Prefazione di Massimo Boyer
Esplorazione subacquea dei relitti della Liguria: Con l’avvento della subacquea tecnica è diventato possibile esplorare a fondo relitti che giacciono a profondità che un tempo erano difficilmente accessibili, o lo erano per tempi molto brevi. E la Liguria, con la pendenza esasperata delle sue coste, ha molto spesso questa situazione. Per questo motivo abbiamo chiesto a un nostro collaboratore, subacqueo tecnico, l’articolo relitti in liguria, che conclude il ciclo di articoli dedicati alle bellezze subacquee de #lamialiguria. Articolo pubblicato su scubazone 53, a cura di Zero Pixel.
La regione Liguria è una striscia compresa tra terra e mare.
Tanta è la sua vocazione marittima quanto è legata al suo destino di crocevia commerciale terrestre. La Liguria è una luogo in cui si mescolano storie, culture, guerre, viaggi e incredibili teatri di affondamenti navali che hanno trasformato navi in meravigliosi relitti. Molti pensano che conoscere un relitto sia una pratica subacquea, in realtà tutto inizia da fonti storiche e aneddoti tramandati da vecchi pescatori e anziani contadini che vegliano la superficie del mare dall’entroterra.
Relitti in liguria, la Bettolina Fluviale Armata di Finale lIgure
Questo è il caso per esempio il caso della Bettolina Fluviale Armata di Finale lIgure, relitto che giace a -85m di profondità. L’affondamento della Bettolina Fluviale Armata di Finale Ligure, o di Caprazoppa, armata con due FlaK 88 e un FlaK 38 a poppa potrebbe essere un’imbarcazione di tipo AFP, inviata già alla fine del 1942 nelle acque liguri per controllare le coste italiane. Questa Bettolina Fluviale Armata – se non fosse affondata per siluramento, in data 14 gennaio 1943, per mano del sommergibile britannico HMS Sahib (P 212) – probabilmente sarebbe entrata a far parte della 1ª Flottiglia Trasporto, che sarebbe nata da lì a pochi mesi. Ho identificato questo relitto insieme a Marco Mori partendo dalle ricerche di una nave, la “Barcaccia”, come è chiamata dai locali che ne hanno memoria. Si tratta di un relitto ritrovato da Piero dell’Amico e successivamente conosciuto da Edoardo Pasini e Marco Colman. L’appoggio logistico che abbiamo utilizzato durante le immersioni per identificare e ricostruire la storia di questa imbarcazione è stato il Marina Diving di Loano di Corrado Ambrosi.
Il piroscafo Genova, il relitto del Golfo del Tigullio
Di grande fascino è il relitto del Piroscafo Genova, adagiato nei fondali fangosi della baia di Paraggi, nel cuore del Golfo del Tigullio.
Conosciuto dai pescatori locali, in passato, come “Vapore di Portofino” si tratta in realtà di un’imbarcazione costruita nel lontano 1904 in Inghilterra e di proprietà della Società Anonima Alti Forni e Acciaierie d’Italia. La nave affonda il 27 luglio 1917 dopo essere attaccata dal naviglio nemico che la colpisce per evitare che il suo carico di cannoni bellici arrivasse a destinazione e rafforzasse l’artiglieria. Ancora una volta la tradizione orale tramanda storie di piccole barche di pescatori che accolgono i naufraghi per riportarli sul litorale. La nave conserva ancora oggi in fondo al mare, il grande fascino di un’epoca che ha lasciato un segno indelebile. Il relitto si trova a una profondità massima di -60m.
La petroliera Haven affondata nel 1991 in Liguria
Il grande incendio della maxi petroliera Haven è stato visibile per giorni da diversi punti dell’arco ligure. Il 14 aprile 1991, la petroliera cipriota Haven affonda dopo una serie di esplosioni avvenute tre giorni prima. Il greggio contenuto nelle sue stive causò il più grave incidente ambientale mai verificatosi nel Mar Mediterraneo. Si tratta di una nave cisterna di grandissime dimensioni (lunga circa 350 metri e larga più di 50) capace di trasportare oltre 250mila tonnellate di petrolio. Dal 7 al 9 aprile la Haven si trovava ormeggiata davanti al Porto Petroli di Genova per uno scarico parziale del greggio. La nave conteneva anche diverse tonnellate di combustibile e le esplosioni cominciarono l’11 aprile in seguito all’avvio di operazioni di travaso del greggio tra le varie stive. A un certo punto la catena di ancoraggio si ruppe e la Haven andò alla deriva fino ad affondare a poco più di un miglio dalla riva al largo di Arenzano. Oggigiorno è una delle immersioni più ambite e ricercate dai subacquei italiani ed esteri. Il relitto si è trasformato in un cenacolo di vita sottomarina. L’immersione si svolge a più livelli tra -38m fino a -78m, profondità a cui si trova l’imponente elica.
