Nooo, un altro articolo sul Raja Ampat: ma non hanno già detto tutto e anche di più? Il Raja Ampat è una delle aree situate nel triangolo corallino del mondo che ha il più alto livello di biodiversità al mondo, un paradiso terrestre con oltre 1.300 specie di pesci di barriera e 500 di corallo duro e bla e bla…
L’Impatto del Finning sugli Ecosistemi Marini
Ma….
Hai mai pensato che questa elevata biodiversità potrebbe riflettere un equilibrio ecologico non ottimale? Che significa la mancanza di diversi predatori al vertice della catena alimentare?
La deplorevole pratica del finning di squali e razze praticata in passato, ha purtroppo avuto un effetto deleterio sulle condizioni dell’oceano che permane ancora oggi. Le caratteristiche biologiche degli squali e delle razze (basso numero di uova per esemplare e lenta maturazione delle stesse) li rendono particolarmente vulnerabili al rischio di estinzione.
L’Importanza degli squali nell’ecosistema marino
La perdita della specie nel suo habitat naturale provoca effetti valanga che impattano sull’ecosistema in maniera anche maggiore di quanto possiamo pensare: gli squali, infatti, mantengono sotto controllo le catene alimentari oceaniche assicurandosi che le creature più piccole non diventino troppo numerose e distruggano i sistemi naturali che nutrono miliardi di persone.
Gli squali sono tra i vertebrati più antichi del pianeta, sono sopravvissuti a cinque estinzioni di massa in oltre 400 milioni di anni ma oggi, a causa della pesca eccessiva (legale e non) sono al secondo posto per i vertebrati più rapida scomparsa.
Lo squalo zebra: una specie sull’orlo dell’estinzione
Il significativo calo del numero di squali in tutto il sud-est asiatico, ha coinvolto anche e soprattutto lo squalo zebra (Stegostoma tigrinum) che oramai è sull’orlo dell’estinzione: tra il 2001 e il 2021, nonostante 15.000 ore di ricerca, in Raja Ampat se ne sono contati solo tre. Si ipotizza che la pesca eccessiva ne abbia uccisi così tanti da rendere difficile trovare un compagno per la riproduzione.
Il progetto StAR: una speranza per la conservazione
Dal 2020, il Raja Ampat Research & Conservation Centre in collaborazione con altre 70 organizzazioni, tra cui 44 acquari provenienti da 15 paesi e diversi partner tra cui Governo indonesiano, ONG, ricercatori e comunità, hanno un obiettivo comune: il progetto StAR (Stegostoma tigrinum Augmentation and Recovery).
È un’iniziativa pionieristica che si concentra sul ripristino delle popolazioni di squali zebra nel loro habitat naturale. Si stanno allevando squali zebra in cattività e si mira a rilasciarne 500 in Indonesia.
Reintroduzione marina
Siamo oramai abituati alla reintroduzione di animali appartenenti a specie in estinzione sulla terraferma, ma per quanto riguarda il mare è la prima volta che viene tentato, e potrebbe essere l’apriporta per la reintroduzione, anche in altre parti del mondo, anche di altre specie di squali che stanno scomparendo ovunque ad un ritmo preoccupante.
Purtroppo, le reintroduzioni marine sono ancora più complesse di quelle terrestri, poiché la vita oceanica è difficile da monitorare e le minacce in mare sono più difficili da gestire rispetto alla terraferma: i nuovi esemplari reintrodotti potrebbero ammalarsi, non trovare sufficiente cibo o addirittura venire mangiati da altri predatori prima di riuscire a crescere.
Le difficoltà della protezione e conservazione degli Squali
Un altro problema da considerare è che non tutte le specie sono adatte a questa pratica, ad esempio i grandi squali bianchi ed i mako sono troppo grandi e veloci per essere tenuti in cattività. Altre specie si muovono su aree talmente vaste che non sarebbe possibile istituire zone protette dalla pesca o santuari sufficientemente grandi.
Perché il progetto StAR è diverso
Il progetto si basa su idee talmente solide e condivise dagli scienziati che, addirittura, sta invogliando ad istituire nuove riserve dove ancora non esistono: passo fondamentale perché abbia successo.
Esistono infatti altri gruppi e progetti attivi per liberare squali in cattività, ma, nonostante le buone intenzioni, i risultati ottenuti sono spesso limitati. Questo accade perché, in alcuni casi, gli squali vengono rilasciati in aree dove la pesca è ancora permessa, vanificando gli sforzi per aumentarne la popolazione.
Il santuario marino di Raja Ampat: un luogo ideale per i progetti di conservazione e ripopolamento
Per questo il progetto StAR è diverso ed ha una buona possibilità di riuscita: gli squali vengono rilasciati in Raja Ampat dove al momento la pesca allo squalo e alle razze è proibita. Il santuario e le nove aree marine protette (circa 20.000 Kmq, poco meno della Lombardia) ha aiutato molte specie di squali a crescere nuovamente di numero. Questo ottimo presupposto ha portato a scegliere di tentare la reintroduzione proprio qui, dove è molto probabile che gli squali zebra reintrodotti restino nelle vicinanze delle aree protette, caratterizzate da secche sabbiose che costituiscono il loro habitat preferito.
Il primo qualo zebra reintrodotto
Uno dei primi esemplari dei previsti 500 è stato rilasciato nel 2013: un uovo deposto al Sea Life Sydney Aquarium in Australia, con tutte le difficoltà del caso (doveva rimanere costantemente immerso in acqua dalla salinità e temperatura costanti, non è mica come mettere lo spazzolino nel bagaglio a mano!), è stato trasferito al RARCC dell’isola di Kri, dove è poi maturato in una vasca fino alla schiusura.
Quindici settimane di controlli sanitari dopo, e dopo essere stato svezzato con i pesci della baia (gli scienziati hanno scoperto essere veramente la sua dieta ideale!) il piccolo squalo zebra era diventato una creaturina magra ma muscolosa a strisce e cerchi chiari che si avvolgono a spirale lungo la lunghissima coda pronto per affrontare le limpide acque di Raja Ampat.
Se non è magia questa……….
Articolo a cura di Roberta Cipressi, amministratrice di Nosytour, viaggiatrice e subacquea di lunga data, da tempo ha coniugato passione e professione.
Articolo originale pubblicato su ScubaZone 76
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