La scelta delle pinne nel mondo subacqueo
“Tesoro hai fatto le valigie?”……”sì, mancano solo le pinne,…quali devo portare?”. Quante volte è capitato di vedersi rivolgere questa domanda? O magari noi stessi ce lo siamo chiesto, prima di prepararci per una vacanza o semplicemente per una gita in barca la domenica. Domanda apparentemente banale. La risposta sembrerebbe facile, “prendo quelle azzurre…o quelle gialle???. Magari quelle rosa che si abbinano bene con la mutina!”. Scherzi a parte la scelta delle pinne può rivelarsi oggi veramente difficile perché ne esistono ormai di tutti i tipi e di tutte le marche.
Varie tipologie di pinne disponibili
Pinne lunghe, pinne corte, pinne cortissime, con la scarpetta o con il cinghiolo, pala rigida o pala morbida, con i convogliatori o senza, in gomma, in polimero, in composito, in fibra, in carbonio…. Insomma ce n’è veramente per tutti i gusti. Ma come orientarci in questo labirinto?. Cominciamo dalla fine: la pinna che va bene a me non è detto che vada bene a te.
Fattori da considerare nella scelta delle pinne
Molto spesso infatti mi capita di vedere persone che scelgono la pinna perché è uguale a quella dell’istruttore, o della guida o semplicemente perché l’ha comprata uguale un amico. Non è questo l’approccio migliore alla scelta. Bisogna trovare una pinna (anzi due) che si adatti bene al nostro piede, alla nostra muscolatura ed all’uso che ne vogliamo fare. Prima di rispondere alla domanda fatidica quindi dobbiamo porci altre domande.
Considerazioni sull’uso delle pinne in diverse attività subacquee
Immaginiamo di dover costruire una mappa mentale per trovare la nostra risposta al termine della mappa. Dove intendiamo utilizzare le pinne? In piscina, in mare, per fare snorkeling? Per fare subacquea ARA? Per andare a pesca in apnea o per praticare apnea pura? Tralasciamo in questa sede l’uso delle pinne (molto corte in genere) per allenamenti di nuoto e concentriamoci sulle pinne da utilizzare per snorkeling, scuba diving e apnea.
La pinna giusta in base al tipo di attività acquatica
Normalmente si tende a scegliere una pinna senza troppe pretese per lo snorkeling, una con il cinghiolo per lo scuba e una pinna lunga per l’Apnea. Ma siamo certi che sia giusto così? In realtà lo snorkeling può prevedere anche delle brevi “sommozzate” in apnea e può richiedere anche lunghi tratti natatori e quindi la pinna di plastica leggera, può risultare inadatta. Di contro acquistare una pinna troppo impegnativa può stancare le gambe, soprattutto se non si è allenati.
La pinna con scarpetta potrebbe stancare i piedi
Bisogna poi considerare che una pinna con scarpetta (in genere per lo snorkeling si usa la pinna con scarpetta) calzata a lungo può “fiaccare” i piedi creando fastidiosissime vesciche sopra il tallone o di fianco sotto il malleolo (che però si possono facilmente prevenire con un calzare leggero o un calzino da tennis). Dunque è necessario provare la pinna prima di acquistarla, non basta vedere che sia del nostro numero o che la indossi il nostro amico.
L’utilizzo delle pinne a cinghiolo per lo snorkeling
Molti utilizzano pinne con cinghiolo (che richiedono l’uso del calzare a scarponcino e che sono molto diffuse tra i subacquei ARA) anche per fare snorkeling. Personalmente trovo che se si deve praticare snorkeling (ed a maggior ragione dell’apnea anche amatoriale) tale soluzione sia sconsigliabile perché se da un lato risulta molto comodo l’uso dello scarponcino fuori dall’acqua (in barca, sulla terra ferma), in acqua limita fortemente il corretto uso dell’articolazione della caviglia favorendo un movimento errato di tutto l’arto nell’esecuzione della pinneggiata oltre ad essere, l’insieme calzare + pinna, molto meno idrodinamico rispetto alla pinna con scarpetta di gomma incorporata.
I vari fattori da considerare nella scelta delle pinne
Ovviamente ci sono molti altri fattori da considerare e quindi ecco che la pinna con il cinghiolo, se usata per le immersioni con bombole in zone con accesso disagevole da terra è molto utile per camminare agevolmente verso il punto di immersione con l’attrezzatura. C’è poi da considerare il tema del peso e dell’ingombro nei viaggi, specie se si deve volare. In tal caso non possiamo portarci un ampio assortimento di pinne ma dobbiamo scegliere una pinna che sia versatile e che si adatti “a tutte le esigenze”. Per inciso le mie pinne di apnea volano con me da anni ed entrano in quasi tutte le cappelliere degli aerei. Ma anche così non è semplice scegliere.
