sensibilità (ISO) per compensare la sempre minore luce disponibile, cosa che inevitabilmente introduce rumore.
I videoperatori possono scendere a questo compromesso perché il movimento ravviva le loro immagini, ma quei colori spenti in una fotografia inducono chi guarda a desiderare ardentemente l’uso di un flash!
Così il nuovo SW-CY promette di adattarsi bene alle profondità preferite da questi fotografi.
Decisi quindi di testare questo nuovo filtro su due sistemi fotografici.
Per prima cosa ho fatto delle prove con una Olympus C5060, con aggiuntivo grandangolare INON, programma in automatico, bilanciamento del bianco in automatico e scattando in Jpg.
Poi, per coloro che apprezzano un maggiore controllo, l’ho testato su Nikon D70, con obiettivo 20mm, scattando in RAW e aggiustando il bilanciamento del bianco con il
“contagocce” in Photoshop, con il plug-in Adobe Camera Raw.
Nella stessa immersione (ho fatto un sacco di rientri in barca) ho scattato con la D70 equipaggiata con un filtro rosso 40CC sull’obiettivo da 10.5 mm, e con un classico UR Pro CY sul 17-35 mm.
Tutti gli scatti sono stati fatti a 3.5 mt, sulla sabbia, vicino a Stingray City.
Il SW-CY ha lavorato egregiamente sulla C5060 e praticamente tutte le immagini apparivano perfette così come erano in macchina.
Il colore della sabbia, delle razze e i toni della pelle erano tutti piacevoli. I toni della pelle umana sono notoriamente ardui da rendere correttamente, ma in questo caso erano resi con accuratezza. In breve, con quel filtro e in quelle condizioni, la 5060 ha prodotto bei colori lavorando sempre e solo in automatico, semplicemente, puntando e scattando.
L’unico problema che ho riscontrato è che il bilanciamento automatico talvolta veniva ingannato e qualche foto è venuta fuori leggermente tendente al giallo. Non so per certo quale ne sia la causa, ma una semplice e veloce applicazione di
“colore automatico” in Photoshop ha risolto il problema.
Olympus C5060 + Inon WAL + filtro UR Pro SW-CY No flash. Bilanciamento del bianco AUTO. 1/80 @ F5.6 – ISO 100
Senza sorprese, il filtro SW-CY ha dato risultati eccellenti anche con la D70, restituendo anche in questo caso toni della pelle realistici e ambiente naturale.
Nikon D70, obiettivo 20 mm + UR Pro SW-CY. No flash. 1/100 @ F7.1 – ISO 100.
Scattata in Raw, il bilanciamento del bianco è stato fatto con lo strumento contagocce (sulla maglietta bianca) in Adobe Camera Raw.
Ho testato il filtro a fianco del classico CY e del 40 CC R, e, una volta effettuato il bilanciamento del bianco, tutti hanno dato risultati ottimi.
Tre razze. Tutti e tre i filtri hanno dato risultati soddisfacenti dopo il bilanciamento manuale del bianco:
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a) UR Pro SW-CY su obiettivo 20 mm
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b) UR Pro CY su 17-35 mm
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c) Kodak Wratten 40CC red su obiettivo 10.5 mm.
Tutte scattate con Nikon D70.
Il SW-CY è quello che ha richiesto la minor quantità di aggiustamento del bianco in post produzione, ma nessuno richiede comunque grandi correzioni. Le correzioni sono inoltre abbastanza lievi da non avere effetti visibili sulla qualità dell’immagine finale. (ricordiamo che grandi correzioni del bianco in Raw portano a un degrado della qualità dell’immagine).
Una cosa interessante è che il bilanciamento automatico della macchina produce colori più gradevoli con gli UR Pro (entrambi) che non con il CC40R. è possibile che i filtri UR (filtri di correzione colore caldi) facilitino l’operazione di bilanciamento della macchina.
Il solo difetto che ho trovato è che possono essere usati solo su obiettivi con il portafiltri a vite, il che purtroppo esclude i miei principali grandangolari, il 10.5 e il 16 mm fisheye.
Concludendo, il SW-CY è ottimo e fa bene il suo lavoro.
Presumo che la maggior parte dei fotografi non comprino il SW-CY e il CY, data l’ampia sovrapposizione delle profondità operative. Quale scegliere dipende da cosa, dove e perché si vuole scattare.
Se si cerca un filtro versatile che ci accompagni durante un’immersione, allora il CY è senz’altro la scelta migliore.
Ma se la ragione per cui si scende in acqua è fotografare e se si è disposti a limitare l’immersione alla profondità operativa del filtro, allora il SW-CY usato nella luce brillante di acque tropicali superficiali è una scelta azzeccata.”
(A. Mustard – UWPMag 24)
Esiste poi un terzo tipo di filtro, da poco disponibile, utilizzabile sott’acqua, e pensato specificatamente per l’uso con reflex digitali: il Magic Filter, che ha un approccio del tutto differente rispetto agli altri.
