Credo profondamente nel matrimonio tra subacquea e snorkelistica.
Penso che questo connubio sia paragonabile a quelle coppie che traggono il meglio l’uno dall’altra. Quei partner che, insieme, si completano ed ottengono una visione della realtà superiore alla somma delle due parti. Penso che queste due attività, offrano l’opportunità di conoscere il mare con sensazioni e prospettive diverse, ma che sono facce della stessa medaglia.Ebbene questa settimana, torno indietro di qualche tempo per raccontarvi di una storia di erogatori e bombole.
Se l’immersione, di cui sto per parlarvi, volessimo paragonarla ad un film, questo non sarebbe di certo ne una commedia rosa ne sentimentale ma piuttosto uno di quei film d’azione che ti incollano al divano. Tipo, per intenderci: “Die Hard – Duri a morire”.
Scenario: pass di Alimathà, atollo di Felidhoo…..Notte e torce accese…Si va a caccia!!
Con un ristretto gruppo di ospiti e capitanati dal nostro buon Valter, capo barca ed istruttore, ci si tuffa nelle acque nere dell’atollo. Ci è concesso di vedere solo dove la torcia illumina e la suspense è tanta. Da subito mi parte nella testa (come se qualcuno avesse acceso una radio all’improvviso), una musichetta un po’ inquietante... tipo: tantan tantan tantan… cala il silenzio ci si mette comodi… inizia il film.
Attirati dalle nostre torce arrivano i primi grossi predatori. Di notte, la scena è loro, chi non ha le armi giuste e meglio stia ben nascosto! Nuotando rasi al fondale, in cerca di prede sotto la sabbia, massicci trigoni dalle macchie nere, animali simili a razze, fanno la loro comparsa. Quando il malcapitato crostaceo o mollusco viene sorpreso da questi pesci cartilaginei, viene avvolto dalle pinne pettorali a forma di ali e risucchiato e tritato da potenti mascelle.
Mentre sgranocchiamo ipotetici Pop-Corn subacquei, con gli occhi fissi sui trigoni, dall’oscurità appaiono, bianchi come spettri, gli squali nutrice.
Questi particolari selaci, che superano tranquillamente i 3 metri di lunghezza, hanno abitudini strettamente notturne e come i trigoni scrutano il fondale per mezzo di sensibili bargigli alla ricerca di succulente prede tra gli anfratti del reef. Ad un certo punto uno di loro sente qualcosa sotto un grosso masso. Usando il suo corpo come un potente cuneo questo fascio di muscoli e scaglie si insinua sotto la roccia sollevandola di peso e rimanendoci incastrato a pancia in su per qualche minuto. Solo l’arrivo di un altro nutrice, che a sua volta colpisce il macigno, rianima il nostro amico dal torpore dell’immobilità tonica in cui è caduto. Rigirandosi su se stesso, osserviamo a bocca aperta l’animale usare le potenti pinne pettorali come braccia e risollevare il masso per liberarsi dalla presa! Ci guardiamo sbigottiti, Valter manifesta il suo entusiasmo lanciando urla incomprensibili nell’erogatore…
Proseguiamo…
Di contorno, nell’oscurità, fa breccia qualche squalo pinna nera di reef, ma stasera i veri killers appartengono ad un’altra specie….
Signori e signore vi presento i Giant Trevally o Carango Gigante (Caranx ignobilis).
Ossessione dei pescatori più accaniti, è meglio noto con il semplice acronimo di “GT”. Uno dei predatori più combattivi delle acque tropicali. Questi ragazzacci, che possono raggiungere il metro e settanta per 80 chili di peso, quando calano le tenebre si aggirano minacciosi in battaglioni in cerca di disgraziate prede, principalmente altri pesci. Si dice che i pesci siano creature inespressive…niente di più falso per questi carangidi…durante la caccia nei loro occhi vitrei brilla una luce diversa che di giorno. Il loro sguardo non lascia adito a dubbi, hanno solo un pensiero nella testa. Mangiare! Con un po’ di cinismo, gli spalleggiamo illuminando con le torce ora un fuciliere ora una triglia…tutto accade in un lampo…con scatti fulminei i GT si scagliano sul pesciolino, che nella maggior parte delle volte non ha neanche il tempo di fare testamento e già si ritrova nello stomaco del predatore. Alle volte però l’inseguimento volge a favore della preda che riesce a rifugiarsi in un nascondiglio sicuro tra rocce o coralli. In quel caso il Carango riesce ad arrestare la sua corsa folle bloccandosi immobile a pochi centimetri dal ostacolo. Incredibile per un animale che si muove in acqua così velocemente!
Lo spettacolo anche questa volta è valso il prezzo del biglietto… usciamo dal cinema elettrizzati e con l’adrenalina ancora addosso. Tornato sulla barca, gli ospiti a poppa ben all’asciutto, osservano un nutrice risalito in superficie a sperare in un facile pasto dalle nostre mani….no no…niente da fare: “guardare ma non interferire”…sempre una buona massima in natura...Comunque l’occasione fa si che tutti, sub e non, possano godere della vista di questo splendido animale. Per concludere, il reef che di giorno sembra un ambiente così placido e sereno di notte cambia faccia e diventa azione pura e per alcuni dei suoi abitanti ciò significa non vedere l’alba del mattino seguente! In natura non ci sono né buoni nè cattivi…questo è…senza moralismi…ma se devo scegliere…beh…preferisco essere carangide che triglia! Questa esperienza si può vivere anche dalla superficie, a snorkeling, visto che tutto avviene in acqua bassa… quando gli snorkelisti hanno voglia di confrontarsi con la notte in mare!!!