Autore: Claudio Di Manao
M’era capitato di passare davanti all discoteca di Bali, due mesi dopo. Un cratere, dei grossi teli e dei fiori. I negozi chiudevano, il mio amico residente che mi diceva: “Immagina questa strada zeppa di gente, un traffico da non riuscire a camminare… guardala adesso.” Il vuoto.
Inevitabilmente pensai che sarebbe andata così, se avessero colpito casa mia, Sharm el Sheikh. L’undici settembre ci colpì tutti, come un cambio epocale. Quel giorno l’umanità capì, o intuì, che non sarebbe finita presto. Forse mai. Questo terrorismo ci indicava la scelta dei suoi obiettivi sempre più chiaramente, ci insegnava la sua logica attentato dopo attentato. Bali uguale a Sharm, o Taba… e Londra come Madrid. Non hanno mai colpito a caso.
C’è un confine labile tra l’esorcizzare la paura ed il sentirsi sicuri. I controlli di Sharm, le leggi speciali, uno statuto a sè, i posti di blocco e le centinaia di disposizioni di sicurezza con le quali noi sharmesi abbiamo imparato a convivere… la presenza di migliaia di uomini in borghese tra noi… ci davano un senso di sicurezza, ci sentivamo protetti. Ma ormai tutti sappiamo, perchè purtroppo lo abbiamo imparato, che nessuna disposizione può fermare totalmente gli attentatori: possono ostacolarli, rendere loro la vita difficile al punto di rinunciare, o scegliere un altro obiettivo. Ma mai impedirlo del tutto. Possono fermare i migliaia di ‘fai da te’ in crisi di emulazione, ma difficilmente un piano strategico ben congegnato. Son cose che dici in una battuta con gli amici, mentre il poliziotto ti urla di parcheggiare lontano dall’albergo, o mentre aspetti mezz’ora in fila per un posto di blocco volante, o mentre ti controllano tutti i documenti per entrare al porto.
Sì, perchè non riesci a vedere la Sharm di Figl di Una… Shamandura, coi suoi variopinti multietnici personaggi, che litigano, s’azzuffano, non si comprendono… come un luogo dove qualcuno uccide. Eppure quello, quello di Figli di Una… Shamandura, e stavolta perdonatemi una piccola presunzione, è il vero spirito di Sharm.
Non riesci a collegare Sharm el Sheikh con quello che hai visto in una notte, coi fiori depositati davanti ad un telo che nasconde le rovine del Ghazala. Non ce la fai.
Sono i turisti che vogliono uscire comunque, che ti danno la forza di uscire in mare. Non è, il loro, semplice cinismo: loro sono l’infermiere che ti fa una battuta mentre ti mette i punti. I punti non sono i suoi, ma te li mette lui, e ridere ti fa comunque bene. Lui non sente dentro di se un mondo che crolla, ma sa che chiudersi in albergo a guardare la televisione, quando il Mar Rosso ti aspetta… è sbagliato. Comunque.
Il mare lava tutto. Il mare assorbe ogni cosa. Riesce ad assorbire il disastro della Haven porcaputtana!
Entrare in acqua e vedere le gorgonie di Ras Umm Sid, alle 5 del pomeriggio mentre non c’è nessuno in giro. Salire in barca e vedere Tarek che si mette una mano sul cuore perchè sei vivo, e lo stesso fa Khamis, quando la sua barca accosta alla nostra. Son contenti di vederti, poi una lagrima. “Chissà che succederà adesso…” ti dicono. Loro, gli egiziani, hanno perso amici, hanno passato la notte all’ospedale a domandare o a chiedere di altri amici., a premere sui cancelli. E nessuno, nessuno mi instillerà mai il sospetto che uno di loro possa essere stato minimamente complice di chi gli ha fatto a pezzi gli amici del shisha-bar, il negozio, il lavoro, il futuro.
Ci si butta in acqua. Ci sono i dentici, ci sono i barracuda. Come ogni anno. L’acqua assorbe i pensieri… sì, c’è altro a cui pensare quando sei in acqua. In acqua devi guardari i tuoi, controllare aria e computer, cercare le cose da mostrare, ridere con chi ti sta curando, con chi ti mette i punti. Preghi il mare di farti un regalo, perchè tu e chi ha avuto il coraggio di essere con te lo meritate. E vedi anche un limbatus, gli altri vedono un tigre.
I poliziotti davanti al Ghazala sono sull’attenti ogni ora del giorno e della notte. Non sorvegliano nulla, onorano le vittime. Turisti russi li fotografano. Loro sorridono. Le macerie sono state rimosse, il Ghazala sarà ricostruito. Nel sorriso del poliziotto sull’attenti io vedo il rispetto, ma anche la voglia di Sharm di ricominciare.
Alla manifestazione dello staff un cartello diceva. “You can’t break the spirit of our community!” Sarà dura, certo, ma ma intanto il mare, continua ad offrirci regali.
Claudio Di Manao
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