Dalla penisola di Hel partiamo per rientrare al porto di Gdynia con un mare formato e un forte vento. L’Espace, il catamarano armato appositamente per le immersioni tecniche e fornito di ascensore, fa non poca fatica a staccarsi dalla banchina e fuoriuscire dall’area di transito fra due due antichi motorsailor in legno.
Navigando prendo in considerazione le giornate passate e le immersioni che tecnicamente non sono state affatto semplici non tanto per le profondità (talvolta rilevanti..), ma per diversi fattori ambientali.
Procedure d’immersione
Ecco la descrizione delle procedure d’immersione: una volta deciso il punto d’immersione compatibile con le condizioni meteo marine, ci si porta sopra il relitto prescelto individuato con lo scansonar e si procede a lanciare il pedagno con una grossa boa arancione. Ad operazione terminata, il comandante suona la sirena e il primo team già con la muta stagna e il riscaldatore indossati, inizia a vestire l’attrezzatura.
L’entrata in acqua
Dalla barca si entra in acqua con il passo del gigante dalla battagliola poppiera di dritta. Lo staff di bordo aiuta a collegare tutte le bombole di fase all’imbrago del CCR o del bibombola, ad indossare le pinne, a collegare lo scooter al D-ring della fettuccia cosciale ed a rimanere in equilibrio in piedi con circa cento chilogrammi di attrezzatura: operazione non semplice con il continuo rollio dell’imbarcazione.
Un altro suono di sirena segnala al primo subacqueo del team che può entrare in acqua, darà un veloce ok e con lo scooter si avvicinerà velocemente alla boa del pedagno senza afferrarlo con le mani per non spostarlo.
La discesa
Quando tutto il team avrà raggiunto il punto inizierà la discesa attraverso un primo strato di acqua verde intenso e con una visibilità ridotta per poi raggiungere, a circa quaranta metri, la zona con una visibilità migliore, nonostante il buoi poichè la luce non penetra dalla superficie. Scendendo, è preferibile utilizzare lo scooter per rimanere molto vicini alla cima di discesa sincerandosi di effettuare la procedura di controllo S-drill a coppie.
Sul fondo
Giunti sul fondo, qualora il pedagno non fosse sul punto esatto ma nelle vicinanze del relitto, si inizia la ricerca collegamendo un reel alla cima di discesa ed iniziando la ricerca in modo da garatirsi la via del ritorno facile. Fondamentale è anche posizionare una luce stroboscopica alla cima del pedagno in modo da ritrovarla. Risalire come di dice “in libera” sarebbe un grosso problema a causa delle forti correnti e del mare spesso formato che renderebbe difficile individuare il subacqueo allontanato dalla corrente durante la decompressione.
L’acqua sul fondo ha una temperatura di circa 4 gradi, pertanto è necessario un pesante sottomuta con riscaldatore, un cappuccio spesso ed i guanti stagni. In caso di infiltrazione di acqua nella muta o nei guanti è fondamentale interrompere immediatamente l’immersione e risalire verso le tappe di decompressione con tutto il team. In immersione il sistema d’illuminazione dev’essere efficace e potente e tutti i subacquei devono avere una torcia di rispetto. Esplorando il relitto ci si muove in parallelo per illuminarlo meglio facilitando la visione d’insieme e l’orientamento.
Pianificazione di sicurezza
La pianificazione di sicurezza impone di rientrare al raggiungimento di 1/3 della prima delle seguenti risorse di sopravvivenza:
- gas di fondo;
- durata torcia;
- durata alimentazione riscaldatore;
- durata batterie scooter;
- filtro CCR.
La risalita
Il rientro alla cima e la risalita è un altro momento delicato perché con corrente forte la decompressione viene interamente eseguita usando lo scooter per rimanere a contatto visivo con il resto del team e con il pedagno. A questo proposito è necessario notare quanto sia fondamentale avere sotto-guanti adeguati (meglio se riscaldati) perchè le mani maneggiano costantemente il DPV e rimangono sotto il livello del corpo minimizzando la circolazione dell’aria nei guanti stagni.
Il rientro a bordo
Finita la decompressione tutto il team risale in superficie e rimane in prossimità della boa dando l’ok al personale di bordo. Il capitano manovrerà la barca con i comandi rinviati a poppa per vedere meglio la zona di avvicinamento e suonerà la sirena quando il primo subacqueo potrà muoversi in superficie con lo scooter verso l’ascensore che lo aiuterà a risalire a bordo. Non è semplice entrare perfettamente nella piattaforma mobile perché la barca rolla significativamente e le onde colpiscono il diver.
Ampie maniglie laterali aiutano questo compito e lo staff al momento giusto attiverà il meccanismo di risalita: come il corpo esce dall’acqua ci si sente schiacciare dal peso dell’attrezzatura, ma lo staff sgancerà velocemente tutte le bombole di fase e il DPV aiutando i subacquei a sedersi nella loro postazione affinché possano staccare la frusta della stagna, il cavo del riscaldatore e uscire dall’imbracatura. Con il sorriso sulle labbra ci si spoglia dalla muta e si sorseggia un meritato te caldo.
Foto di Massimiliano Canossa e Mauro Pazzi
Visita ai reparti di produzione e innovazione di Santi Diving
La settimana si è conclusa con una visita ai reparti di produzione, manutenzione e progettazione dell’azienda Santi Diving, leader mondiale nella produzione di mute stagne e attrezzature tecniche per la subacquea. Abbiamo avuto l’opportunità di scoprire da vicino il processo di realizzazione delle mute e degli accessori, con un focus sulla ricerca continua per migliorare comfort, sicurezza e prestazioni in immersioni tecniche e ricreative. La visita ci ha permesso di apprezzare l’attenzione ai dettagli e l’innovazione che contraddistinguono i prodotti Santi, utilizzati da subacquei professionisti in tutto il mondo.