Autore: Emanuele Bravin
Il diving
Il diving di riferimento è stato lo “Scuba Rovinj” ( www.valdaliso.com ) all’interno del villaggio turistico Valdaliso a due chilometri da Rovinj e devo dire che ne sono rimasto favorevolmente impressionato oltre ogni ottimistica aspettativa. La struttura è molto ben curata ed il personale opera nell’ottica della “costumer satisfaction” della propria clientela.
Le immersioni vengono effettuate con barca di 15 mt. la “Emilia” capace di ospitare fino a di 20 subacquei. Il comandate dell’imbarcazione parla molto bene l’italiano e si è sempre dimostrato particolarmente socievole, fornendomi sempre qualche dritta sui relitti da esplorare…
Il diving è attrezzato per accompagnare 100 persone al giorno, con una disponibilità di 55 bombole e due potenti compressori Coltri.
A disposizione per i sub certificati ci sono rebrethers, granfacciali, scooter subacquei ed ovviamente l’ormai onnipresente Nitrox ( possibile fino al 100%).
E’ possibile fruire di stendi-attrezzature e di una grande vasca per il risciacquo, inoltre ci sono anche dei locali custoditi dove poter tenere il proprio equipaggiamento durante il soggiorno.
Le immersioni a disposizione sono veramente molte: 9 isole, 3 reef, e 10 relitti tra i più belli d’Europa se non del mondo…
Le uscite giornaliere programmate sono tre: il mattino i relitti, nel pomeriggio le immersioni in parete e la sera la notturna.
Il responsabile del diving si chiama Stojan Babic’ (valdaliso@scuba.hr ).
Stojan, a ragione, è considerato uno dei migliori subacquei della zona, e devo dire che anche come capacità di gestione del diving si è sempre dimostrato eccellente.
Nel diving si parla correntemente italiano, oltre che l’inglese ed il tedesco.
Le mie immersioni
Il mio viaggio in Croazia, desiderato da sempre, nasce con l’evidente scopo di fare immersioni su i relitti, ma appena varcato il confine sono rimasto folgorato dalla bellezza della terra d’Istria, per cui la mia decisione è stata quella di effettuare solo le immersioni del mattino, quelle sui relitti, per lasciare i pomeriggi per le escursioni.
La mia scelta si è dimostrata ottima, la Croazia è meravigliosa sotto e sopra il mare.
In ogni caso nel mio carniere ho infilato cinque immersioni, di cui tre sul Baron Gautsch, una sul Coriolanus ed una sull’Istra, tutte ottime ed esaltanti immersioni.
L’eccezionalità di tale esperienza è costituita dal fatto che si tratta di tre navi molto grandi, in acqua bassa (max depth 42 mt. dell’Istra) , tutte penetrabili e sorprendentemente intatte non solo nella struttura, ma anche nelle dotazioni (oblò, servizi vari, …).
La cosa che più mi ha colpito è stato il confronto tra i relitti nostrani cui ero abituato e queste cattedrali croate.
Dalle mie parti (leggi costa livornese) i relitti sono di solito in profondità, quindi con tutte le relative implicazioni, oppure se sono in acqua bassa di solito si tratta di residui bellici esplosi e purtroppo già saccheggiati, che non permettono estese penetrazioni.
Vorrei invitarvi a sperimentare per un attimo quello che ho provato nel percorrere i lunghi corridoi di questi relitti , sentire la sensazione delle quattro pareti intorno e vedere il corridoio che continua ad avanzare senza mostrare la fine, tutto in quaranta metri, tutto in acqua trasparente, tutto in sicurezza.
IL BARON GAUTSCH
La storia
Nell’agosto del 1914 il Baron Gautsch (Il nome Baron Gautsch viene dato in onore del Barone Paul Gautsch von Frankethurn, che fu dapprima Ministro dell’Educazione e in seguito Ministro degli Affari Interni dell’Impero Austro-Ungarico)
aveva il compito di trasportare i profughi della Bosnia ed Erzegovina e i villeggianti delle isole verso Trieste
Prima di salpare le autorità militari convocano una riunione presso il k.u.k. Seebezirkskommando, quartier generale della Marina, durante il quale il secondo ufficiale, Tenze, inviato dal capitano del Baron Gautsch, Paul Winter, viene informato della rotta da seguire per evitare un campo minato che era stato allestito in difesa del porto di Pola. Le autorità militari, per ragioni di segretezza, non avevano comunque fornito la posizione esatta delle mine. Alle ore 11.00 del 13 agosto 1914, il “Baron Gautsch” salpava dal porto di Lussin Grande, diretta verso Trieste dove è previsto l’arrivo per le ore 18.00.
