Inizio subito col scusarmi se ho latitato per un po’ nel tenere aggiornato il diario di bordo della Handy, ma non essendo esattamente nè un grande scrittore nè un grande cronista, per scrivere mi servono spunti che non sempre hanno una ricorrenza settimanale…serve il mio ormone preferito a farmi da musa: ADRENALINA! Detto ciò…se scrivo adesso…bèh un buon motivo ci sarà no?!?!
…E certo che c’è…
Ci troviamo guarda a caso in mare, malgrado il cambio del monsone da quello di Nord-Est al più umido di Sud-Ovest, la giornata è da cartolina e la trasparenza dell’acqua dona agli spettatori non meno di una quarantina di metri di visibilità! Batala House Reef, nell’atollo di Ari, è uno di quei posti che siedo sul podio dei migliori snorkeling delle Maldive: colore, pesce, visibilità…un vero Eden sottomarino.
Le attività, per la mattinata, sono al termine. Snorkelisti e subacquei si preparano a risalire sul Dhoni, ma suoni inconfondibili continuano a farmi girare la testa nella speranza di intravedere la sagoma di qualche cetaceo di passaggio…fischi, click, vocalizzi, un concerto che si espande nell’elemento fluido come in filodiffusione…Stenelle avrei giurato, ma dei loro corpi ancora nessuna traccia…del resto si sa, in acqua le onde sonore viaggiano 5 volte più velocemente che in aria di conseguenza quello che può sembrare un suono vicino potrebbe facilmente provenire da qualche miglio di distanza. Siamo nei pressi della scaletta pronti a salire a bordo quando Walter grida: “Presto! veloci, veloci, risalire Orcheeee!”
Come un robot di un cartone animato giapponese degli anni ’80 mi trasformo: entro in modalità nuove avventure e l’animo del bambino prende il sopravvento. Salto sul Dhoni come il delfino curioso delle caramelle “BigFruit” e scruto l’orizzonte insieme agli altri. Globicefali, Pilot Whales non orche, poco male. Si tratta di odontoceti di medie-grandi dimensioni, sino 6m di lunghezza per 3 tonnellate di peso, che nuotano in formazione a maglie larghe appena fuori dal bordo dell’atollo in oceano aperto. Bellissimi. Le loro sagome nere, con la caratteristica testa arrotondata, da cui la specie prende il nome, fanno capolino qua e là tra le leggere increspature del mare. Sono parecchi, qualche decina, ma è difficile da stabilire perché tra un individuo e l’altro intercorre un centinaio di metri. “Eccone uno lì…tre di la….uno qui, uno qui…vicino alla barca!!!” Siamo circondati. “Dai ragazzi con la mission impossible!”
Proviamo a tagliare la strada a uno di essi. Mi tuffo..é un attimo ma c’è..scompare…
Si ritorna a bordo. Continuiamo a navigare insieme a loro seguendoli in quello che si è trasformato in un vero e proprio Whale Watching fuori programma…siamo tutti con gli occhi spalancati e col fiato sospeso.
Eccoli di nuovo, scorgiamo un gruppo un po’ più fitto. Madu madu (piano piano) il capitano fa scivolare lo scafo a motori al minimo…ci siamo si stanno avvicinando, siamo sulla loro rotta.
Walter sbotta: “E’ qui sottooooo!” Sono già in acqua con un ospite…Splash..schiuma…bollicine…apro gli occhi…trattengo il fiato…silenzio…Eccolo!
Fluido, sinuoso, elegante e perfettamente aggraziato nel suo nuotare…morbido mi viene da dire…più lungo ed affusolato di quanto pensassi. Inarca la schiena e con un colpo di coda, quasi impercettibile, così come è apparso….scompare…nel suo blu! Paradiso. Felicità e soddisfazione. Era da mesi che aspettavo di rivederli, era già capitato ad inizio stagione di avvistarli ma l’eccitazione del momento mi aveva spinto in acqua troppo presto e per pochi metri non ero riuscito a vederli…
Questa per me è l’ultima settimana a bordo…la mia stagione finisce domenica…Il mare ha scelto di salutarmi così. Tolgo il cappello, abbasso lo sguardo e ricambio il saluto.
Una volta di più l’Oceano dimostra la sua generosità. Nessuna moneta può comprare certi spettacoli, certe emozioni…queste non sono in vendita ma in regalo, ed è Lui il solo e l’unico che decide se e quando farne dono…A noi non resta che aspettare e sperare, restandoGli sempre vicino, amandoLo e riservandoGli il rispetto il più profondo.