Valutazione dei materiali, peso, dimensione e conformazione della pala
C’è da valutare i materiali, il peso, la dimensione e la conformazione della pala. Come dicevo ce ne sono per tutti i gusti. Se dobbiamo scegliere una pinna per attività con autorespiratore la scelta cade in genere contemperando l’esigenza di confort della pinna al piede, la facilità di calzata e l’efficienza nella spinta. Non me ne vogliano i subacquei ARA, ma raramente vedo pinneggiare correttamente con le bombole e, quindi, se non si è padroni di una buona tecnica di pinneggiata (ciò che in genere si apprende nei corsi di apnea) una pala molto tecnica non ha ragione di essere utilizzata poiché non se ne percepirebbero i vantaggi e possiamo dire che a quel punto si ha una vasta scelta di pinne.
L’eterna diatriba sull’uso delle pinne lunghe
C’è poi l’eterna diatriba sull’uso della pala lunga (quella da apnea per capirci) anche nella subacquea con bombole. Personalmente ho sempre utilizzato pinne lunghe, sia in apnea sia con le bombole, e non vedo alcuna utilità nell’uso delle pinne corte con le bombole. Ma come dicevo prima le pinne lunghe devono essere utilizzate correttamente, richiedono una certa abitudine ed allenamento alle stesse ed una buona tecnica nella gestione dell’attrezzo. Anche l’accesso in acqua, con le pinne lunghe, richiede una maggiore attenzione. Non di rado ho visto rompere pinne lunghe eseguendo “il passo del gigante” dalla barca.
Complessità della scelta delle pinne per l’apnea
Parlando infine di apnea il discorso si complica ulteriormente e richiederebbe uno spazio ben più ampio di quanto assegnatomi. La prima domanda che mi viene fatta nei corsi di Apnea in genere è: “che vantaggio ho dalla pinna in carbonio ?”. Il punto è che prima bisogna tornare alle domande di cui sopra. Cosa devo fare con queste pinne? Andarci a pesca? Su che fondale? A quali quote? O devo fare dei tuffi sul cavo perché amo la pura apnea e ricerco la prestazione massimale? Ma prima ancora devo apprendere a pinneggiare correttamente. Non si sale in Ferrari se prima non si impara a guidare.
Vasta scelta di modelli di pale per Apnea
Oggi in commercio si trovano tantissimi modelli di pale per Apnea. Ce ne sono in polimero, in composito e fibra, in carbonio. Nell’ambito dello stesso materiale poi ve ne sono di più o meno dure, a strati diversificati, lunghe e lunghissime, con la pala fusa con la scarpetta o con scarpetta separata, con angoli più o meno acuti, con la pala che si inserisce in linea con pianta del piede o che si inserisce sotto, con convogliatori di spessore diversificato, con il terminale a coda di rondine o con aletta finale etc.. Dare consigli precisi in così breve commento mi sembrerebbe ardito e superficiale. Posso però dire che la pinna deve essere provata, più volte, ed in diverse condizioni. Non basta infatti “sentire” al piede in negozio o piegare la pala per vedere come si piega (che poi questo significa poco).
La prova in piscina può non essere sufficiente a capire il comportamento delle pinne
Persino la prova della pinna in piscina può essere insufficiente a comprendere il comportamento dell’attrezzo perché quando andiamo a pinneggiare in assetto constante le sensazioni e la risposta delle pinna sono completamente diverse perché molto diversa è la nostra pinneggiata e diverso il carico di lavoro che gli imponiamo. In piscina in genere la pinneggiata rimane “povera” del movimento di “andata” poiché si tende a pinneggiare nella parte posteriore e la spinta di galleggiamento (che dipende molto dal materiale) agisce sulla pala che è in posizione ortogonale rispetto alla spinta stessa.
In assetto costante la pinneggiata è più simmetrica e il movimento di andata è simile a quello di ritorno. Inoltre la spinta di galleggiamento trova una minore superficie su cui agire oltre a rendere effetti diversi alle diverse profondità.
Le pinne migliori sono quelle che ci trasmettono sensazioni positive, la scelta è personale
Ormai le pinne di alto livello hanno alle spalle studi di ingegneria in vasche idrodinamiche, eppure non mi stanco di ripetere che le pinne migliori sono quelle che “sentiamo” meglio addosso e che ci trasmettono sensazioni positive sia durante il lavoro di pinneggiata sia a fine giornata quando le togliamo dai piedi. Il consiglio finale che mi sento, in questa sede, di lasciare a margine di questo troppo breve scritto così può sintetizzarsi :
- scegli la pinna dopo averla lungamente provata;
- scegli la pinna più adatta al lavoro che devi fare;
- rivolgiti a personale qualificato per il necessario supporto nella scelta;
- scegli ponderando il rapporto qualità prezzo. Non è detto che se costa di più sia migliore per te;
- impara a pinneggiare prima di dire che la pinna non va.
Buon mare!.
Letture correlate: Le pinne