L’Oman mostra il suo volto sin dall’arrivo a Muscat, la capitale: l’aeroporto è immenso, tecnologico e avveniristico. Il contrasto con le case basse, bianche e squadrate è evidente. Qui ogni spazio è stato sottratto al deserto. Lungo la strada che porta verso sud si susseguono imponenti opere architettoniche, dall’ospedale ai centri commerciali, strutture moderne che hanno conservato lo spirito antico e originario dell’architettura Omanita. Per non parlare delle incredibili aree verdi sparse per la città; non oso pensare alla quantità d’acqua necessaria per tener in vita tali oasi con una simile temperatura…
La strada a più corsie abbandona Muscat e si srotola come un nastro nel deserto, mostrando l’aspetto rurale del paese, con un’incredibile quantità di capre ai lati della strada alla ricerca di ogni piccolo fazzoletto di terra dove vi sia ombra.
Subacquea tra i fondali Omaniti: il mio viaggio
Il mese di aprile non è il massimo per immergersi in Oman, però non ho voluto perdere l’occasione di aggregarmi a una crociera organizzata in quel periodo. Partendo dal porto di Jebel Sifah, situato a sud di Muscat, il MV Saman Explorer ha percorso oltre 400 miglia verso nord, un evento unico nel suo genere, permettendo di immergersi nei punti più interessanti dei fondali omaniti.
Alcuni si sono rivelati davvero notevoli, tra i più ricchi che abbia mai incontrato nella mia lunga attività subacquea, con l’unica pecca della visibilità a causa del fenomeno dell’upwelling che, nel mese di aprile, è imponente e imprevedibile. Tale fenomeno viene provocato dai movimenti di masse d’acqua che portano in superficie gli strati ricchi di nutrienti, rendendo scarsa la visibilità a causa della grande quantità di plancton presente.
Un motivo in più per tornare nei mesi estivi e autunnali, quelli caratterizzati da una visibilità migliore.
Immersioni nella Zona di Bandar Khiran
Nei primi due giorni ci siamo immersi nella zona di Bandar Khiran, a un paio d’ore di navigazione dal porto di partenza. Completato l’ormeggio, il mare placido come uno specchio segue alle possenti onde generate dallo sferzante vento da nord. Il sole è rosso come il fuoco e tinge le rocciose montagne desertiche che racchiudono la baia scelta per la notte, un profondo fiordo al sicuro da ogni tipo di vento e di mare.
Decorator Bay
Decorator Bay è stata la classica check dive da cui non ti aspetti granchè, ma poi si rivela ricchissima di piccoli soggetti molto interessanti. Si trova all’interno di una baia chiusa con il fondale piatto e sabbioso oltre i 10 metri. Lasciate perdere la parete rocciosa che, pur ricca di pesci tipici di questi reef, non ha coralli e dedicatevi al terreno sabbioso dove si trovano un’infinità di tane con ghiozzi, ghiozzetti con gamberi e senza di almeno 7 o 8 specie diverse. Protagonisti dell’immersione, soprattutto per i fotografi, alcuni esemplari di Jawfish, un pesce che vive all’interno di un buco nella sabbia, che circonda la tana con piccoli pezzi di corallo e che cova le uova all’interno della grande bocca.
Il relitto del Al Munasir
Secondo tuffo sul Relitto Al Munasir, una nave lunga 85 metri affondata nel 2004. Profondità da 10 a 28 metri, è appoggiata in assetto di navigazione su un fondale sabbioso. La prua è la parte più ricca e interessante. Il pesce si dispone tutto al riparo dalla corrente. Si procede con lo scafo sulla sinistra; la prua, le bitte e gli argani sono colonizzati da bellissimi alcionari rosa e bianchi.
Alcuni pesci scatola blu e gialli nuotano tranquilli tra le lamiere, mentre lo scafo è letteralmente avvolto da una nuvola di triglie gialle. Parliamo di migliaia di esemplari. Pesci angelo, pesci pappagallo, cernie in ogni dove.
Scendendo intorno ai 20 metri ci si imbatte quasi sempre in una grossa e socievole murena leopardo che esce dalla tane e sfoggia la sua livrea nuotando tra le lamiere fino alla prua del relitto, dove scende sul fondo e si infila placida tra la sabbia e lo scafo. E li ci resta finchè i subacquei hanno completato il loro giro e se ne vanno, dopo di che tranquilla ritorna nella sua tana. Alcuni grandi carangidi sempre in caccia portano scompiglio tra le triglie causando un continuo fuggi fuggi.
