Cesare Balzi Intervista a Gino Ferreri autore del libro: gestione operativa del rischio subacqueo
Claudio Gino Ferreri ci racconta come è nata la sua passione per la subacquea, la sua carriera nella SAS e le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere il libro.
Da sempre in ScubaPortal diamo particolare rilevanza al tema della sicurezza e crediamo che le informazioni e le tabelle contenute nel libro possano essere un aiuto prezioso per subacquei di tutti i livelli.
Per dare vita a un dialogo ricco di prospettive, abbiamo affidato l’intervista a Cesare Balzi, nostro contributor e da anni istruttore tecnico. La sua passata esperienza come subacqueo in ambito Marina Militare, confrontata con quella di Gino, promette di fornire spunti e conoscenze preziose per tutta la comunità subacquea, evidenziando le differenze e le similitudini tra due realtà professionali provenienti da Paesi diversi.
Cesare Balzi intervista Claudio Gino Ferreri
Come hai iniziato la tua carriera nella subacquea?
Negli anni ’60, da adolescente, praticavo pesca subacquea in apnea sulla costa meridionale dello stato di Victoria, in Australia. Ho avuto anche l’occasione di effettuare immersioni subacquee con l’erogatore a doppio tubo (La Spirotechnique Royal Mistral) e a Mount Gambier, sempre in Australia, mi sono immerso in grotte fino alla profondità di 76 metri, respirando aria. In quegli anni in Australia, la subacquea era decisamente meno organizzata rispetto a quanto lo sia oggi. La sicurezza e la gestione del rischio erano poco considerate. L’attrezzatura subacquea era rudimentale e nessuno indossava lifejackets o compensatori di assetto (GAV).
Come hai iniziato con la SAS e in che modo la tua esperienza militare ha influenzato il tuo approccio alla subacquea?
Mi sono arruolato nell’esercito a 19 anni, ho completato l’addestramento per reclute, la scuola di fanteria e al termine sono stato assegnato a un battaglione di fanteria. Da lì ho fatto domanda per il corso di selezione SAS, che è durato sei settimane. Ho completato con successo il corso, che è stato fisicamente e mentalmente molto duro. Sono stato quindi assegnato al reggimento SAS di Perth, nell’Australia occidentale. All’epoca la SAS aveva due squadroni Sabre operativi. Ogni squadrone aveva quattro truppe di circa venti operatori. Le truppe erano: Operazioni aeree, Operazioni acquatiche, Operazioni in montagna e Operazioni con veicoli. Io ero assegnato alla Truppa Operazioni Acquatiche. Un elemento delle operazioni acquatiche era l’immersione subacquea. La SAS lo utilizza come metodo di incursione dietro le linee nemiche per condurre ricognizioni, sorveglianza o incursioni.
I corsi di immersione SAS sono molto impegnativi dal punto di vista fisico e mentale. È necessario avere un’attitudine sempre positiva e credere nei propri mezzi. Bisogna essere molto organizzati e pazienti per raggiungere l’obiettivo militare. Nel periodo in cui sono stato nella SAS, ho assistito a uno o due decessi all’anno, il che equivale all’incirca a una probabilità su duecento di morire. I decessi variavano da incidenti di immersione, incidenti di paracadutismo, incidenti di arrampicata e incidenti automobilistici. Con queste statistiche in mente si cresce molto rapidamente.
Ci si rende presto conto dell’importanza dell’analisi della situazione e della pianificazione per portare a termine la missione e rimanere vivi. Statisticamente sono più numerosi i SAS morti in addestramento che in combattimento. Il principio è quello di addestrarsi duramente per combattere con facilità.
Quali sono state le principali esperienze e attività che hai svolto nei SAS?
Durante il mio periodo nella SAS, l’area principale di operazioni era il Sud-Est asiatico e la regione del Pacifico. La SAS ha dedicato molto tempo a promuovere buone relazioni con i paesi vicini fornendo addestramento e supporto nelle operazioni speciali. Ci siamo, inoltre, addestrati con le Forze Speciali degli Stati Uniti, i Navy SEALs e le unità SOS e CCT dell’US Airforce. Abbiamo anche collaborato con gli SBS britannici, i 22 SAS britannici e i SAS della Nuova Zelanda.
Negli anni ’80, l’esperienza più impegnativa è stata sviluppare la capacità di operare sia in superficie che sott’acqua nello Stretto di Bass, che fa parte dell’Oceano Meridionale. L’obiettivo era recuperare una piattaforma petrolifera che potesse essere presa dai terroristi. Lo Stretto di Bass è un mare freddo e insidioso, con onde alte fino a 10 metri e abitato da squali bianchi e grandi foche aggressive.
Quali sono le competenze e capacità più importanti nell’immersione tecnica professionale?
Sebbene le capacità fisiche personali siano essenziali, una buona capacità di pianificazione e una buona consapevolezza situazionale sono le più importanti. Se non hai buone capacità di pianificazione e non sei consapevole della tua situazione attuale, stai mettendo a rischio la tua vita. Questo vale tanto per i subacquei ricreativi quanto per quelli professionali.
