Autore: Bruno Zamengo
Sono stato a Walea per la prima volta nel luglio del 2001, e’ stato per caso che sono venuto a conoscenza di questa isola sperduta nel mare di Celebes in Indonesia.
Fu il mio amico Andrea Acri, a passarmi le prime informazioni via internet.
In quel periodo stavo cercando una destinazione nuova, dove fare le mie vacanze dopo che ero stato in Malesia a Sipadan.
Cercavo una cosa diversa dopo la bellissima esperienza fatta appunto a Sipadan, una destinazione che mi desse quel qualcosa in più che non sapevo ancora ben definire, ma che dentro di me cercavo da sempre.
Io sono un subacqueo appassionato di riprese e foto sub, e leggendo il Log Book delle immersioni di Walea (di Andrea Acri) mi appassionai subito, perciò decisi per istinto di prenotare la mia vacanza appunto per il luglio del 2001.
Quando ricevetti il programma, capii che non si trattava di una passeggiata dietro l’angolo (anche se l’esperienza l’avevo già fatta appunto con Sipadan), e che oltre alla vacanza tradizionale si trattava di un’avventura vera e propria, ma questo mi esaltava e caricava ancora di più.
Il viaggio in effetti fu lungo, ma non ebbi il tempo per annoiarmi, arrivato a Singapore (il primo aeroporto di destinazione una volta che ci si stacca dal vecchio continente), mi trovai ad ammirare la varietà del giardino di orchidee (tutte vere) che si trova all’interno, e poi mi persi in tutti i vari negozi di Souvenir che ti rapiscono letteralmente.
Il volo successivo mi portò a Manado, dove sostai una notte.
Il giorno seguente l’ultimo aereo (bimotore a elica) mi portò a Luwuk, dove feci conoscenza con la prima persona del Diving Resort , Ram (non e’ la memoria del pc), a quel punto c’eravamo quasi, dovevamo solo fare un percorso in auto e quindi la barca.
Attraversammo l’interno, e cosi’ ebbi la possibilità di vedere come vivono le persone fuori dai grossi centri urbani, mi colpì molto la dignità e la solarità con cui mi accolsero, tanto che sembrava mi conoscessero da tempo.
Ormai eravamo al porto di Pagimana, ultimo passo prima di arrivare all’agognata meta, confesso che e’ quello il momento che più ti fa sentire l’eccitazione per la scoperta di ciò che hai sognato a lungo, le altre volte che sono tornato (altre 2 dopo la prima)ho provato sempre la stessa emozione.
La barca filava veloce sul Golfo dei Tomini (non centra con il formaggio), passata un’isola, all’orizzonte ne appariva un’altra, ed ogni volta rivolgevo lo sguardo al capitano (Ippin) per capire se quella era la mia Walea.
Finalmente dopo circa un’ora di tragitto Ippin mi fece un cenno, e dal quel momento comincia a fissare quella sagoma che da distante cominciava a profilarsi.
Non capivo bene la forma, ma mentre ci avvicinavamo, notai la Punta (poi scoprii essere un luogo veramente fantastico) dell’isola, ma fu quanto arrivammo sulla laguna che parte proprio dalla punta, che rimasi senza fiato.
L’acqua era trasparente come non mi era mai capitato di vedere prima (Mar Rosso, Maldive, Malesia), potevo vedere nitidamente il reef con i coralli sino ad una profondità che io stimai di 30 metri ed oltre.
Il mare era una tavola, uguale ad un lago, uno spettacolo che ancora adesso che sto scrivendo mi fa venire la pelle d’oca, vidi a quel punto i Cottage del Resort (11 in tutto), e mi resi conto che l’isola era molto grande, con una foresta rigogliosa, e con dei promontori che permettevano di dominare visivamente tuta la laguna.
Appena arrivato, dopo le presentazioni con i titolari del villaggio (Simona, Luca, Lele), fui rapito da due cose, la visione del reef che c’era davanti al resort, e dal silenzio che dominava, non c’erano barche a motore che passavano, non c’erano persone che facevano casino in spiaggia, in realtà il primo impatto con gli altri turisti fu shoccante (in positivo), difatti scoprii che oltre a me, c’erano altri 2 ragazzi in tutto il villaggio (Samuele e Isabella).
Da quel momento in poi, cominciò la mia vera vacanza, finalmente avevo trovato il luogo dei miei sogni, un posto dove puoi sentirti parte della natura che ti circonda, dove ti senti finalmente vivo e riesci a staccare completamente dalla vita di tutti i giorni, mai prima nelle precedenti vacanze ero riuscito a sentirmi così.
Le immersioni che ho potuto fare a Walea (nelle 3 volte che ci sono stato) sono di gran lunga le migliori della mia esperienza di sub, ho avuto la fortuna di vedere insieme nella stessa immersione, Squali martelli e grigi che nuotavano a poca distanza l’uni dagli altri, Tonni giganteschi che mi sfrecciavano vicino alla maschera, tanto da sentirla spostare, Barracuda e King fish fare il carosello sopra le nostre teste, tutto questo mentre i coralli, gli alcionari, le spugne a botte, i colori, erano di una quantità e qualità a me sconosciuta sino a quel momento.
In altre immersioni invece ho avuto la possibilità di vedere i Pigmy sea horse (cavallucci pigmei lunghi mezzo centimetro), Gost Pipe Fish, Mandarin fish, e tantissime altre specie da foto macro che mi fecero impazzire, e dalla barca, nonchè dal pontile del villaggio, le balene.
Alla fine ciò che posso aggiungere a tutto questo, è che le persone proprietarie del Walea Diving Resort, sono straordinarie, Simona, Luca, Lele, ma anche tutti gli altri li ti fanno sentire come se l’isola sia la tua casa da sempre, loro l’hanno cercata, l’hanno trovata, vi hanno costruito il villaggio, e ora accolgono i loro ospiti non come si fa con i turisti normalmente, ma rendendoli partecipi e protagonisti di ciò che li circonda.
Così io mi sono sentito tutte e 3 le volte che sono stato a Walea, e sono sicuro che lo sarà anche la prossima volta che ci tornerò….quest’anno.
Bruno
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