Come abbiamo letto poc’anzi, i Wratten CC lavorano bene fino a profondità molto modeste, gli UR Pro arrivano a profondità maggiori e lavorano tutti bene, ma hanno il problema di non adattarsi a tutti gli obiettivi. Tutti questi filtri contrastano l’effetto filtro dell’acqua, il Magic corregge i colori che arrivano al sensore, bilanciandoli in modo tale che il bilanciamento del bianco della macchina riesca a correggerli più facilmente. La profondità operativa arriva a 15 mt, ma riesce comunque a produrre risultati ragionevolmente gradevoli anche a profondità leggermente superiori. Inutile dire che non funziona, a nessuna profondità, con la pellicola per luce diurna, essendo stato pensato appositamente per lavorare unitamente al bilanciamento manuale del bianco.
È realizzato in gelatina ottica, così da essere facilmente tagliato per adattarsi ai diversi obiettivi e al portafiltri di molte macchine.
L’utilizzo di questo filtro, come del resto gli altri, si adatta particolarmente all’uso in acque chiare, con una buona illuminazione e a profondità modeste.
Il vantaggio maggiore dell’uso di questo filtro con obiettivi grandangolari, rispetto al flash esterno, è dato dalla possibilità di ottenere fotografie di ampie superfici uniformemente sature. Un flash, o anche due, non riesce per esempio a coprire per intero una grande distesa di coralli ad esempio, e inoltre, come noto, la luce del flash decade bruscamente con la distanza, mentre con il filtro i colori rimangono saturi anche sulle superfici situate in secondo piano.
Essenziale è però padroneggiare il bilanciamento del bianco manuale, rifacendolo quando la profondità muta di più di un paio di metri. In molti casi il bilanciamento si può fare senza inquadrare il soggetto, si può ad esempio utilizzare una tavoletta bianca o neutra, l’essenziale è che l’oggetto inquadrato riempia la maggior parte del fotogramma. Importante è non fare il bilanciamento inquadrando il blu, altrimenti l’immagine tenderà troppo verso il rosso.
Un lettore di UWPMag ha descritto le sue esperienze sulla rivista (num. 27) e spiega come abbia ottenuto immagini correttamente colorate anche abbinando al filtro il flash esterno, nonostante tale pratica sia sconsigliata dai produttori. L’idea gli è venuta considerando che utilizzando il solo filtro avrebbe dovuto rinunciare a determinate immagini, qualora le condizioni di illuminazione non fossero quelle ottimali.L’accortezza che questo lettore suggerisce è di fare il bilanciamento sulla parte più chiara dell’immagine (anche il disco solare, se l’immagine lo prevede) e di non introdurre ulteriori punti luminosi nella composizione dopo aver fatto il bilanciamento, poiché in tal caso si otterrebbero luci estremamente rosse.
Se si volesse poi in post produzione affinare ulteriormente il bilanciamento del bianco, si suggerisce l’uso di Adobe Camera Raw, facendo il bilanciamento con lo strumento contagocce su un’area neutra del primo piano. Per migliori risultati si eviti di utilizzare aree dello sfondo o sezioni di acque libere: l’immagine finale in questo caso risulterebbe tendente al rosso. Allo stesso modo si dovrebbe evitare di fare la calibrazione su soggetti dalle tonalità troppo intense, come ad esempio un corallo rosso.
In conclusione, i filtri colorati, abbinati a macchine digitali, reflex o compatte, che dispongano della funzione di bilanciamento del bianco manuale o almeno semi-automatica, e utilizzati alle giuste profondità e con una buona luce ambiente, permettono di ottenere alcune immagini, in particolare ambienti, difficilmente ottenibili senza l’utilizzo di ingombranti e costosi dispositivi di illuminazione.
Non sono una panacea per tutte le immersioni e per tutte le esigenze, ma offrono senz’altro delle valide alternative ai flash.
Sicuramente non sono molto adatti all’uso nelle acque del mediterraneo, dove la luce ambiente è sempre scarsa anche nei primi metri.
La scelta del tipo di filtro da utilizzare è sicuramente personale e dipende molto da cosa uno vuole dal filtro.
La tecnica della fotografia subacquea con l’uso di filtri è comunque nuova, e occorre provare e riprovare per trovare la propria personale soluzione ai problemi che via via si pongono.
Per questo inviterei anche i miei lettori a raccontare le loro esperienze e a condividere le loro soluzioni, se e quando decideranno di provare.
(Tutte le notizie riguardanti i filtri magic sono estrapolate dalle pagine del sito www.magic-filters.com – si ringrazia inoltre A. Mustard per averci concesso l’utilizzo del suo testo e delle sue immagini)
Tutte le immagini sono riprodotte per gentile concessione dell’autore, Alexander Mustard, e sono di sua proprietà. E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.