Ero uno studente di biologia all’Università di Genova, e fantasticavo tra me e me sull’oggetto dei miei studi, la corrente di Humboldt. Quella corrente fredda che risale dall’Antartico lungo le coste del Cile, che raffredda le acque del Perù, provocando il fenomeno dell’upwelling, cioè della risalita di acque di profondità ricche di nutrienti, che sostengono una ricca catena trofica, che alimenta in particolare quella che i pescatori peruviani chiamano anchoveta, l’acciughetta, o Engraulis ringens per dirla come direbbe un biologo.
Il mare al largo della costa occidentale del Sud America è una delle zone di pesca più vitali e produttive della terra. Circa l‘8% della cattura globale di specie marine proviene dalle aree al largo delle coste del Perù, dove la corrente di Humboldt, vicina alla superficie, fornisce un alto apporto di nutrienti e quindi cibo sufficiente per specie ittiche sfruttate commercialmente come l’acciuga. Il 10% del totale delle catture globali di acciughe proviene solo da questa regione. La maggior parte viene trasformata in farina e olio di pesce e utilizzata principalmente per le acquacolture in Cina e Norvegia.
Delle cose che ci servono ci accorgiamo quando vengono a mancare. Ed è il caso della corrente di Humboldt, che ogni 9 anni deviava, passando più al largo, e interrompendo tutto: l’upwelling, la proliferazione dell’anchoveta, la pesca. Fenomeno noto col nomignolo di el Niño, il bambino, riferimento al fatto che il fenomeno si presenta di solito in periodo Natalizio che solo il triste umorismo sudamericano poteva trovare. Ma questa è un’altra storia.
La corrente di Humboldt
La notizia di oggi è che le catture di acciughe nel sistema upwelling di Humboldt sono in declino, e non solo in periodo di el Niño. Le cause sono dovute principalmente al cambiamento climatico, secondo i risultati del nuovo studio.
I ricercatori dell’Istituto di Geoscienze dell’Università di Kiel, insieme ai colleghi del GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research e a partner internazionali, hanno studiato per la prima volta le relazioni tra temperatura, ossigeno, apporto di nutrienti e la presenza di singole specie di pesci utilizzando dati paleo-oceanografici della regione della corrente di Humboldt. Gli scienziati si sono concentrati sul periodo caldo di circa 125.000 anni fa (interglaciale Eemiano). Durante questo periodo, le condizioni erano simili a quelle previste dalle proiezioni climatiche per la fine del 21° secolo al più tardi: produzione primaria paragonabile, ma temperature dell’acqua di due gradi C più alte di oggi e una maggiore carenza di ossigeno nelle masse d’acqua di media profondità.
I ricercatori hanno dimostrato che a temperature più alte specie di pesci più piccoli, simili a ghiozzi, diventano dominanti rispetto a importanti pesci alimentari come l’acciuga (Engraulis ringens). La tendenza è indipendente dalla pressione di pesca e dalla gestione della pesca. Secondo lo studio, il riscaldamento del sistema della corrente di Humboldt come risultato del cambiamento climatico ha implicazioni di più ampia portata per l’ecosistema e l’industria della pesca globale di quanto si pensasse in precedenza.
I risultati sono apparsi sulla rivista Science, il 7 gennaio. Renato Salvatteci, Ralph R. Schneider, Eric Galbraith, David Field, Thomas Blanz, Thorsten Bauersachs, Xavier Crosta, Philippe Martinez, Vincent Echevin, Florian Scholz, Arnaud Bertrand. Smaller fish species in a warm and oxygen-poor Humboldt Current system. Science, 2022; 375 (6576): 101 DOI: 10.1126/science.abj0270
In conclusione cambiamenti fondamentali nell’oceano, come il riscaldamento, l’acidificazione o l’esaurimento dell’ossigeno, possono avere conseguenze molto profonde sulla composizione degli stock ittici, compreso lo spostamento di singole specie. E noi parliamo di contenere l’aumento di temperatura entro i 2°C…