E così dopo una settimana di incessante lavoro arriva la mia tanto attesa giornata di spensieratezza.
Insieme ad un mio fraterno amico ho deciso di effettuare un’immersione in area marina protetta per realizzare un video che possa rendere giustizia a questa meravigliosa Terra: la mia Sicilia.
Giunti sui luoghi di buon mattino, uno dei tanti Diving autorizzati, attraverso un organizzazione a dir poco tattica, ci conduce sino alla zona “A” della riserva naturale, un luogo senza tempo e dove tutti i subacquei partecipanti fremono per abbandonare il pelo dell’acqua.
I colori pastello accecano i nostri occhi già a pochi metri dalla battigia e l’icona di Rossana Maiorca, figlia del più celebre Enzo, allocata a pochi metri di profondità ci fa accapponare la pelle.
La nostra guida ci conduce agli “Archi”, un sito abitato da cospicui branchi di Sparidi e Serranidi che, indisturbati, scorrazzano a pochi metri dal mio obiettivo… per un istante ho la sensazione di essermi immerso in un acquario.
Conclusa l’immersione risaliamo in gommone, ma durante il tragitto del rientro lo stato di flow continua ad avvolgermi. Rifletto sulle riprese effettuate sott’acqua e sono certo che il video che posterò in giornata sarà un’ ottima pubblicità per la mia Sicilia…già perché proprio di questo ha bisogno la mia Isola.
Arrivati a terra consumiamo un piccolo pasto frugale in uno dei tanti chioschetti ben organizzati del luogo e subito dopo partiamo per la volta di Catania.
In autostrada commentiamo la buona riuscita dell’immersione fatta in riserva e certi di avere investito bene il nostro denaro, ci promettiamo di ritornare.
Purtroppo tutto questo accade ad Ognina di Siracusa, località turistica incastonata nella straordinaria riserva naturale del Plemmirio, perché, ahimè, da catanese radicato, pur abitando a pochi chilometri dalla riserva dei Ciclopi, per potermi immergere sono costretto a migrare altrove.
Sin dai tempi della sua istituzione diatribe politiche sulla gestione, sulle competenze, sulla vigilanza della riserva dei Ciclopi non hanno fatto altro che arrecare grave nocumento non solo all’ambiente, al territorio circostante ed alle attività commerciali ad esso collegate e perché no anche all’intera comunità subacquea che pur avendo negli anni dimostrato solidarietà e collaborazione senza mai nulla a pretendere è stata “privata” dei suoi fondali.
Come se questo non bastasse ogni notte il continuo scarico del liquami, lo scempio dei pescatori di frodo e l’indisciplinatezza dei diportisti domenicali, non ha fatto altro che peggiorare il degrado in cui versa questa meravigliosa porzione di costa catanese.
Attraverso questo mio personale sfogo, frutto di una smisurata passione per il mare, mi auguro che le istituzione tutte, compresa l’Università di Catania, cui è riservata la proprietà dell’Isola Lachea, possano riprendere il controllo di questo scorcio di territorio che sembra essere votato al degrado più assoluto.