Le pinne Scubapro Seawing Nova, una volta capito bene come muoverle, combinano in modo molto efficace la potenza, l’accelerazione e la manovrabilità delle pinne a pala convenzionali, rigide (le mie preferite) con l’efficienza, la maneggevolezza e il minimo sforzo richiesto tipici delle pinne bilobate. La precisazione “una volta capito bene come muoverle”, è per chi (come me) è abituato a pinne a pala piuttosto rigide: al primo contatto la tendenza è di applicare la forza che si è abituati a metterci per spostare delle pinne dure, col risultato di muoverle troppo velocemente.
Una volta capito come fare, sia nella pinneggiata alternata che nel movimento a rana le pinne danno veramente un’ottima risposta, e se muoverle con la velocità ideale richiede meno dispendio di energia tanto meglio, è energia che recuperiamo e potremo utilizzare se necessario. Insomma, ho capito che la rigidità di una pala non è tutto.
Ho testato le pinne Scubapro Seawing Nova durante una settimana di immersioni all’Elba.
Elementi che ho molto apprezzato riguardano:
- La forma tipica delle pinne Scubapro bilobate, che dà una sensazione di leggerezza, quasi di non avere ai piedi questo prolungamento, con l’acqua che scorre liberamente rendendo il nuoto sorprendentemente facile e leggero.
- Il giunto articolato, che mi dicono essere un brevetto Scubapro, permette all’intera pala di inclinarsi sempre con l’angolo giusto e generare una spinta molto efficace.
- Le alette esterne si flettono quando serve, aiutando a incanalare l’acqua, e a produrre una spinta efficace per esempio in corrente, o quando si debba comunque aumentare l’energia.
Potremmo parlare della comodità dei cinghioli elastici, dell’aderenza della suola, dei tanti colori (intanto a me piace il nero, so di non avere fantasia in questo ma il nero va bene su tutto). In sintesi un’ottima pinna, efficace e che dà un senso di fiducia: ricordiamoci che in molte situazioni avere un paio di pinne affidabili fa la differenza tra uscire da una situazione potenzialmente pericolosa in tranquillità o con affanno.
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Foto di Francesca Scoccia