Immersione a Novice Bay
Novice Bay, nei pressi dell’approdo notturno, è un’interessante immersione dal punto di vista biologico. Si circumnaviga la parte sommersa di una piccola isola. Nel basso fondo vive una distesa di coralli molli a perdita d’occhio, tra i quali si incontrano diverse specie di murene. Seguendo la parete si arriva alla profondità di 15 metri, dove appare una foresta di gorgonie viola. Il contrasto con l’acqua di colore verde smeraldo è incredibile. Alcuni scorci sono veramente suggestivi e ricordano le pareti mediterranee di paramuricee, almeno nel cromatismo. Pesci angelo imperatore adulti e giovani si inseguono offrendosi tranquillamente per scatti interessanti. La profondità massima arriva a 25 metri, dove la parete si smorza sulla sabbia.
Cockle Shell
Cokcle Shell è la prima vera grande sorpresa dell’Oman sommerso. Si può tenere il reef sulla destra o sulla sinistra, secondo la provenienza della corrente. La parete dell’isola sprofonda verticale fino a 15, 18 metri, dove giacciono grossi massi che si sono staccati dalle pareti emerse dell’isola e sono stati colonizzati da celenterati gorgonacei di varie specie. L’ambiente è suggestivo. Nella solita acqua verde smeraldo spiccano le sagome inconfondibili di gorgonie, alcionari e corallo nero di tutti i colori. Prevalgono una quantità esagerata di gorgonie bianche e in mezzo alcuni alcionari e tratti di gorgonie viola. Pesci angelo e pesci angelo imperatore un po’ dovunque, peccato che non stanno mai fermi ed è molto difficile fotografarli nel contesto voluto. Scorfani, pterois, ricci; bisogna stare ben attenti a dove ci si appoggia…
Subacquea all’isola di Fahal
Il MV Samas Explorer si sposta ora verso nord e ormeggia proprio di fronte a Muscat, dove sorge l’isola di Fahal e, adiacente a essa, si trova una fantastica secca, chiamata Deep Reef, con il sommo a una ventina di metri di profondità e il fondo a circa quaranta. Solitamente c’è corrente, quindi, considerato il 12 litri sulle spalle e la profondità, si tratta di un’immersione da pianificare con attenzione e durante la quale comportarsi con prudenza. Karim, la nostra guida egiziana, non perde mai l’occasione per ricordare quanto sia distante la camera iperbarica!
Si scende lungo il pedagno, senza attaccarsi, con il jacket ben sgonfio già dal gommone, e in meno di un minuto si arriva sul fondo. Poi, secondo la corrente si segue la parete a destra o a sinistra. La secca non è molto grande, le pareti in alcuni tratti sono verticali; verso terra s’incontra anche una grotta piena di Apogon aureus. È colonizzata da migliaia di alcionari digitiformi tra cui spiccano rami di corallo nero e di gorgonie bianche. Occhio alle spalle perchè qui si può vedere di tutto: carangidi, grossi jack fish, barracuda, mobule, aquile di mare, tonni e quant’altro il mare può offrire in un ambiente pelagico.
Purtroppo l’acqua era veramente torbida perché la secca appoggia su un fondale fangoso e la corrente, in quella circostanza, sollevava il limo. A trenta metri vive un bellissimo cavalluccio marino bianco piuttosto avvezzo a farsi fotografare. Sul sommo abbiamo avvistato una murena leopardo intanata e numerosi alcionari. Alla fine dell’immersione si lancia il “cazzillo” e immediatamente i ragazzi del gommone arrivano a recuperarvi; sono in gamba e molto attenti.
La seconda immersione è stata pianificata sotto la parete nord dell’Isola di Fahal, che cade in verticale per 7 o 8 metri e fa un primo ampio gradino che, a sua volta, scende sui venti. L’isola è di natura calcarea, piuttosto friabile. Ciò ha causato negli anni la caduta di molti massi in mare, che hanno formato il substrato per una fauna sessile strabiliante. Mai nella mia vita avevo visto tanti alcionari, fittissimi, rigogliosi e di ogni colore e sfumature. Tra i 6 e i 10 metri si susseguono massi completamente colonizzati, avvolti da pesce corallino di tutte le specie. Un vero paradiso per i fotografi!
