Autore: Francesco Riscica
Nell’estate del 2004 decidiamo con la mia compagna, con cui condivido la passione per la subacquea, di recarci nelle Filippine, arcipelago del sud-est asiatico, formato da più di 7000 isole.
Anche se il periodo non e’ dei migliori dal punto di vista atmosferico, optiamo per due isole che, da mie indagini personali, appaiono magnifiche per i fondali coloratissimi e per la varietà e la quantità di fauna marina. La nostra destinazione finale sarà rappresentata dalle isole di Cebu e di Bohol.
Dopo un viaggio interminabile, da Roma a Milano, quindi Doha, in Quatar, e uno scalo tecnico a Singapore, siamo atterrati a Cebu.
La cittadina, o quel poco che siamo riusciti a vedere, e’ molto ospitale, anche se ci si rende subito conto delle condizioni di povertà in cui versa la popolazione. Dopo essere atterrati, facciamo il viaggio nel viaggio, infatti, saliamo su una macchina che ci porterà, dopo un tragitto di tre ore per percorrere circa 80 km, alla nostra prima destinazione, localita’ MoalBoal, al Sampaguita Resort.
Qui, dopo un viaggio estenuante durato più di 24 ore, ci aspetta una ottima cena ed una tavolata di subacquei, in contemplazione delle loro foto, scattate nel pomeriggio. Il posto e’ uno dei più rinomati tra gli appassionati di macrofotografia, ed anche noi ci dilettiamo in tal senso, cercando di riportare a casa dei magnifici ricordi delle nostre immersioni.
Purtroppo il tempo non ci assiste, e le giornate non ci regalano che poche ore di sole, il mare non e’ calmo, ma la nostra voglia di “azoto”, ci spinge ad immergerci con frequenza. Certo la visibilità non e’ delle migliori, soprattutto perché l’acqua appare verde, visto il filtro rappresentato dai primi 30 metri di acqua, ricchissimi di plancton.
In questi posti ci si sposta con delle barche chiamate bangkas. Il diving ne possiede due, costruite secondo la tradizione marinara filippina, con la chiglia allungata e filante, con pescaggio minimo per poter accedere senza danni ai fondali corallini e con i tipici stabilizzatori laterali che conferiscono loro la forma ad ala di gabbiano.
Le immersioni si svolgono tutte in parete, e la bellezza dei fondali e’ stupefacente. Ovunque le pareti sono ricchissime di anemoni di tutti i colori, e di dimensioni veramente notevoli, alcionari e coralli duri colorano la parete in modo inimmaginabile, ed i fondali sono ricchissimi di fauna, dai frogfish agli scorfani, dalle cernie coralline ai pappagallo.
Pareti veramente stupende, “giardini verticali” che piombano fino a 50 metri ed oltre, perdendosi nel blu più profondo.
Comunque le pareti sono veramente notevoli, e seppur il brutto tempo non ci invogli, non ci perdiamo nessuna immersione. Un discorso particolare lo merita sicuramente Pescador Island, regno dei pelagici, anche se nel periodo in cui siamo andati noi, ne abbiamo visti molti. Isoletta sperduta in mezzo al mare, ricca di grotte e di anfratti, dista solo 30 minuti dalla costa, e rappresenta il sito d’immersione più bello della zona.
Dopo circa una settimana di permanenza, ci spostiamo verso Bohol, seconda isola programmata del nostro viaggio, il fatto non ci dispiace più di tanto, visto le condizioni atmosferiche ancora pessime e speriamo di trovare un tempo migliore nella nuova destinazione.
Rimontiamo in macchina, e dopo un tragitto di circa 2 ore e mezza, arriviamo sulla costa sud-est dell’isola di Cebu, qui prendiamo un traghetto che ci porterà in circa 2 ore di navigazione sull’isola di Bohol.
Il tempo sta’ già migliorando e noi ci rilassiamo aspettando di arrivare a terra. Al porto ci vengono a prendere e dopo circa 30 minuti di macchina, arriviamo a Panglao, dove sorge l’Ananyana, un resort veramente fantastico, tutto in stile giapponese, molto confortevole e dotato di una spiaggia molto grande, di sabbia bianca.
Il posto e’ veramente bello ed anche il tempo e’ migliorato notevolmente, donandoci , nei giorni successivi, intere giornate di sole e di mare calmo.
Il diving e’ ben organizzato, e le immersioni sono veramente notevoli, forse la parete e’ meno colorata del primo sito, ma la visibilità e’ nettamente migliorata, e lo spettacolo che ci si presenta ad ogni immersione, e’ veramente stupefacente.
Anche qui le barche sono del tipo locale, e devo dire che reggono molto bene il mare. I dive master fanno a gara nel mostrarci nudibranchi multicolori, pesci scatola, ghost pipe fish, e tutto quello che questo mare può offrirci, essendo ricco di una grande varietà di flora e fauna marina.
Anche qui dobbiamo annoverare un sito di immersione sugli altri, una isola sperduta in mare aperto, a circa una ora dal resort, chiamata Balicasag.
Qui abbiamo la fortuna di incontrare chevrolet di barracuda, veramente di notevoli dimensioni, e lo spettacolo dei colori delle pareti ci lascia a bocca aperta.
Al resort il confort e’ veramente di casa, e il tempo ci permette di fare una gita nell’interno per il giorno di no-fly, nella zona delle Chocolate Hill, dove si trova un raro spettacolo della natura.
Infatti la zona e’ ricoperta da centinaia di colline, a forma di panettone, una gita che merita le due ore di tragitto, permettendoci di visionare parte della natura dell’isola. Una citazione particolare e’ da fare per i Filippini, popolazione sempre sorridente e gentile, anche quando le loro condizioni di miseria assoluta, spingerebbero il viaggiatore a pensare altrimenti.
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