Dactylopterus volitans, meglio noto come pesce civetta: pesce stupendo.
Bene, non siam qui per fare la sua descrizione anatomica o per parlarvi delle sue peculiarità morfologiche, per le quali tra l’altro, vista la sua articolata bellezza, servirebbe un disegno e molte righe, ma vorremmo raccontarvi molto brevemente, attraverso immagini, dei suoi strani modi di fare (etologia). Per esprimerci, abbiamo atteso di fare un po’ di esperienza, diciamo una trentina d’anni sott’acqua, con alcune migliaia di immersioni e osservazioni a ogni ora del giorno e della notte, in tutte le stagioni. Non tutte dedicate ai pesci civetta, certo, ma diverse ore son sue, passate nel buio di tante notturne (ma anche di giorno), a costante distanza ravvicinata con uno dei molti pesci di questo Mare Nostrum ricco di fascino e sorprese.
L’ultima notturna estiva ci ha regalato un interessante incontro con due enormi esemplari; posti l’uno accanto all’altro, come di solito amano fare i giovani, questa volta, casualmente, i civetta adulti erano in un atteggiamento non comune per due esemplari di questa taglia. Sapendo che, come sempre, ciò che osservo è una scena di vita che può durare un secondo o un minuto, che il pesce può restare immobile come può spostarsi, reagire o fuggire, mi avvicino ai due grossi civetta, fermi sul fondo adiacenti, testa con coda e coda con testa, sperando di riuscire a immortalarli.
Inizio a scattare, mentre loro iniziano a reagire alla luce e alle mie vibrazioni nell’elemento liquido. I loro primi movimenti mi permettono di acquisire una sequenza in rapida successione, poiché la reattività alla luce non è eccessiva. Ma dopo soli 6 scatti, uno dei due decide di allontanarsi, lasciandomi al cospetto dell’esemplare più calmo e grosso, al quale dedico la mia attenzione e altre fotografie. Queste prime sei immagini, realizzate in una manciata di secondi, lasciano trasparire la sequenza di movimenti di un pesce che ama sedimenti sabbiosi o melmosi, preferibilmente detritici e cangianti, e dai quali si solleva occasionalmente compiendo planate di rara eleganza, grazie a pinne pettorali oserei dire uniche in natura. Ma dei suoi decolli e atterraggi, delle sue meravigliose planate e delle sue stratosferiche pose su sfondo nero della notte mediterranea parleremo attraverso altre foto, eseguite al volo e d’istinto, scattando con una rapida azione che deve seguire dolcemente ogni cosa di cui la natura è capace e che, grande privilegio, si presenta al nostro cospetto in mare!