Immersioni alle isole Daimaniyat
Subito dopo pranzo il comandante Mahmoud riavvia i motori e in 3 ore ci porta nella zona più nota dell’Oman per le immersioni, la riserva naturale delle Isole Daimaniyat, che si estende al largo della spiaggia di Barka (70 chilometri a ovest da Muscat) per una lunghezza di 18 chilometri. Le Isole Daimaniyat sono nove, per un’estensione totale di circa 100 ettari e sono state iscritte al patrimonio mondiale nel 1984, nell’ambito del progetto la “Grande barriera di corallo”. Sono conosciute a livello locale con i seguenti nomi: Kharabah, Huyoot, la Grande montagna (Um As Sakan), costituita da due isole Qismah e Um Al Liwahah (il Faro) e Al Jawn, che comprende tre isole. Sono conformazioni molto brulle che terminano in alcuni tratti su spiagge spettacolari lambite da acque cristalline verdi e blu.
I fondali arrivano a una profondità massima di 25-30 metri, quindi sono adatti a tutti i livelli di esperienza. La prima immersione è la notturna in un sito il cui nome è tutto un programma: Aquarium, una piccola secca con il sommo a 7 o 8 metri, dove si ormeggia per la notte. È il top per un fotografo: acqua bassa, calda, abbastanza limpida, una miriade di soggetti. Con due scalini il cappello della secca scende a 22, 25 metri. Costeggiando a destra o sinistra la parete, secondo la corrente, si torna inevitabilmente al punto di partenza. Sulle pareti vi sono parecchie tane con murene, granchi, ricci, stelle e ogni ben di Dio. Il fondo sabbioso intorno ai 22, 23 metri ospita un paio di grossi trigoni, piuttosto diffidenti, che scappano dopo un paio di flash. Il sommo è ricco di soggetti, murene leopardo fuori tana, tartarughe quasi addomesticate, murene zebra, banchi di triglie enormi, svariate coppie di seppie in amore che non avrei più smesso di osservare. Grossi barracuda solitari, banchi immensi di pesci fucilieri e gli immancabili platax adulti e giovanili che vi seguono per tutta l’immersione. Persino i pesci lima, Aluterus scriptus, solitamente soggetti ostici per i fotografi, qui sono domestici e consentono ottimi scatti. Cosa volere di più?
Aquarium
Aquarium è anche il posto dove abbiamo fatto la notturna più bella, una di quelle dove si riempie la scheda di memoria e si esauriscono le batterie dei flash, una di quelle dove vorresti passare tutta la notte sott’acqua per carpire i segreti degli abitanti ed esci dall’acqua in pace con il mondo.
Three Sisters
Three Sisters è il nome della seconda immersione nell’arcipelago. Si svolge sul capo che delimita l’ampia baia dell’ormeggio notturno, presso l’isola più grande dove sorge la gendarmeria che rilascia i permessi per le immersioni, a caro prezzo, mentre i pescatori circolano liberamente nonostante si tratti di un arcipelago protetto.
Che la pesca in Oman sia un’attività importante lo si vede dalla quasi totale assenza di pelagico, ciò non toglie che alcuni reef siano fantastici e vi siano ambienti sommersi davvero unici e particolari. In questa immersione non si superano i 24 metri e si nuota tra grandi massi ricoperti di alcionari bellissimi. Si procede a zig-zag, tra i corridoi delimitati dalle grandi torri coralline, anche qui tartarughe ultraconfidenti e un grosso trigone sulla sabbia.
A un certo punto lungo la parete dell’isola inizia una serie di grotticelle all’interno delle quali scorgiamo varie aragoste, banchi di pesci cardinale e un bellissimo squalo leopardo completamente infrattato e impossibile da fotografare.
Titto’s run
Titto’s run, il tuffo del pomeriggio. Una secca con il sommo piccolino intorno ai 7 o 8 metri. Si va a favore di corrente con la parete sulla sinistra, esplorando il gradino che da 12, 13 metri degrada fino a una ventina, in alcuni tratti originando una vera parete, in altri un pendio più dolce. L’acqua è più limpida del solito. Belle gorgonie viola e grandi rami di corallo nero. Un’infinità di stelle marine Acanthaster planci nere con linee blu sulle braccia.
Mi soffermo a fare un po’ di macro, cosa che succede raramente, e mi rendo conto della ricchezza di soggetti: nudibranchi, ogni anemone ha i suoi gamberetti simbionti, celenterati di ogni tipo, ghiozzetti, bavose, ce n’è veramente per tutti i gusti. Ma la vera chicca di questa immersione, e devo dire di tutto il viaggio, la trovo sul sommo della secca, a 8 metri, dove un enorme agglomerato di roccia e corallo ha formato un antro: all’interno e di fronte nuotano decine e decine di pesci angelo Pomacanthus maculosus. È un via vai continuo di esemplari grandi e piccoli, piuttosto agitati, probabilmente poco abituati alla presenza dei subacquei.