Il Kt di Sestri, il relitto dello yatcht di inizio Novecento
Tornando alle storie di guerra e spostandosi più verso Levante, si trova il relitto del cosiddetto KT di Sestri. In realtà la nave si chiamava Eros, ed è appartenuta al leggendario banchiere e barone Henri De Rotschild. Il lussuoso Yacht gli fu requisito durante il Secondo conflitto bellico dalla Marina Nazionale Francese che lo ribattezzò “Incomprise”. Il suo destino non è ancora finito, la Marina tedesca lo requisirà a sua volta trasformandolo nel cacciasommergibili UJ2216, con questo nome finire sui fondali liguri durante la guerra, il 13 settembre 1944 mentre scortava due posamine. I subacquei che oggi si immergono su questa nave dal grande fascino storico potranno riconoscere i l carattere bellico della nave e allo stesso tempo apprezzare la linee classiche di uno yacht di lusso di inizio Novecento. L’immersione si svolge a una profondità massima di -57m
Il relitto del Pelagosa, vicino a Genova
Sempre in tema di posamine è possibile immergersi a Genova, non lontano da Foce, sul relitto del Pelagosa. Questo relitto che giace a una profondità massima di -38m è adatto a diversi livelli di immersione per subacquei che cercano forti emozioni attraverso colori e penetrazioni uniche nel cuore della nave. Si tratta di una delle quattro unità di classe “Fasana” che erano adibite al trasporto di ben 240 mine per realizzare fitti campi minati per creare sbarramenti al naviglio nemico che approcciava Genova. Il Pelagosa è affondato il 9 settembre 1943 in seguito a colpi di artiglieria provenienti dall’entroterra che era stato nottetempo conquistato dal milizie tedesche. La Santabarbara, posta a poppavia, ospita ancora impotenti casse di munizioni calibro 20mm.
L’U 455, il sommergibile tedesco affondato al largo di Sori in Liguria
Affascinante, unico e ormai divenuto simbolo della subacquea tecnica mondiale è invece il relitto del sommergibile tedesco U 455, affondato al largo di Sori sul finire della Seconda Guerra Mondiale, Una croce grafata nera svetta nell’angolo superiore sinistro della bandiera della Kriegsmarine. Il campo rosso su cui poggia rimanda alla memoria il sacrificio di quanti hanno versato la propria vita per servire un’ideale di una nazione in guerra. L’U455, il battello di generazione VII C, invia le sue ultime comunicazioni in data 2 aprile 1944. La sua scomparsa nelle acque liguri avviene ufficialmente tre giorni dopo, il 5 aprile. La causa dell’affondamento è avvolta nel mistero, forse si trattò di una mina, forse di un’esplosione avvenuta all’interno del battello. Varato nel giugno 1941, era una micidiale macchina da guerra al comando di Hans Martin Scheibe. Lungo circa 67 metri, si trova oggi conficcato in un fondale fangoso a -119 m con la poppa disintegrata, inclinato di circa 40 gradi. La parte intatta, lunga circa 50 metri, ha probabilmente assunto questo insolito assetto per la presenza, nella zona prodiera (- 85 m), di compartimenti non allagati. Il troncone di poppa si trova in parte conficcato nel fondale marino arriva fino alla profondità di -119m. Alcune ridotte porzioni della culatta poppiera giacciono a pochi metri di distanza dal corpo centrale. Questa non è una semplice immersione, scendere su questo relitto è una vera esperienza a trecentosessanta gradi che fa immergere il subacqueo nella storia e nel sacrificio di tante vite umane scomparse per mare.
L’elenco dei relitti in Liguria è lungo, moltissime sono le navi commerciali, militari o civili scomparse da Levante a Ponente. Che siano antichi galeoni, velieri, navi romane o residuati bellici, tutto il naviglio affondato merita di essere conosciuto e valorizzato. Lo specchio del mare è la sua terra. Raccontare la terra per mezzo dei fondali sottomarini è una pratica che può rivelare grandi sorprese e inaspettate storie.
foto: Marco Mori