È stata scoperta in Nuova Zelanda una specie di squalo bioluminescente lungo quasi 2 m. La bioluminescenza è la capacità di molti esseri viventi di emettere luce. È causata da reazioni chimiche, che, detto in termini molto semplici, trasformano energia chimica in luce. Di solito la bioluminescenza è associata ad esseri microscopici o comunque molto piccoli, come batteri, alghe, meduse, vermi, crostacei, molluschi, insetti. Sono circa 1500 le specie di pesci bioluminescenti finora descritte.
Molti di noi avranno sperimentato una nuotata notturna tra bagliori azzurri, luci che brillano quando tocchiamo la superficie dell’acqua, o almeno avranno visto che il gommone che naviga verso l’immersione notturna si lascia alle spalle una scia lucente: di solito sono alghe unicellulari, che rispondono alla nostra stimolazione (l’agitazione dell’acqua) emettendo luce. Per loro è una forma di difesa contro la predazione: un copepode (crostaceo del plancton) che ingoiasse una microalga luminescente brillerebbe a sua volta, segnalando la sua presenza a pesci o organismi mangiatori di zooplancton.
Squalo bioluminescente.
Ma torniamo allo squalo: i ricercatori hanno scoperto e descritto, in un articolo pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science una specie di squalo in grado di emettere bioluminescenza. La nave Chatham Rise ha esplorato un’area del fondale oceanico neozelandese nel gennaio 2020, scoprendo lo squalo pinna aquilone (Dalatias licha), che ha ottenuto anche il primato come vertebrato luminescente più grande.
In realtà non ha dimensioni esagerate, almeno rispetto a certe creature marine, ma col suo metro e ottanta per 9 chilogrammi di peso, è di fatto il più grosso vertebrato bioluminescente.
Insieme allo squalo pinna aquilone i biologi marini hanno trovato altre due specie di squali bioluminescenti: lo squalo lucifero (Etmopterus lucifer) e lo squalo lanterna meridionale (Etmopterus granulosus) che però hanno dimensioni minori.
Tutti questi animali vivono tra i duecento e i mille metri di profondità, dove la luminescenza può essere un camuffamento per nascondersi dai predatori. In un ambiente dove occhi specializzati possono vedere la superficie dell’acqua come un leggero bagliore, saper emettere luce verso il basso, in forma di bagliore più o meno della stessa intensità, è un ottimo sistema per mimetizzarsi, per nascondere la propria sagoma. Ma l’emissione di luce potrebbe anche essere utilizzata per illuminare il fondo alla ricerca di cibo, proprio come faremmo noi con una torcia.
Per chi volesse approfondire: Mallefet J, Stevens DW and Duchatelet L (2021) Bioluminescence of the Largest Luminous Vertebrate, the Kitefin Shark, Dalatias licha: First Insights and Comparative Aspects. Front. Mar. Sci. 8:633582. doi: 10.3389/fmars.2021.633582 https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fmars.2021.633582/full