Sira Island
Sira Island è la più settentrionale delle isole Daimaniyat, l’ultima immersione nell’arcipelago. La parete esterna rossa e friabile cade per 6 o 7 metri, fermandosi su plateau che circonda l’isola, molto ampio a sud, più stretto a nord. Ci immergiamo sul lato sud, tenendo la batimetrica di 9, 10 metri. I soliti roccioni sono colonizzati da grandi coralli duri, molti pesci di barriera e anche qui diverse seppie in piena attività riproduttiva. Sulla punta occidentale dell’isola, il plateau cade formando una parete ripida che arriva a 20, 22 metri; appaiono le prime gorgonie viola e poi le grandi gorgonie bianche e gialle (molto simile alla nostra Eunicella cavolinii, ma decisamente più grandi).
La coreografia è arricchita da un movimento di pesci fucilieri e altri pesci azzurri veramente incredibile. Nuvole argentee che si muovono perennemente per disorientare i grandi dentici predatori. Tra i massi caduti dall’isola si aprono stretti canyon colonizzati di gorgonie che quasi intrecciano i loro candidi rami, ottimi spunti per scatti verticali col grandangolo.
Immersioni subacquee in Oman, Umm Al Fayarin
Si parte alla volta del Musandam, 20 ore di navigazione verso nord, La prima isola che incontriamo è Umm Al Fayarin, con le pareti a picco e stratificazioni rocciose che fanno intuire i cataclismi che ne hanno portato alla nascita.
Abbiamo fatto 2 immersioni sulla costa est di questa isola dalle pareti suggestive. La temperatura dell’acqua è leggermente più bassa rispetto al sud, 27 gradi in superficie, 25 oltre i 15 metri. In superficie il solito fitoplancton rende l’acqua un po’ torbida, mentre oltre i 15 metri la visibilità è di almeno 20 metri, ma la dominante cromatica resta sempre verde grigia. Il fondale è ripido, grandi ed enormi massi accatastati che finiscono sul fondo sabbioso a 30, 35 metri. Gli animali sessili la fanno da padrone. Ogni scoglio è ricoperto di gorgonie rosse e bianche e alcionari. Migliaia i pesci balestra, Odonus niger, quelli blu che s’infilano nei buchi e vi mostrano solo la coda se volete fotografarli, per intenderci, nuotano in acqua libera. I soliti pesci angelo e pasci farfalla, ma non particolarmente numerosi, nuotano tra le gorgonie. Le onnipresenti tartarughe e 2 enormi barracuda solitari vivono tranquilli nel bassofondo.
È la prima immersione dove incontriamo alcuni esemplari di crinoidi, Oximeytra erinacea, e le già viste stelle corona di spine, Acantasther planci.
A giudicare dai brandelli di rete che si trovano sparsi sui fondali, i pesci pelagici li hanno già pescati tutti.
Burashid Wall e Burashid West
Per la terza immersione della giornata ci spostiamo verso un’isola imponente, anch’essa con alte pareti a picco sul mare. Ci siamo immersi sia sul lato chiamato Burashid Wall, verso oriente, che su quello occidentale, Burashid West. Le immersioni sono molto simili, quasi sempre in presenza di corrente piuttosto intensa. È uno dei tuffi dove abbiamo avvistato più pesce pelagico, 2 belle mobule, svariati barracuda giganti, banchi di carangidi, centinaia di grandi pesci pipistrello e un bellissimo squalo leopardo. Il fondale è ripido e termina su un pendio, piuttosto ripido anch’esso, sui 32, 35 metri. Oltre i 10 metri su entrambi i lati dell’isola una distesa interminabile, veramente a perdita d’occhio, di alcionari rosa e arancioni.
Il bassofondale è una distesa di coralli duri e rocce ricoperte di poriferi rossi e arancioni, un vero tripudio di colori e di forme bizzarre. Raramente ho visto fondali così vari e colorati. Infine, durante la risalita la corrente molto forte trasportava verso l’oceano centinaia di meduse bianchissime.
Oman, la Norvegia d’Arabia
Durante il tragitto di rientro che ci conduce al porto di Kashab, si naviga tra alte montagne, in mezzo a veri e propri fiordi dalla bellezza selvaggia. Qui capiamo il perchè dell’appellativo di questa regione, Norvegia d’Arabia. Uno spettacolo unico e incredibilmente affascinate arricchito da decine di delfini che nuotano insieme al Samas Explorer.
Una degna cornice per concludere una crociera affascinante e avventurosa organizzata con competenza dal tour operator Click and Travel.
Informazioni e contatti per la tua vacanza subacquea in Oman
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