Il 12 agosto è la giornata mondiale contro la crudeltà verso gli animali. Se tutti siamo d’accordo che abbandonare cani o gatti sia un’azione immorale, alzi la mano chi da bambino, armato di retino e con la complicità dei genitori, non ha mai catturato un granchio, una medusa, una bavosa, per mostrarla orgoglioso agli amici.
Ancora più triste la sorte delle meduse, abbandonate sulla spiaggia a morire al sole, al grido di “voglio fare un bagno tranquillo!”.
Probabilmente non tutti sanno che (nonostante la presenza dell’acqua e il fatto che dopo il gioco gli animali vengono liberati in mare) la cattura delle creature marine e la loro detenzione nel secchiello nella maggior parte dei casi si conclude con la loro morte. Questo accade anche perché l’acqua dentro il secchiello raggiunge temperature molto alte in breve tempo.
Pochi sanno che tutti gli animali, compresi gli abitanti del mare come meduse, pesci o molluschi, sono protetti e non si possono catturare né imprigionare, neanche temporaneamente. È un reato ai sensi del Codice Penale articolo 544 bis e ter, che recita:
“Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale”.
La Corte di Cassazione chiarisce che la norma pretenda una corrispondenza biunivoca tra la sofferenza dell’animale e le modalità della sua detenzione.
Dato che la medusa non ha un cervello mi chiedo: se venisse punito qualcuno per aver maltrattato una medusa cosa si dovrebbe fare contro chi schiaccia uno scarafaggio e una zanzara che un cervello ce l’hanno?