Come sei arrivato alla decisione di scrivere il libro sulla gestione operativa del rischio subacqueo?
Ho studiato gestione del rischio all’università come parte del mio corso di laurea triennale e ho lavorato come responsabile della sicurezza governativa, il che comporta la valutazione di rischi e minacce. Di conseguenza, ho cercato nella letteratura, attraverso libri e internet, in relazione alla gestione del rischio subacqueo. Per mia sorpresa, ho scoperto che le informazioni disponibili per il subacqueo sono incomplete e, in molti casi, confuse.
Ho così deciso di scrivere un libro che copra il processo di gestione del rischio subacqueo dalla A alla Z e che sia in linea con lo standard di gestione del rischio ISO 31000. Tra l’altro, il processo di gestione del rischio ISO 31000 si allinea anche con il processo operativo SAS che viene utilizzato come modello.
In che modo il suo libro può essere utile al subacqueo ricreativo, al subacqueo tecnico e al subacqueo professionista?
Il processo presentato nel libro consente a tutte le categorie di subacquei, qualunque sia il tipo di immersioni di raggiungere i seguenti obiettivi:
- Identificare logicamente i problemi che mettono a rischio l’esito e la sicurezza dell’immersione;
- Determinare con precisione il livello di rischio a cui è esposto il subacqueo;
- Sviluppare con sicurezza misure di riduzione del rischio che mirino con precisione alla causa e all’effetto reali del rischio;
- Sviluppare una mentalità consapevole del rischio durante le immersioni;
- Sviluppare il modello per il monitoraggio e la revisione dei problemi emergenti e dei rischi conseguenti.
Ha mai avuto, in passato, esperienze con la Marina Militare Italiana?
Purtroppo non ho avuto l’opportunità di lavorare con la Marina Militare Italiana, ma ho letto diversi libri sulla leggendaria Decima Flottiglia MAS della Seconda Guerra Mondiale e ho letto molti articoli su Internet e visto molti video su YouTube riguardanti COMSUBIN e gli Incursori Teseo Tesei. Essendo nato e cresciuto in Italia, sono molto orgoglioso dei loro successi.
Review del libro, e della sua utilità pratica di Cesare Balzi
Sempre più spesso si sente parlare di sicurezza, prevenzione e gestione del rischio subacqueo. Dal 1983 ad esempio, il DAN si è impegnato per creare una comunità subacquea più sicura con lo scopo di sviluppare una nuova cultura della sicurezza.
Già Scubaportal, facendosi promotore di questo argomento di fondamentale importanza per il subacqueo a tutti i livelli, in passato ha affrontato queste tematiche con un articolo che potrete trovare al seguente link: https://www.scubaportal.it/la-sicurezza-immersione-subacquea-sicura-rischi/
Oggi, Claudio Gino Ferreri, autore del libro Scuba Diving Operational Risk Management, dedica, rimarca e approfondisce l’applicazione pratica della gestione del rischio nel corso delle immersioni svolte a qualsiasi livello, da quello ricreativo a quello tecnico e professionale.
Per garantire la sicurezza dei subacquei, definire procedure di gestione delle emergenza e imparare dai report a seguito di eventi accorsi, è fondamentale un processo di analisi e riflessione, al fine di identificare e affrontare i rischi. In questo testo, ancora in inglese ma ci si augura ben presto una traduzione in modo da renderlo accessibile a chiunque, Gino Ferreri descrive step by step, le procedure di analisi per individuare le cause reali dei pericoli e mitigarne gli effetti.
Il testo include strumenti per la gestione del rischio in immersione, modelli e file da scaricare; affronta la gestione del rischio in immersione con la filosofia militare adottata dal SAS e contiene informazioni allineate alla norma internazionale ISO 31000 sulla gestione del rischio.
Ritengo personalmente che il testo di Claudio Gino Ferreri, possa essere di grande utilità per subacquei ricreativi, avanzati e professionisti, oltre a chiunque sia direttamente o indirettamente associato alle immersioni. I principi e le tecniche contenute nel libro potranno essere spunto di riflessione, analisi e portaranno valore pratico all’approccio all’immersione durante lo sviluppo futuro subacqueo del lettore.
Il libro: la gestione operativa del rischio subacqueo
Gestione operativa del rischio in immersione subacquea: un approccio SAS ai principi, alle tecniche e alle applicazioni di Claudio Gino Ferreri
“Per garantire la sicurezza dei subacquei, definire le procedure di gestione dell’emergenza e imparare dagli “incidenti evitati per un pelo”, è fondamentale un processo per identificare e affrontare i rischi”.
Leggi l’approfondimento: Esce il libro: gestione operativa del rischio subacqueo
Acquista il libro: Scuba Diving Operational Risk Management
Il libro è pubblicato da Dived up
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