I pesci usano il tatto per conoscere il loro ambiente. Noi uomini riceviamo la maggior parte delle informazioni sull’ambiente che ci circonda dalla vista, ma il nostro secondo senso in ordine di importanza è il tatto, concentrato in particolare sulla punta delle dita. I nostri polpastrelli sono capaci di cogliere differenze tra superfici e forme, e sovente esplorano l’ambiente che ci circonda, ma non siamo gli unici animali che toccano gli oggetti per conoscerli meglio. Il primo pensiero va ai tentacoli dei polpi, ma ci sono anche molti pesci toccano costantemente le rocce o la sabbia del fondo, e piante o altri animali, usando il tatto per esplorare attraverso le pinne.
Ma i pesci sono in grado di percepire le differenze di superficie con le pinne? Sì, anzi le pinne dei ghiozzi sono sensibili al tatto come le punte delle dita dei primati. Lo dimostra un lavoro pubblicato su Journal of Experimental Biology.
L’animale scelto come cavia di laboratorio per studiare come i pesci usano il tatto è il gobide rotondo (Neogobius melanostomus).
I pesci in acquario sono stati dapprima filmati mentre si muovevano su un pezzo di ardesia o un pezzo di plastica ondulato sul fondo della vasca, o quando si attaccavano contro il lato della vasca. In tutte queste occasioni le pinne dei pesci si spalmavano su ciascuna delle superfici, toccando le strutture come una mano.
Per scoprire se le pinne fornivano al pesce sensazioni tattili diverse, sono stati registrati i segnali nervosi provenienti dai singoli raggi delle pinne.
I pesci usano il tatto
Muovendo delicatamente una barra orizzontale lungo un raggio della pinna, a velocità che andavano da 5 mm/s a 20 mm/s, i segnali elettrici nei nervi, registrati mentre la barra si muoveva sopra la pinna hanno permesso di chiarire che le pinne percepivano sensazioni quando venivano toccate. Ma questo non ci dice ancora se le pinne sono abbastanza sensibili da rilevare la differenza tra i diversi tipi di fondo.
Per fare questo una ruota con creste di 2 mm, separate da spazi vuoti di 3, 5 o 7 mm per imitare la grana di sedimenti che vanno dalla sabbia grossolana alla ghiaia, è stata fatta muovere lungo i raggi delle pinne del pesce a velocità che vanno da 20 a 80 mm/s. sempre registrando i segnali nervosi che si producevano quando le creste entravano in contatto con i raggi delle pinne. In questo esperimento le pinne dei ghiozzi risultano sensibili alle superfici, e in grado di discriminare le diverse granulometrie quanto i polpastrelli delle dita delle scimmie. I primati sono considerati lo standard di riferimento per la sensibilità tattile, quindi è stato davvero emozionante vedere che le pinne dei pesci mostrano una risposta tattile simile.
Per chi voglia approfondire: “Sensing the structural characteristics of surfaces: Texture encoding by a bottom-dwelling fish” by Hardy, A. R. and Hale, M. E., 3 November 2020, Journal of Experimental Biology.