Autore testo: Sonia Serravalli
Autore foto: Sonia Serravalli, Eleonora Medetti, Domenica Franzini
27 aprile 2006: Con la presente vorrei personalmente lanciare al mondo la mia testimonianza riguardo Dahab, in qualita’ di persona che ha vissuto il tutto a dieci metri e meno di distanza, per non dire, direttamente dal di dentro.
Adesso abbiamo il presente, e la gioia di essere vivi. Quasi il bisogno di festeggiare, una festa incessante che nessuno fuori di qui forse potrebbe capire. Ma anche tanta amarezza. Dovuta non alla consapevolezza (da sempre presente) che nel mondo esista una minoranza di folli con la pesante tendenza ad avvelenare l’immagine la fede e il lavoro di miliardi di persone, quanto al desiderio macabro di racconti da macello che i mass media ci hanno mostrato il primo giorno, tagliando tutto il resto del messaggio che avremmo voluto in onda.
Rabbia , dovuta non tanto alla consapevolezza (alquanto condivisa) che farsi la guerra significhi automaticamente condannarsi come perdenti, quanto agli sguardi infossati di tante persone care, i "locali", dopo aver assistito al duro lavoro che quotidianamente svolgono per portare a casa il pane nella maniera piu’ nobile che esista: con il sacrificio di proprio tutto il proprio tempo e la propria forza.
Ammirazione incommensurabile, nell’osservare con che incredibile velocita’ di ripresa le persone di qui si siano rimboccate le maniche per ricostruire, neanche 24 ore dopo il fatto, il ponte esploso, le vetrine buttate giu’ e tutto il resto, prestandosi denaro a vicenda che non hanno, con quello sguardo di determinazione negli occhi che a volte mi fa venire la pelle d’oca – e sentirmi partecipe di questa ricostruzione comune mi lusinga.
Delusione , nell’osservare che mentre qui si festeggia la vita e si guarda avanti perche’ nessuna persona malvagia mai possa vantarsi della prerogativa di farci cambiare i nostri intenti di interscambio culturale, dialogo e pace, i media di casa mia suggeriscono di evitare l’area, come se adesso potesse succedere cio’ che e’ gia’ successo: del senno di poi… e com’e’ facile fare i saggi in maniera tanto semplicistica da diventare banale, e addirittura vuota, parole per riempire un titolo bonario.
La vita e’ adesso, la natura di questo luogo non merita di venire avvelenata dagli stupidi giochi degli uomini: il mare e’ piu’ grande di questo, il deserto e’ piu’ vasto della crudelta’, la nostra laguna e’ ancora azzurra e le stelle incredibili che abbiamo il privilegio di vedere qui ogni notte non si sono neanche scosse. I dispetti di pochi esseri umani deviati sono qualcosa di cosi’ piccolo in confronto a tutto questo.
La notte dopo le bombe lo dicevamo scherzando, ma adesso ci sembra piu’ che uno scherzo una realta’: i terroristi ci hanno regalato in pochi secondi pubblicita’ gratuita a livello mondiale, e per la prima volta nella storia tutti conoscono il nome DAHAB. Non avremmo mai voluto ne’ immaginato che cio’ potesse succedere in questo modo, ma poiche’ non ci resta che guardare il bicchiere mezzo pieno: cio’ e’ avvenuto, e ci basta. Cogli il lato debole del tuo nemico, ricorda sempre, anche nudo nella tempesta o dentro la peggiore guerra, che esiste un punto che con la necessaria consapevolezza e lucidita’ potrai sfruttare a tuo favore. Noi abbiamo tutte le intenzioni di muoverci in questa direzione, anche perche’ oramai siamo consapevoli – e lo dico da europea – che ovunque nel mondo siamo comunque tutti dentro la stessa barca, e io personalmente sono stanca di mettere la testa sotto la sabbia nel nostro "comodo Occidente", autoilludendoci ogni giorno che miseria e terrorismo appartengano soltanto a un mondo separato dal nostro.
Qui avvertiamo forte il bisogno di dirvi la nostra, dall’interno, non dalla TV: qui le persone per la strada stanno gia’ sorridendo, i vetri che hanno montato alle finestre sono piu’ forti e piu’ puliti di quelli di prima, sui muri che ci hanno distrutto si stanno elaborando decorazioni piu’ belle e piu’ colorate di quelle precedenti, il posto alla velocita’ della luce sta rinascendo a nuova vita con uno splendore che prima non conoscevo: se prima gia’ mi sembrava un paradiso aperto a tutti, ora pare davvero volersi avvicinare a qualcosa di celeste.
Come ogni corpo umano dopo una ferita, resta la cicatrice, ma in quel punto la pelle si fa piu’ spessa di prima, e si prepara a sperimentare il mondo con maggiore resistenza. Non per dimostrazione d’odio o rancore verso alcuno, MAI, ma esclusivamente per amore, di se stessi e di tutto il resto del genere umano, pur con tutte le sue imperfezioni e distrofie.
La famiglia Dahab ha superato indenne il suo battesimo del fuoco, e ora puo’ definirsi davvero famiglia. Per tutti coloro che avranno la forza e la consapevolezza necessaria di non credere soltanto al disfattismo televisivo, ma di voler verificare con mano quali mondi accoglienti ed amorevoli si possano edificare in certe latitudini geografiche e storiche, noi saremo qui ad accogliervi a braccia aperte con tutta la nostra voglia di divertirci insieme, che adesso e’ decuplicata. Il mare ci aspetta. Il vento del deserto e’ pronto a regalare a tutti voi il leggendario mal d’Africa che tornati in Italia conoscerete. Non puntate il vostro sguardo sulla paura e la distruzione. Puntatelo sul momento di rinascita dell’araba fenice, perche’ qui siamo tutti convintissimi che si tratti soltanto di dove si concentri il proprio sguardo.
I nostri europei di Dahab han deciso tutti di restare.
Vi abbracciamo e andiamo avanti con il nostro lavoro di promozione della cultura beduina, egiziana ed internazionale che stiamo intessendo qui. Dopo l’inverno della malvagita’, adesso viene l’estate del decollo verso gli standard delle migliori destinazioni esotiche, o per meglio dire, verso i fondali del nostro Mar Rosso… J.
Oggi a mezzogiorno immersioni comuni gratuite offerte dai Red Sea Rangers in ricordo nelle nostre vittime.
Un abbraccio sentito a tutti.
Red Sea Rangers Family, bye Sonia-Aicha-Serravalli
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