Alle 14.50 circa il Baron Gautsch viene avvistato a circa 7 miglia a nord dell’isola di Brioni
Il piroscafo urta una mina ancorata sul fondo sul lato di sinistra, proprio sotto la linea di galleggiamento, all’altezza delle caldaie tra la cucina e la dispensa di prima classe. Il tutto avviene in una manciata di minuti, il Baron Gautsch si inclina sul lato di sinistra e ciò rende impossibile l’alaggio di tutte le scialuppe. Dopo 6 minuti circa rimane solo un enorme gorgo. La sagoma dell’elegante piroscafo è completamente inghiottita dal mare. Circa 177 persone, tra cui numerose donne e bambini, annegano o muoiono bruciati dall’olio bollente rilasciato dai serbatoi. 159 persone vengono soccorse e tratte in salvo dai cacciatorpedinieri “Csepel”, “Triglav” e “Balaton” che accorrono immediatamente da Pola.
Il Relitto
Il relitto viene ritrovato nel 1951 dal palombaro triestino Giacomo Stocca, su indicazioni di un altro palombaro, Libero Giurassici, socio, assieme a Ferruccio Torcello e Bartolo Prioglio, della Compagnia Industriale Mercantile di Trieste che aveva acquistato il relitto. Unico problema: per lavorare in territorio jugoslavo occorreva un corrispondente locale, con il quale si creano subito forti conflitti di interesse.
Da allora, fino al 1992, del relitto si persero le tracce. Solo i pescatori croati ne conoscevano l’ubicazione (o meglio, conoscevano l’ubicazione di un relitto) in quanto perdevano sempre le loro reti quando pescavano in questa zona.
Del ponte superiore sono rimaste le strutture e parte del legno, i fumaioli non ci sono più, al loro posto degli enormi fori che sprofondano nelle viscere della nave. La nave è maestosa in perfetto stile liberty, la sala da pranzo della prima classe era un elegante elegante salone addobbato con velluti e broccati, le colonne ricoperte di stucchi ed adornate da capitelli ionici, ora è rimasta solo la struttura esterna perchè essendo tutto legno e rimasto ben poco. Alcuni ponti in legno ancora presenti sono infatti pericolosi perchè possono crollare anche solo da un violento movimento di pinne. La sala macchine è accessibile e si possona ammirare le caldaie che costituivano il cuore della nave. Le eliche in bronzo invece vennero recuperate nel 1920.
L’immersione
Immergersi sul Baron Gautsch è senza dubbio una emozione fortissima, il relitto visibile quasi dalla superficie mette in soggezione per la sua maestosità. Ho effettuato tre immersioni sul relitto, ed una proprio il giorno in cui ricorreva l’ottantanovesimo anniversario dell’affondamento il 13 agosto 1914. Il relitto è facilmente penetrabile in molte zone, il primo ponte è molto ampio e c’è spazio per muoversi con estrema facilità in qualsiasi direzione. Il ponte inferiore nasconde qualche insidia, è molto più basso rispetto al superiore e per poterlo percorrere senza battere le rubinetterie si necessita di un ottimo assetto.La parte però che senza dubbio crea le emozioni più grandi riguarda la visita dei piani inferiori.Entrando da una porta situata sullo scafo si percorre per intero su di un lato, e tornando indietro su l’altro tutto il relitto, facendo incredibili incontri.Ci sono enormi gronghi che quieti e curiosi vengono incontro ipnotizzati dalle torce, ci sono mostelle di dimensioni mostruose, ma la cosa che più disorienta è la quantità di astici che sbucano da ogni parte.Comunque tornando alla descrizione del relitto, il piano sottostante era quello probabilmente di servizio, infatti appena dentro con grande sorpresa ci si imbatte in quello che resta della cucina e continuando dietro ad alcune porte ancora semi integre si trovano i bagni, dove sono ancora visibili i servizi e le vasche.E’ proprio questa parte del relitto che mi ha fatto conoscere per la prima volta la sensazione della penetrazione con le quattro pareti intorno, un lungo corridoio dentro alla pancia del relitto che corre avanti senza mai lasciar vedere ne la fine ne la luce fatta eccezione per fasci di straordinaria bellezza che filtrano dagli oblò. Quasi dimenticavo: gli oblò…!
