Autore: Claudio Di Manao
“Aaaargh! No!!! Il check dive NOOOO!”
“No, neanche per sogno, io 35 Euro per il check non li pago!”
“Ho già svuotato la maschera cento volte nell’Open, figurati se adesso… io!”
Insomma, a volte pare che gli chiedi in prestito la macchina nuova per cappotargliela giù da una scarpata piena di sassi. Un bel mucchietto di diving centers ha pensato che il problema doveva essere da qualche parte, se a quella parola strillavano così. Così, dopo accurate e costosissime ricerche di marketing qualcuno ha identificato il problema nel suono secco della parola ‘check dive’. “Troppo duro per gli italiani!” si sono detti, trasformandolo così nel mellifluo: ‘Immersione di Orientamento’.
Problema risolto? Mica tanto. Dopo un po’ che ci pensano, i subacquei intuiscono che sotto striscia una minaccia molto simile al check-dive e ricominciano.
“ Ma questo è… un check dive! Nooooo! Aaaaaarghh!”
Cerchiamo di capire insieme cosa spinge i centri sub ed i subacquei ad assumere così strani comportamenti ed a mettersi in testa idee così balzane. Vile denaro? Spillare qualche soldo in più a quelli presi all’amo con le bellezze d’una parete gremita di pesci? Paura di dover svuotare la maschera? Matematicamente è difficile stabilire la verità: temo che dovremo provare a raccapezzarcisi con l’utilizzo di qualche sistema empirico. Sì, ho detto empirico, come il sistema che ha prodotto le tabelle che usate per l’immersione.
Nooo! non vuol dire che non dovete fare più immersioni! Non vi arrabbiate adesso e per niente che ne ho di peggio! Intendo dire che si può ancora tentare di stabilire qualcosa di quasi certo, o di accettabile a livello statistico. Come? Partiamo dai diving center.
Per un diving center scafato un semplice brevetto non vale così tanto. Non parlo di questa o quella didattica, ho detto ‘brevetto’. Per un diving center con l’occhio fino il libretto delle immersioni vale molto di più d’un brevetto. Uno con 25 immersioni, se non lo conosci e non l’hai mai visto, devi verificare, anche se ha il ‘Rescue’. Eh, sì! Istruttori e didattiche, è un bel po’ che le cose vanno così: non dite che ve ne siete accorti solo adesso! (Fine della polemica assolutamente neutrale.)
Pesata, attrezzature in affitto, bombole d’acciaio o d’alluminio, procedure, regolamenti locali… sono tutte cose che possono nascondere misteriose insidie. Senza parlare dell’assetto, delle effettive capacità di usare l’octopus in caso d’emergenza, o di svuotare la maschera… Meglio verificare, prima che ci si ritrovi catapultati con un gruppo alle prese con gli agguati del mare e degli equipaggi, prima che vi sbattano in parete con correnti discensionali o in Parchi Marini oscurantisti dove l’uso di guanti e coltelli è punito con la castrazione.
Ma anche: fareste un immersione con un gruppo nel quale nessun elemento ha subito una valutazione? Ma vi va di finire l’immersione dopo 10 minuti ché quello lì, il solito energumeno, s’è ciucciato la bombola? O fare una immersione dove il divemaster non fa altro che raccattare gente che pallona, che panica o che sprofonda negli abissi invece di mostrarvi le murene ed i pesci pagliaccio? O peggio ancora: la guida non vi porta nei grottini o dentro le stive, e siete qualificati per farlo, perché qualcun altro lì dentro potrebbe incasinarsi.
Lo scopo del check-dive sarebbe Proprio evitare tutta la serie di contrattempi elencati. Normalmente quelli che protestano perché non lo vogliono fare sono quelli che alle parole ‘assetto’ o ‘svuotamento’ maschera si imbizzarriscono e strillano che non esiste, che nessuno li ha mai trattati così. Uno che fa così e non ha almeno 100 immersioni è… un tipo sospetto.
Ma insomma, cos’ha di così orribile il check dive a parte gli esercizi? C’è che spesso vi portano dove nessuno può fare danni nè sprofondare, dove nessuno può distruggere nulla che sia rimasto in vita… cioè sui coralli morti, sui sabbioni a dieci metri. Spesso è così, ma non è sempre e necessariamente così. Se queste sono le vostre paure documentatevi prima circa i luoghi dei check. Esistono splendide immersioni dalla riva come terrificanti immersioni dalla barca. Dipende da tanti fattori, come il numero di subacquei per guida, l’esperienza della persona che vi riceve quando vi registrate al diving.
Sembrerebbe un sistema infallibile. Allora perché c’è chi pur sapendo svuotare la maschera urla di dolore davanti all’eventualità di un check-dive?
Accade che molto spesso, dopo aver sborsato i dollaroni per il check, vi ritrovate in barca e nel vostro gruppo quelli che non avevano fatto altro che rotolare, pallonare e fare bolle gigantesche durante tutta l’immersione di orientamento. A quel punto vi chiedete perché. Vi chiedete se quei 30 o 40 Euro per il check siano valsi la pena, oppure se tutto il denaro del pacchetto immersioni non sarebbe stato meglio devolverlo all’associazione per i diritti degli scarafaggi d’appartamento.
Come si esce da questo amletico dubbio? Qual è la soluzione che porterà gioia a tutti i subacquei, esperti e non? Qual è la soluzione che farà dormire sonni tranquilli ai diving center? Dov’è la metà della retta infinita?
OK, buoni, la smetto subito con queste stranezze metafisiche e ve lo dico. Ho faticato un bel po’ ma ho trovato una risposta.
Sono andato dai coralli e dai medici della camera iperbarica e glie lo ho chiesto. Loro mi hanno detto che va bene così, che il check dive va fatto, anche se fa schifo, anche se non serve a niente, anche se vi fanno svuotare la maschera sul sabbione ed in mezzo ai coralli morti ammazzati.
Il sistema empirico dice: il check dive va fatto sempre. Punto. Parola della Camera Iperbarica e delle acropore di Ras Ghozlani.
Saluti e bolle.
PS: Chiedere ad un diving centre di darvi il check gratis è come chiedere ad un gatto di nuotare…
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