‘Amo il mare da che ricordo. Da sempre, da quando ero piccola e mio nonno, al quale ero molto legata, mi portava in spiaggia a cercar conchiglie… Guardavo l’orizzonte e pensavo che quella era la libertà..’ Credo che un libro di Federico Moccia potrebbe potenzialmente iniziare così: Il mio, anche no. Io del mare avevo terrore. Panico puro. E il mal di mare..mai stata peggio in vita mia. Per fare la doccia avevo bisogno dell’assistenza di mamma e papà che mi sorreggessero la testa e non mi facessero entrare l’acqua nelle orecchie..Strillavo come un agnello appena nato. E per quanto riguarda mio nonno, buon’anima, nato e morto contadino, lui l’acqua non la vedeva molto di buon’occhio. La mia passione per il mare, per l’oceano a dirla tutta, è nata tardi. Avevo 24 anni quando ho messo per la prima volta la testa sott’acqua. Mi avevano assunto per un lavoro alle Maldive, come biologa marina su un’isola, io, che biologa marina non ero. Non sapevo nemmeno a cosa stavo andando incontro, ma l’odore di avventura potevo sentirlo da qua.. Non bisogna necessariamente esser specializzati in qualcosa per apprezzarla..forse il contrario. Un giorno qualcosa ti colpisce così tanto che vuoi saperne sempre di più, fino a che non diventa una vera e propria passione, tutto il tuo mondo..semplicemente. Esattamente come per i colpi di fulmine. Io mi sono presa una bella cotta per la barriera. Cotta che continua ancora adesso che sono imbarcata sulla Dhonkamana, una barca di subacquei e snorkelisti che va a zonzo per le Maldive, dove i paesaggi fuori dall’acqua ti lasciano senza parole e quelli sotto la superficie, senza fiato..letteralmente. Il mondo in un modo o nell’altro ti spinge a comunicare in un certo modo. Sott’acqua dove le parole non servono, puoi anche non farlo. E questo ti avvicina a te stesso. Quando non c’è il rumore delle parole, e ve lo dico io che ho parlato per tutta la vita, ma di cose sensate ne avrò dette al massino tre-quattro, ti sai ascoltare meglio. I tuoi movimenti, i rumori..tutto nuovo, tutto amplificato. Faccio la guida snorkeling qui, imbarcata per un’avventura che durerà quattro mesi.. Perché mi sento una sirena? Perché io SONO una sirena. Non nel senso lato del termine, niente coda di pesce né conchiglie sul seno (non fraintendete, ho provato a proporla come divisa ufficiale, strenuamente) mi ci sento, più che altro, perché sott’acqua..sono libera. E autenticamente me stessa. Il mare ci tratta tutti allo stesso modo. È la cosa più bella. E equo seppur guardingo. Lascia che ci prendiamo tutto, fino a che non esageriamo e ci da qualche bella sveglia. Ho un’anima aggraziata ma un corpo che non collabora e fuori dall’acqua sono come una giraffina appena nata, poco equilibrio e tanta instabilità..sia dentro che fuori, forse. Tutti abbiamo delle fragilità. Ma a ricordo l’acqua mi ha sempre curato. Quando avevo il cuore spezzato, quando qualcuno che amavo stava male, quando la lontananza incominciava a farsi sentire, quando qualcuno mi ha ferito e credevo che non mi sarei ripresa mai più.. A voi tutti là fuori che avete una bruciante passione che è nata solo di recente, che sia per una cosa o una persona, non fatevi mettere i piedi in testa da chi vi fa notare che loro, quelle passioni, le hanno da sempre, che sono anni che le hanno nel cuore. Inizieranno a sparare numeri e date per convincervi. Non fatevi ingannare, non hanno nessun diritto di precedenza su quelle passioni, le loro valgono tanto quanto le vostre. Le passioni sono tra quelle poche cose che non appartengono a nessuno e che sono di tutti. E se io, che diventavo verde a guardare le barche ferme al porto e che al mare mi arrampicavo sulle spalle di papà pur di non toccare l’acqua, sono diventata una ‘sirena’, credetemi..c’è speranza per ognuno di voi. Ogni singola persona. Sott’acqua a nessuno importa come sei fatto. Come diceva Jaques Cousteau, ‘sott’acqua, gli uomini, diventano arcangeli’..
Avventure di una sirena semiseria: io e il mare
27/09/2019