Autore: Michela
Questa è la mia testimonianza, a distanza di 15 giorni dall’accaduto. A differenza di Viviana nelle Maldive, in Thailandia lo tsunami ha provocato onde altre oltre 10 metri ed un po’ di vittime e disastri. Il racconto è oggettivo, e nello scriverlo ho voluto eliminare mie paure / sensazioni / riflessioni sulla vita per evitare qualsiasi polemica e qualsiasi critica di protagonismo.
Ognuno è libero di pensare quello che vuole (vedi discussioni in altri topic), e la mia è solo una storia che si è conclusa bene tra molte altre ben più tragiche.
Michela
Il 10 dicembre mio marito mi informa sul suo periodo di ferie e subito andiamo in agenzia per comprare un bel viaggio a Cozumel, ma siamo arrivati tardi e l’albergo preferito è pieno. Peccato. Sono 3 anni che sogno di andare in Thailandia e l’occasione si è offerta su di un piatto d’oro. Occhi dolci da cucciolotto e l’uomo si è sciolto. Si va in Thai …. Yes! Evviva.
Dove? Bah, ho letto bene di Krabi ma anche Phi Phi Island – dicono che è un po’ cara, ma si può fare – diamo mandato per sentire come stanno le cose in 6 alberghi. Dopo 2 giorni il nostro amico che ha l’agenzia di viaggi ci dice che è tutto pieno (anzi strapieno) e ci propone Trang, località nuova a 60 km a sud di Krabi, di fronte a Koh Muk e la Emerald Cave. Un albergo immerso in una realtà locale ancora poco condizionata dal turismo.
Con internet cerco le possibili immersioni in zona, Hin Daeng e Hin Muang, Koh Rok e Koh Kradan …. Beh, non è proprio Phi Phi e dintorni, ma perché no?? Voglio mare azzurro e vedere i famosi pinnacoli caratteristici … e ci sono anche lì … ok, si prenota il 16 e partenza fissata per il 24 dicembre, male che vada ci si rinchiude nella Spa dell’albergo e si fanno massaggi thai.
Il 25 arriviamo a Trang poi ci trasferiamo a Changlang beach …. wow, che albergo! Ci fiondiamo al diving centre, gestito da Warmwaters Divers e prendiamo accordi per il giorno dopo, per una check dive a Koh Rock, in mare aperto.
Il 26 ci presentiamo alle 9.30 pronti al via, ma manca un ragazzo del gruppo ed allora che si fa? Si aspetta … aspetta ed aspetta. Alle 10e15 arriva ed in altri 10 minuti si parte (era ora!). La barca è la classica longtail boat (in legno con un motore che lascia a desiderare), siamo in 8 + guida + barcaiolo, 6 bombole sul fondo della barca e noi un po’ pigiati tra asciugamani e bibite. Ma la cosa più importante è che si fa a fare l’immersione!
Dopo 20 minuti stiamo per superare Koh Muk per entrare in mare aperto quando vediamo infrangersi sul pinnacolo esterno dell’isola due onde spaventose, che schiumavano in modo impressionante, ma con il fatto che sbattevano sulla roccia ed un po’ in lontananza non ci hannop fatto capire subito. Mio marito e la guida chiacchieravano guardando il mare: “che strano” fa quest’ultima … “di solito il mare è una tavola …. Mai visto così, cosa succede oggi?” allora è arrivata l’onda addosso a noi.
La barchetta prende di prua le due onde, la prima ci alza di 5 metri e non scendiamo, la seconda di altri 3 e non scendiamo, ma si balla e si traballa, altre onde. Tutto bene, si sta in equilibrio, io le onde grosse già le conoscevo dall’oceano aperto e visto che non conoscevo questo mare pensavo fosse normale quando si entra in mare aperto… ma dopo poco ho cambiato subito idea.