Fortunatamente la legge Croata è molto severa nei confronti della salvaguardia dei loro relitti, in particolar modo per il Baron Gautsch, considerato insieme ad altri due relitti Monumento Nazionale, quindi fatta eccezione per qualche “buco nelle lamiere”, gli oblò ci sono ancora tutti, e garantisco che sono uno spettacolo da vedere tutti in fila lungo le fiancate.
L’immersione, fatta in stile diving, con un mono da 15 lascia un po’ di amaro in bocca a causa del limitato tempo di fondo, che comunque varia intorno alla mezz’ora a seconda delle zone esplorate, ma per un relitto lungo quasi novanta metri e penetrabile su tre ponti più la sala macchine, trenta minuti sono davvero pochi.
Il CORIOLANUS
La storia
La nave di nazionalità inglese fu varata nel 1940 .
Si tratta di una nave spia che agiva lungo le coste della ex-Jugoslavia per l’intrcettazioni radiofoniche.
Il Coriolanus, classe Shakesperean, andò a fondo per collisione con una mina, ma l’equipaggio riusciì a salvarsi in toto.
Il Relitto
Il relitto è forse il più distante da Rovinj, ma le due ore e mezzo di navigazione trascorrono decisamente bene allietate dal bellissimo panorama e da qualche fortuito incontro con delfini e tartarughe marine.
Il relitto è ben conservato fatta eccezione per la parte di fronte al ponte di comando.
A prua c’è una zona detta appunto castello di prua che con qualche contorsione per entrare può essere esplorata, dentro ci sono piccole stanze con i servizi igienici.
La parte centrale del relitto è comunque la più interessante, c’è il ponte di comando, la sala macchine e numerose porte con scale che scendono ai piani inferiori, tutto distribuito fra i due lunghi corridoi esterni che circondano il relitto.
Fuori, bersaglio ambito dei fotografi ci sono tre mitragliatrici custodite dalle loro torrette.
L’immersione
Devo dire che questo tuffo mi ha veramente esaltato, forse perché a differenza degli altri due mi ha dato più la sensazione claustrofobia che certe volte mi vado a cercare infilandomi in qualche passaggio tanto stretto da chiedermi come sia possibile passarci, di fatto tanti sono i vani penetrabili, e tante le sorprese. Il castello di prua ad esempio ho sentito che non è una zona molto visitata, eppure vedere quei piccoli bagni, conservati perfettamente con le porte ancora in piedi ed abitati solo da gamberi ed enormi gronghi, è stata una bella sensazione.
I corridoi esterni della nave sono fantastici, pieni di “tentazioni”: porte su scale nel buio.
Ci sono ancora molti oblò che a mio giudizio esaltano l’estetica del relitto.
Alzare sospensione non è così difficile, quindi ci vuole attenzione nel pinneggiare ed anche un occhio di riguardo per le numerose reti che avvolgono le lamiere.
L’ISTRA (detto anche HansSchmidt)
La storia
Per quanto se ne possa dire di questo relitto non se ne sa un gran chè.
Quanto segue è quello che io ho scoperto, ma non è detto corrisponda al vero.
La nave che si trovava alla fonda, ne sono prova le ancore fuori dal relitto, fu speronata durante una notte di fitta nebbia.
In seguito dell’incidente, a causa delle munizioni trasportate, si verificò a bordo una serie di esplosioni che diedero il colpo finale alla nave che andò a fondo con i suoi 112 metri di lunghezza in breve tempo.
Non se ne sa altro.
Il Relitto
Il relitto si trova su un fondale di 42 metri in assetto di navigazione diviso in due tronconi, quello prodiero più piccolo e quello poppiero, distante una ventina di metri, molto grande ed interessante.
A poppa c’è un locale esterno facilmente penetrabile con dentro grossi meccanismi ancora illuminati dalla luce che filtra dai numerosi oblò.
Il relitto per il resto è facilmente penetrabile, si intende, gli ambienti sono grandi ed è quindi difficile rimanere incastrati, ma non per questo l’idea di essere dentro la pancia della balena deve essere sminuita.
Sul fondo ci sono ancora numerose munizioni, ma la maggior parte della immersione si svolge in quota meno profonda.
L’immersione
La nave è veramente molto grande, la seconda per dimensioni fra i relitti dell’Istria, tuttavia se pur grande non è altrettanto interessante.
Il relitto non brilla per particolarità, anche se è ottimamente conservato, ci sono ancora moltissimi oblò , ed ammirarli correndo lungo i corridoi interni fa veramente molto effetto.
Dei tre relitti visitati sicuramente non è il migliore, ma trovarsi di fronte ad una nave di 4500 tonnellate costituisce sicuramente un grande impatto emotivo.
E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.