Usciamo dalla copertura dell’isola e siamo in mare aperto … almeno una decina di barche rientrano a grandissima velocità facendoci gesti di onda, sbracciandosi … allora guardiamo bene e vediamo il mare “bollire” un movimento che credo sia dato dalla corrente che era così forte che schiacciava le grosse boe arancioni di segnalazione in modo spaventoso a tratti sparivano sott’acqua. Il barcaiolo ci ha messo due secondi a girare la barca su se stessa e rientrare, almeno dietro l’isola Koh Muk che offriva una specie di protezione.
Chiamiamo l’albergo e questo ci proibisce di rientrare perché ci sono onde forti, allora restiamo in attesa…….. in 15 minuti ci è passato davanti di tutto, cosa non saprei con esattezza, ma la corrente si portava a spasso con moto alterno un sacco i cose, oggetti colorati, legna, barchette …. Mio marito nota a riva il tetto di una baracca sporgere dall’acqua e dopo 10 minuti la marea si è abbassata di 3 metri fino a vederne l’entrata con gli scalini, e poi ancora più in basso fino a capire che era un palafitta …. Ho fatto un paio di foto di baracche sommerse …. ma poi ho lasciato stare, quello che ho visto mi ha paralizzato.
Ho provato una strana sensazione che ancora oggi non mi abbandona.
Ci siamo ritrovati con una cinquantina di barche di turisti e pescatori, tutti in attesa …. Passata un’ora decidiamo di scendere a terra in quell’isola, in attesa di nuovi ordini dall’albergo … facciamo in tempo a scaricare l’attrezzatura che la marea si ritira e ci troviamo arenati di fronte ad un ristorante che – lo abbiamo visto dopo – aveva 500 metri di spiaggia davanti. Barca arenata, impossibile muoversi. Il resort vicino era vuoto, sono passati in tutto una decina di locali e solo una donna si è fermata ad informarci con il suo inglese cosa stesse succedendo e ci invitava a salire in collina in attesa di una seconda ondata.
Alle due di pomeriggio stavamo ancora vedendo il mare ritirarsi e avanzare rumorosamente … noi speravamo che la marea si rialzasse per tornare in acqua, ma niente. Alle cinque l’hotel ci manda una barca a motore che possiamo prendere solo attraversando mezza isola a piedi, con l’attrezzatura sulle spalle, ci siamo fatti coraggio a vicenda, e forse la calma degli uomini ha dato fiducia anche a noi donne.
Siamo passati in due villaggi di pescatori sventrati, c’era di tutto, e la paura dei locali era ancora ben impressa nei loro occhi.
Anche nel molo (alto) il mare faceva ancora le sue oscillazioni di due metri e anche il buddy è rimasto a breve incagliato nell’acqua bassa. Poi è stato facile; siamo rientrati prima al molo e poi con un’auto all’albergo, costeggiando la riva per altri 20 minuti. Lì abbiamo visto altro, scene comuni a quelle viste in poi in televisione, ma esserci è tutta un’altra cosa.
Rientrati alle 6 in albergo ci siamo premurati di chiamare a casa e rassicurare i parenti, che avevano già sofferto tanto nell’attesa, allarmati dalle notizie televisive.
Potrei scrivere altro, dettagliatamente, ma lo tengo per me. Il giorno dopo abbiamo saputo che due divers che si sono immersi mezz’ora prima (vicino alla Emerald Cave) non sono stati più ritrovati, ed allora sono cominciate le nostre riflessioni sulla vita, sul destino e sulle coincidenze.
Al rientro, passando per Krabi e Bangkok, visti i feriti e le postazioni di assistenza di tutti i paesi del mondo, io non ho retto e mi sono lasciata andare in un pianto liberatorio, dopotutto sono stata fortunata, dopotutto potrei essere stata io ad avere bisogno di assistenza. Ho tirato fuori tutto quello accumulato dentro … e mi ha fatto bene.
In Italia, l’abbraccio dei miei cari ha avuto tutto un altro significato, la mia casa ha un altro significato. Io e mio marito ne parliamo sempre, e da quel giorno anche il nostro rapporto a un nuovo significato.
Mic
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